Canonizzazione di Bertilla Antoniazzi

A colloquio con il postulatore mons. Cola

 
 Il 22 ottobre saranno 52 anni dalla morte della serva di Dio Bertilla Antoniazzi (22 ottobre 1964). Per questo anniversario abbiamo raggiunto al telefono mons. Tarcisio Cola, prete vicentino impegnato a Roma dall’anno 1988 con diversi incarichi, tra i quali quello di seguire alcune fasi del processo di canonizzazione della giovane vicentina.
 

Dagli inizi dell’anno 2014 è in corso il processo di canonizzazione di Bertilla Antoniazzi: a che punto siamo? «Il processo è iniziato l’8 febbraio 2014 a Vicenza, luogo di competenza per compiere i primi passi della Causa. Si è svolta l’inchiesta sulla vita, le virtù e la fama di santità della Serva di Dio, che ha visto l’impegno della raccolta del materiale e degli scritti inediti non pubblicati di Bertilla Antoniazzi, l’ascolto dei testi ‘de visu’ di chi l’ha conosciuta, e dei testi ‘de auditu’ di chi ne ha sentito parlare tramite coloro che l’hanno personalmente conosciuta. Il Vescovo Beniamino Pizziol, primo responsabile della Causa per la fase diocesana, ha provveduto alla nomina del postulatore diocesano mons. Giandomenico Tamiozzo, del vicario episcopale, del notaio e del promotore di giustizia, costituendo un Tribunale, atto a raccogliere tutte le testimonianze. Lo scopo è uno solo: cercare la verità su Bertilla Antoniazzi». Quanto è durata la fase diocesana e quali tempi si prevedono ancora per una conclusione? «La fase diocesana, che si è svolta senza difficoltà, è durata più di un anno, e si è conclusa con la consegna degli atti alla Congregazione delle Cause dei Santi nel marzo 2015. Nelle Cause non ci sono calcoli, tempi previsti o misurati, tutto merita cautela, prudenza, studio, ricerca e verifica dei fatti. Ci si può trovare nell’improvvisa corsa veloce, a causa di un miracolo, ma questo nessuno può saperlo. Terminata la fase diocesana, si è aperta la fase romana del processo. Questa ha implicato la nomina di un postulatore. Tra i primi suoi compiti è la domanda di apertura degli Atti, avvenuta il 5 ottobre 2015, e la richiesta della validità giuridica di tutto il materiale presentato. Una volta ricevuto l’auspicato rescritto positivo, seguirà il vero esame di quanto svolto in fase diocesana. Servirà allora la nomina di un Relatore che assieme al Postulatore scriverà la ‘Positio’ che verrà successivamente studiata e vagliata dalla Commissione storica della Congregazione e dalla Commissione teologica. Il cammino potrebbe permettere, se riconosciuti l’esemplarità della vita e le virtù eroiche della Serva di Dio, un primo titolo: ‘venerabile’». Che cosa sta emergendo di particolarmente significativo dal suo ‘punto di osservazione’? «Non sono ancora in possesso degli Atti della fase diocesana; mi saranno consegnati dalla Congregazione dopo l’auspicato rescritto della validità giuridica. Essi mi permetteranno una maggiore conoscenza della vita e delle testimonianze raccolte sulla Serva di Dio. Posso per ora notare che in più parti della diocesi, e altrove, c’è un crescere d’interesse verso la figura di Bertilla Antoniazzi. È significativo che nei fedeli, nei loro diversi stati di vita e fasce sociali, sia viva la stima, l’interesse stabile, continuo, diffuso sulla Serva di Dio. La ‘fama’ di santità rimane sempre il fondamento per l’inizio di una Causa, senza di essa non si apre un processo e questa non è mancata per Bertilla: quando era ricoverata all’ospedale di Vicenza, in morte e post mortem; una fama – lo speriamo tutti – confermata da grazie e segni attraverso la sua intercessione. Questo, deve essere condiviso dalle comunità cristiane, nell’Azione Cattolica, alla quale Bertilla aveva aderito. Deve diventare preghiera di tutti, non solo dell’Associazione ‘Amici di Bertilla Antoniazzi’ e delle parrocchie dove è vissuta». Perché è importante la testimonianza di questa giovane persona? «Ho pensato fin dall’inizio che proporre a giovani pieni di vita e progetti l’esempio di Bertilla, pur giovane come loro, ma legata dalla malattia al letto dell’ospedale per tutta la sua breve esistenza, non sia entusiasmante. Invece, chi viene a conoscere la biografia di Bertilla Antoniazzi, ne resta colpito. Anche se sei nel vigore delle forze, guardare a come è vissuta Bertilla è uno stimolo ad apprezzare la vita, a spenderla bene, a non perdere tempo in inutilità, a saper trovare nei momenti difficili dell’esistenza, il senso, a saper discernere se stessi, anche il dolore, come un passo che bisogna affrontare. Penso poi all’ospedale di Vicenza, a quanti malati vivono lì e a come affrontano la sofferenza». La Chiesa vicentina avrà un’altra donna santa? «La diocesi di Vicenza ha visto fiorire in diversi tempi, uomini e donne di Dio, inseriti in pienezza nel loro tempo, dediti al bene. Ringraziamo Dio che benedice la nostra terra veneta, donando beati e santi. Portare avanti l’impegno della Causa è un confronto continuo con la Serva di Dio, la sua spiritualità, la sua preghiera, il suo nascondimento, l’originalità e l’eroicità delle virtù. E spero di comprendere il singolare ‘tocco’ di Dio che l’ha visitata e resa forte, e vederne riconosciute – se vorrà il Cielo – le sue virtù eroiche. Bertilla Antoniazzi era attirata dall’esempio di santa Bertilla Boscardin e spesso la invocava. A parte lo stesso nome, altri aspetti le avvicinano. In ambedue la semplicità e l’umiltà, una vita nascosta, non occupando posti di visibilità, non partecipando a nessun evento che le abbia portate alla ribalta della cronaca e del successo. Hanno vissuto la quotidianità di ogni giorno, ciascuna secondo la propria situazione, una religiosa consacrata, l’altra laica in famiglia. La santità non è mai ripetitiva, non ci sono due santità identiche, ognuno risponde con la sua umanità, vita, carattere, mente, cuore: è l’unica santità di Dio che si realizza nelle diversità delle vite». Michele Pasqualetto