A Roma il Giubileo delle lacrime: papa Francesco consola gli afflitti e condivide i dolori dell’umanità

 
Le loro lacrime sono come perle di una stessa collana. Tenute insieme dal filo di una sofferenza che è diventata molla per la rinascita. E così saranno offerte oggi pomeriggio al Papa durante la Veglia giubilare per “asciugare le lacrime” che si svolgerà nella Basilica Vaticana (diretta su Tv2000 a partire dalle 18), presente anche il reliquiario della Madonna delle lacrime giunto appositamente da Siracusa.
 
 Sono le lacrime della famiglia Pellegrino, toccata dal dramma del suicidio di un figlio; quelle di Felix Qaiser, un giornalista pachistano rifugiato politico, appartenente alla minoranza cattolica presente nel Paese, che ha dovuto riparare in Italia per mettere al sicuro la sua famiglia; e poi la sofferenza di Maurizio Fratamico con il fratello gemello Enzo, la cui conversione ha segnato anche la storia dello stesso Maurizio. Il quale, da giovane, pur avendo tutto in termini materiali, aveva smarrito il senso della vita. Per lui sono state determinanti altre lacrime: quelle della madre che, come una santa Monica del 2000, lo hanno toccato nel profondo consentendogli di cambiare vita. Tre testimonianze che, insieme con la parola del Pontefice, costituiranno uno dei momenti forti della Veglia. Un intenso momento di preghiera che intende esprimere l’ opera di misericordia spirituale “consolare gli afflitti”. Decisiva per trasformare il dolore in nuova speranza, è stata in tutti i casi la fede. E in questo i Pellegrino, Felix e i Fratamico non saranno soli.
 
 A completare il messaggio dei gesti e delle presenze saranno anche altri “testimoni” di lacrime asciugate, cioè di una ripartenza nel gran viaggio della vita. Il Papa infatti consegnerà l’ antico simbolo giubilare dell’ Agnus Dei ad altre dieci persone in rappresentanza di tutti coloro che, come si legge in un comunicato stampa diffuso ieri, «portano sulle spalle storie umane di grande sofferenza». Vi sarà la presidente dell’ associazione “Figli in cielo”, Andreana Bassanetti, che ha perso prematuramente un figlio, oppure chi il figlio se l’ è visto strappare da un incidente stradale, come la presidente dell’ associazione “Vittime della strada”. Insieme a queste voci anche quelle di chi ha perso un congiunto durante lo svolgimento del proprio lavoro, portate dalla presidente dell’ associazione “Vittime del dovere”, Emanuela Piantadosi. Con loro, anche il diacono Eugène, un giovane proveniente dal Ruanda, che nel corso del genocidio del 1994 ha perso molti familiari; Angelo, che ha vissuto il dramma del carcere per reati legati alla camorra e alla malavita; Agostino, vittima del gioco d’ azzardo, aiutato a rialzarsi da una Fondazione antiusura; e ancora Angelo, un ex-senza tetto. Accanto a queste testimonianze, le storie di lacrime versate dalle donne, nel triplice ruolo di mogli, madri e nonne, rappresentate dalla Signora Mariella, e quelle delle religiose impegnate in varie missioni, come suor Suor Silvana, che opera nel mondo della scuola. Infine un’ infermiera, Alessia, che ogni giorno accudisce i malati terminali. A tutti, come già ricordato, Francesco consegnerà l’ Agnus Dei in cera, che reca da un lato l’ impronta dell’ Agnello Pasquale e dall’ altro il logo del Giubileo della misericordia. Si tratta di un oggetto di devozione usato particolarmente in occasione degli Anni Santi del passato.
 
 «Il suo utilizzo – afferma la nota diffusa ieri – risale al IV secolo, mentre è certamente documentato nel secolo IX, quando l’ arcidiacono della chiesa romana il Sabato santo rompeva il cero pasquale in uso fino a quel giorno, e, sciolta la cera, vi univa dell’ olio benedicendo la miscela, che veniva poi colata in stampi e distribuita nell’ ottava di Pasqua ai fedeli. A partire dal 1470, con papa Paolo II, l’ Agnus Deiviene utilizzato anche durante gli Anni giubilari». Una tradizione che continua ora anche nel terzo millennio.

MIMMO MUOLO su Avvenire del 5 maggio 2016