“Abbiamo bisogno di una nuova cultura del lavoro soprattutto per i giovani e le donne sole”

[Aggiornato con la registrazione audio] La sindacalista Franca Porto interviene alla Scuola del Lunedì

 
Il terzo incontro della Scuola del Lunedì ha visto come relatrice Franca Porto, vicentina e Segretario Regionale della CISL, di “Formazione Azione Cattolica” come si è definita lei stessa.

Sempre alla luce dell’Evangelii Gaudium di Papa Francesco, la mattinata ha avuto per tema “Per una nuova  cultura del lavoro”, partendo da un’analisi delle nuove sfide che il nostro territorio deve affrontare in questo tempo di crisi e di cambiamenti.

L’elevato numero di persone della regione coinvolte in crisi aziendali (circa 160.000 tra licenziati, cassintegrati o con rimodulazioni di orari) – ha spiegato Porto – ha generato una nuovo senso di paura riguardante il futuro e la perdita di speranza. Tuttavia, non si è mai visto un periodo storico in cui le condizioni lavorative a livello globale hanno migliorato la condizione umana come quello attuale (si pensi ai paesi poveri emergenti nei quali i livelli di mortalità sono calati mentre i livelli di scolarizzazione sono aumentati in modo netto)”.
Si è creata così una competizione tra paesi industrializzati e paesi emergenti  che ha generato un senso di impoverimento nei paesi ricchi, nei quali il benessere della vita è percepito in maniera più forte e in cui le persone hanno più paura di impoverirsi.

In questo periodo di crisi a farne le spese sono state soprattutto tre categorie, ha spiegato la sindacalista: “La prima, i giovani, che ormai sono pochi rispetto alle persone di mezza età e sono condannati ad un’eterna giovinezza (soprattutto lavorativamente). La società di oggi è più interessata al mantenimento dei diritti acquisititi (inteso come contrapposizione al “senso di giustizia”) piuttosto che lasciar spazio alle nuove leve. Questo problema dovrà necessariamente essere affrontato nei prossimi anni e tra le possibili soluzioni c’è l’immigrazione di nuovi giovani provenienti da altri paesi. La seconda categoria colpita maggiormente dalla crisi sono gli adulti ultra 50enni che, troppo lontani dalla pensione, hanno perso il lavoro. Queste persone spesso hanno una impostazione rigida, non si sono mai aggiornati e trovano difficile adattarsi ad un nuovo lavoro. La perdita dell’impego causa loro anche la perdita dello status di capofamiglia, coinvolgendo anche la sfera personale e l’autostima.  A fianco di questa categoria si pongono infine  le donne sole con figli, che lasciate sole dai loro mariti/compagni che spesso non sono in grado di dare una mano economicamente, si ricollocano nella categoria dei “lavoratori poveri”, ossia quei lavoratori che pur lavorando 8 ore al giorno fanno fatica ad arrivare a fine mese”.

Uno dei fattori che ha aggravato la crisi è stata la frattura generatasi a livello politico tra rappresentanti e rappresentati.
“I primi sono diventati una classe dirigente autoreferenziata e con un’abissale differenza sociale dai secondi. Colpa di questo fenomeno è da attribuirsi anche agli stessi rappresentati, i quali per troppo tempo e a causa del troppo benessere si sono disinteressati del controllo dei propri eletti, giudicando la necessaria azione di controllo come una inutile perdita di tempo”.

Il compito della chiesa in tale contesto – ha concluso Porto – “è quello di proseguire e perseguire quelle azioni di sussidiarietà e mutualità che già negli anni ’60 – ’70 – ‘80 hanno reso importante le realtà parrocchiali nel nostro territorio e inciso in maniera positiva nella nostra società. Numerosi sono stati i centri professionali che negli anni passati hanno aiutato a recuperare numerosi giovani, fornendo loro la possibilità di un ascensore sociale. Oggi oggetto di questa azione di recupero sono diventati i figli di immigrati, aiutando la loro integrazione e inclusione sociale. Come i CFP,  nel passato sono state fondamentali le scuole materne, che aiutando le madri hanno permesso loro di lavorare. Quelle strutture sono ancora un sostegno importante alla società e allo stato, fornendo strutture e spazi che altrimenti dovrebbero essere forniti dallo stato, divenendo per questo un importante perno nella società.

Andrea Cappellari
 
 
Ascolta la registrazione audio guardando il video qui sotto: