QUINTA SETTIMANA DI QUARESIMA 2014

«Abbiamo bisogno di spiritualità»

Cammino di Quaresima attraverso i commenti al Messaggio del Papa

Proseguiamo il cammino verso il Mistero Pasquale attraverso gli echi che il Messaggio per la Quaresima 2014 di Papa Francesco fa risuonare nei cuori. Questa settimana ci accompagna la riflessione di mons. Giandomenico Tamiozzo, direttore dell’Ufficio per la Pastorale della spiritualità della Diocesi di Vicenza, di Villa San Carlo di Costabissara e dell’Opera diocesana esercizi spirituali. 
 LA MISERIA SPIRITUALE

Nel messaggio per la Quaresima, papa Francesco ci ha invitati a riflettere sulla triplice miseria che può visitare la nostra vita personale e sociale: la miseria materiale, la miseria morale e la miseria spirituale. Ci soffermiamo a riflettere su quest’ultima, la miseria spirituale, che – come evidenzia il Papa – si collega spesso alla miseria morale, quella che consiste nel lasciarci condizionare o travolgere dal vizio e dal peccato.Il Papa identifica la miseria spirituale come “allontanamento da Dio e rifiuto del suo amore”. Ecco alcune parole di papa Bergoglio: “Se riteniamo di non aver bisogno di Dio, che in Cristo ci tende la mano, perché pensiamo di bastare a noi stessi, ci incamminiamo su una via di fallimento. Dio è l’unico che veramente salva e libera”.Queste parole di Papa Francesco ci aiutano a un discernimento opportuno sul nostro contesto sociale e culturale. A volte corriamo il rischio di dare troppe delle nostre attenzioni ed energie alla dimensione fisica della nostra persona o, tutt’al più, alla dimensione intellettuale, mentale o estetica, e di dimenticare quella terza dimensione, più delicata, più umile, più nascosta, che è la dimensione spirituale, che va ben distinta da quella razionale. L’antropologia biblica ci aiuta a identificare nella persona umana queste tre dimensioni: quella corporea fisica, quella mentale psichica e quella spirituale, che è la più tipica dell’essere umano, fatto a immagine e somiglianza di Dio. E, come la dimensione corporale e quella mentale psichica, così anche la dimensione spirituale ha bisogno di essere curata, onorata, alimentata, per non vivere in maniera incompleta e sproporzionata.Può essere utile fare qualche osservazione: per spiritualità non si intende la ricerca di un benessere psicosomatico o puramente psichico o estetico; spiritualità vuol dire accoglienza in noi e consapevolezza di un rapporto personale con Dio, autore della nostra vita, quel Dio che noi cristiani riconosciamo essersi rivelato in pienezza in Gesù, volto misericordioso del Padre.

