Appello della Cet in favore delle Scuole paritarie:
«Un sistema virtuoso, tartassato dallo Stato»

Il sistema scolastico non statale è un sistema virtuoso. Infatti, ogni alunno delle scuole paritarie costa allo Stato 500 euro l’anno contro la media di 6.882,78 euro spesi dalle scuole statali: il risparmio annuale per singolo studente è perciò di circa 6.382,78 euro.
 
Eppure, mentre da un lato le scuole non statali si accollano una ’fetta’ di spesa pubblica pari a oltre 6 miliardi e mezzo di euro l’anno, dall’altro vengono tartassate con imposte e contributi congelati, senza contare l’ulteriore aggravio che l’aumento dell’Iva dal 4% al 10% procurerà nei prossimi mesi.
 
Nel Triveneto, in particolare, «la Formazione Professionale rappresenta la seconda gamba del sistema scolastico per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro», con  risultati positivi «per quanto concerne gli sbocchi occupazionali e la lotta alla dispersione scolastica».
 
E’ a partire da questa situazione che i Vescovi del Triveneto hanno deciso di concludere la IV Conferenza sulla Scuola e la Formazione professionale, tenutasi domenica 24 novembre 2013 a Verona sul tema “La Chiesa per la scuola nella comunità”, con un Appello che è stato pure sottoscritto dai principali organismi e associazioni di ispirazione cristiana impegnati nel mondo dell’Istruzione.

Insieme essi si rivolgono direttamente allo Stato, alle Amministrazioni regionali e comunali, ala società civile e alle comunità ecclesiali, chiamando ognuno dei soggetti alle proprie responsabilità.

Si tratta di un intervento irrinunciabile per la Chiesa, poiché – si legge nell’Appello – essa «è per la scuola, perché ha a cuore i ragazzi e i giovani, la famiglia e la società intera».

Oggi è urgente – spiega la Cet – «costruire la coscienza, l’identità e la dignità del popolo italiano attraverso opportune scelte politiche familiari, scolastiche e formative». Per questo è necessario «sostenere e valorizzare tutta la scuola, pubblica statale, pubblica paritaria e i percorsi della formazione professionale». Il nostro Paese, infatti, non ha ancora dato attuazione alle indicazioni dell’Unione Europea del 1978 e del 2012 «con le quali si richiamano gli Stati membri a realizzare la tutela della libertà di scelta educativa della famiglia e il pluralismo».

Di qui le richieste dei Vescovi. Innanzitutto allo Stato, che deve garantire «politiche coerenti» e «finanziamenti certi» per «realizzare l’autonomia scolastica» e per sostenere «tutti, in particolare chi si trova in situazione di difficoltà e di disagio». Inoltre, basta tagli o esclusione dai contributi per le scuole paritarie, per le quali è pure urgente «il definitivo superamento delle modalità di finanziamento ora assicurato mediante incerti stanziamenti nelle leggi di bilancio e di stabilità annuali»

La Cet chiede impegni precisi anche alle Amministrazioni Regionali del Trieneto: al Parlamento e al Governo presentino «la questione dei ripristino dei fondi statali tenendo conto di una contribuzione statale che riconosca il “modello triveneto” delle scuole dell’infanzia. Poi provvedano «alla nuova organica, efficace legge regionale sul diritto allo studio, che non solo protegga l’esistente ma consolidi e rilanci i percorsi triennali , il quarto anno e l’intera filiera dell’ Istruzione e Formazione Professionale, con un adeguamento dei capitoli di bilancio e puntuale erogazione di acconti e saldi, comprendenti quelli per l’integrazione scolastica degli alunni disabili». Infine, il Veneto recuperi «lo spirito originario della Legge 1/2001 (“Buono scuola”) al fine di garantire una effettiva libertà di scelta educativa delle famiglie».

Alle Amministrazioni Comunali i Vescovi del Nordest domandano «la stipula di Convenzioni e Protocolli di intesa che tengano conto del diritto allo studio di ogni alunno».

Le Chiese del Triveneto chiamano in causa anche l’opinione pubblica e i mezzi di comunicazione con due specifici inviti: «riscoprano la positività e fecondità del servizio pubblico delle scuole paritarie come parte integrante dell’unico sistema educativo di istruzione e di formazione professionale» e poi «riconoscano e sostengano l’impegno di chi vive e opera a contatto con le nuove generazioni, contribuendo a superare visioni ideologiche e pregiudizi che penalizzano i cittadini e ostacolano il cammino per la costruzione di una società plurale, democratica, libera e accogliente».

Infine, la Cet si rivolge alle comunità ecclesiali, chiamate a preparare un terreno fertile soprattutto da un punto di vista valoriale. Esse – scrivono i Vescovi nordestini – devono «considerare e sostenere in ogni luogo e tempo l’educazione integrale di ogni persona umana». Per far ciò è necessario riscoprire «la specificità della scuola» e «fare di essa una comunità in dialogo con le altre comunità educative». E, da questo punto di vista,  le scuole paritarie cattoliche, dall’Infanzia alle Primarie, alle Superiori, ai Centri di Formazione Professionale, possono offrire «originalità profetica e preziosità pedagogico-educativa».
 
a cura di Luca de Marzi