A Casa Mater Amabilis un ciclo di incontri per il ministero di chi consola

Don Dario Vivian relatore del secondo incontro

 
Un corso che aiuti il ministero di chi consola. È questo l’obiettivo di un ciclo di incontri che si sta svolgendo in questi mesi a Casa Mater Amabilis, a Vicenza, dalle Figlie della Chiesa. Il secondo appuntamento, avvenuto il 24 gennaio 2017, aveva per tema “Credo la vita del mondo che verrà” ed il relatore era don Dario Vivian. In un clima di preghiera, grande ascolto e libero confronto, il sacerdote vicentino ha presentato ai numerosi ministri della consolazione presenti i “novissimi”. Si tratta della traduzione in latino del termine greco “escatha”, ovvero “molto più quanto possiamo pensare di trovare dopo la morte e anche la continua novità di Dio”, ha spiegato don Dario. Un tempo erano elencati nella dottrina cristiana ed erano appresi mnemonicamente sin da bambini, mentre oggi il termine rischia il disuso, perché morte-giudizio-inferno-paradiso sono più conosciuti singolarmente o con altre definizioni. Rispetto alla morte, il relatore ha sottolineato come sia un elemento della vita e che tuttavia si fatica ad accogliere perché “sentiamo di essere fatti per la vita e per vivere le relazioni”. “Dio non ci salva dalla morte, ma nella morte perché condivide quello che noi stessi viviamo”, ha aggiunto il sacerdote. Del giudizio, don Dario ha spiegato che sarà quel momento in cui ci sarà tutto chiaro, perché faremo finalmente piena verità di noi stessi e della nostra vita. In quel momento vivremo e potremo “attingere” ad una comunione ampia: godremo del bene fatto e circolato grazie a tutti, della preghiera di tutti… Rispetto all’inferno è stata posta una questione di fondo: posto che ci salviamo tutti insieme e per questo siamo tutti legati gli uni agli altri, è possibile godere del paradiso se uno solo dei nostri fratelli si chiude all’amore di Dio? Il paradiso infatti è il momento in cui al centro di tutto c’è la relazione d’amore con Dio. Lì c’è tutto e ci sono tutti. Tutto di noi è coinvolto, per questo sant’Agostino disse “tardi t’amai bellezza tanto antica”. La differenza con altre religioni rimane l’incarnazione perché noi crediamo che tutta la nostra carne, non intesa materialmente, quanto come tutta la nostra storia, cioè il nostro vissuto, è destinata all’incontro con Dio. Il nostro corpo è la nostra storia, sappiamo che si decomporrà, ma crediamo che tutto quello che viviamo incontrerà Dio. La sfida della fede in Gesù è che “tutto di me deve diventare spirituale”, ha sottolineato più volte don Dario. Il ministero della consolazione è uno dei ministeri più delicati e che chiedono una maggiore sensibilità, attenzione, delicatezza verso chi s’incontra. Potrebbe sembrare un ministero di difficile comprensione, ma forse possiamo riconoscere che si tratta di uno dei più rilevanti perché fatto nella discrezione e nella compagnia della fede che sostiene gli ultimi passi terreni di tanti fratelli e sorelle. Naike Monique Borgo