Come cristiani, in tutto ci rifacciamo e confrontiamo con Gesù, e in questo caso con il suo modo di vivere la spiritualità, cioè quel suo rapporto profondo con il Padre, che orientava e alimentava la sua vita, e con lo Spirito santo che scese su di Lui nel Battesimo e lo accompagnò fino all’ultimo momento, quando “rese lo spirito”.La spiritualità di Gesù è una spiritualità incarnata cioè attenta alla vita, alla quotidianità, con i suoi problemi e con le sue sfide, soprattutto attenta alle persone, e, tra queste, le persone più tribolate. Colpisce quella volta che Gesù, entrando nell’atrio della piscina di Siloe, notò un paralitico che da ben 38 anni era lì ad attendere qualcuno che lo aiutasse a immergersi nell’acqua agitata dall’Angelo per essere curato. In mezzo a tutta la folla, Gesù si accorse di quell’uomo e lo curò. Questo è un’espressione concreta di spiritualità. La spiritualità certamente si nutre di preghiera, di ascolto della Parola di Dio, di vita sacramentale, ma non disdegna la carità, che è la regina delle virtù. L’amore rimane il cuore della vita cristiana, compresa la spiritualità. Una spiritualità che la Chiesa ha coniugato, in maniera saggia, attraverso quell’elenco duplice delle opere di misericordia corporale e spirituale. Sono 14 atteggiamenti di concreta attenzione verso chi vive momenti di difficoltà di vario tipo, sia a livello materiale che spirituale.Papa Leone Magno, quando parla della carità dice: “Si scuotano le anime dei fedeli e con sincero esame giudichino gli intimi affetti del proprio cuore. Se nelle loro coscienze troveranno qualche frutto di carità non dubitino della presenza di Dio in loro. Se poi vogliono trovarsi maggiormente disposti a ricevere un ospite così illustre, come Dio, dilatino sempre più l’ambito del loro spirito con le opere di misericordia. Se infatti Dio è amore, la carità non deve avere confini, perché la divinità non può essere rinchiusa entro alcun limite”.Distinguere spiritualità e opere di carità non vuol dire che prima viene la preghiera e poi la carità, o prima la carità e poi la preghiera, ma che queste due espressioni della vita cristiana vanno insieme. È il discorso antico e sempre nuovo del rapporto tra fede e opere buone, presente ancora nell’insegnamento di San Paolo e di San Giacomo: “Una fede senza le opere buone è morta”.Non si tratta di sottovalutare la preghiera, l’ascolto della parola di Dio, la ricerca del silenzio… Anzi, proprio qui a Villa San Carlo di Costabissara, la casa di spiritualità della diocesi di Vicenza che da 50 anni accoglie gruppi e singoli, preti e laici, giovani e adulti, all’ingresso del cancello principale, accanto al campanello, è posta questa breve scritta: “Vieni nel silenzio e parlerò al tuo cuore”. Quanto Gesù stesso si ritirava in luoghi solitari per cercare l’intimità con il Padre suo!Oggigiorno abbiamo proprio bisogno di fermarci, di porci in silenzio, di ascoltare la parola di Dio, di ascoltare la voce più profonda della nostra coscienza, permettendo al buon Dio di parlarci personalmente, certi che lui ci vuol bene. Questa è la certezza di fondo, da non dare mai per scontata. Quando abbiamo capito che Dio ci vuol bene, e ce ne accorgiamo, abbiamo scoperto la cosa più importante della vita. Il vangelo di San Giovanni lo ricorda, dicendo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare a noi il suo unico Figlio, perché chi crede in lui non muoia, ma abbia la vita”. Una vita piena e in abbondanza, una vita abitata dalla gioia, alla quale ci invita spesso Papa Francesco.Nel suo messaggio della Quaresima, dove parla della miseria spirituale, il Papa dice che “il vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale: il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita eterna. Il Signore ci invita ad essere annunciatori gioiosi di questo messaggio di misericordia e di speranza!”.  E conclude: “E’ bello sperimentare la gioia di diffondere questa buona notizia, di condividere il Tesoro a noi affidato, per consolare i cuori affranti e dare speranza a tanti fratelli e sorelle avvolti dal buio. Si tratta di seguire e imitare Gesù, che è andato verso i poveri e i peccatori come il pastore verso la pecora perduta e ci è andato pieno di amore. Uniti a Lui, possiamo aprire con coraggio nuove strade di evangelizzazione e promozione umana”.Quest’ultima citazione del messaggio del Papa ci stimola a focalizzare, come dicevamo all’inizio, lo sguardo su Gesù, per vivere una spiritualità autenticamente cristiana. È bello quel dire del Papa: “l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente sempre, che siamo fatti per la comunione per la vita eterna”. Questa è una frase degna di attenzione, specie in queste ultime settimane della Quaresima, in cui la Chiesa ci invita ad aprire il nostro cuore al perdono, nella celebrazione del sacramento della penitenza, un sacramento purtroppo oggi poco frequentato ma tanto benedetto per la vita spirituale e capace di recare pace al cuore a volte tribolato, disturbato dal male, e bisognoso di luce, di conforto, in prospettiva di quella comunione con Dio che avrà la sua pienezza nella vita eterna.La Pasqua, alla quale ci stiamo preparando, è il trionfo della spiritualità cristiana, intesa come poderoso intervento di Dio nella nostra vita, nella mediazione ed esemplarità di Gesù, nostro Signore, Maestro e Amico, vincitore del male, del peccato e della morte. Una spiritualità incarnata e abitata dalla prospettiva del Regno di Dio. Una spiritualità che sa accogliere la presenza di Dio con gratitudine, come han fatto le due sorelle di Betania, dove Gesù richiamò in vita l’amico Lazzaro, per il quale aveva pianto e al quale ha riconsegnato l’esistenza, per la serenità e la gioia delle due sorelle Marta e Maria, e a prova della sua vera identità. Una presenza totalmente umana e totalmente divina quella di Gesù, che anche noi vogliamo riaccogliere con gratitudine in questa Pasqua benedetta del 2014.Mons. Giandomenico Tamiozzo
direttore dell’Ufficio per la Pastorale della spiritualità
della Diocesi di Vicenza
e di Villa San Carlo di Costabissara
Il commento al Messaggio del Papa per la prima settimana di Quaresima a cura di don Matteo PasinatoIl commento al Messaggio del Papa per la seconda settimana di Quaresima a cura di don Matteo PasinatoIl commento al Messaggio del Papa per la terza settimana di Quaresima a cura di Francesca NardinIl commento al Messaggio del Papa per la quarta settimana di Quaresima a cura di fra Ireneo Forgiarini