Cara parrocchia ti scrivo…una salutare provocazione

Lettera di un giovane alla sua comunità al termine del percorso sinodale degli ultimi due anni pastorali

 Lettera di un giovane alla sua comunità, è un tentativo nato in occasione del Meeting diocesano missionario del  5 ottobre  2019 per dare voce, ancora una volta, ai giovani, al termine del percorso sinodale che li ha visti protagonisti in questi ultimi due anni. Il desiderio è stato quello di restituire qualcosa di ciò che è stato raccolto dai consigli pastorali, con il vescovo negli incontri delle zone, nei nodi che esprimevano le questioni importanti per i giovani presenti nei vicariati… e non archiviare i temi né lasciare sfumare i tanti stimoli lanciati alla parte adulta della comunità. Non vuole essere una presa di distanza; tutt’altro: vuole essere un tentativo, autentico e schietto, per continuare il dialogo sui temi che riguardano il futuro della chiesa, la comunità di cui il giovane si sente parte, pur dentro le sue contraddizioni. La lettera è una richiesta di corrispondenza nella realtà, in dialogo con le due lettere che hanno ritmato gli ultimi due anni pastorali, con la consapevolezza di esser tutti parte e corresponsabili della comunità a cui il giovane si rivolge. Il testo è il risultato di una scrittura collettiva di un gruppo di ragazzi che hanno cercato di far tesoro del cammino sinodale facendosi interpreti delle intuizioni giovanili raccolte in questo tempo di ascolto reciproco. Per questo si propone ad una lettura collettiva, nei luoghi e negli spazi che la chiesa ha di confronto come i consigli pastorali e i gruppi che animano la vita delle Up e delle parrocchie. Ci auguriamo sia accolta come un appassionato appello a continuare il dialogo tra generazioni vissuto nel percorso sinodale e dia frutti fecondi per il discernimento comunitario. I responasbili del Servizio di pastorale giovanile della Diocesi Sono un ragazzo come tanti in un momento decisivo della vita. Molti mi chiedono cosa farò del mio futuro, ma io non lo so. Ho tanti pensieri per la testa: esami, università, morosa, amici che restano e amici che partono, il calcio, il gruppo parrocchiale che mi è vicino e anche lontano. I miei sogni sono grandiosi. Per questo desidero una comunità che mi aiuti ad inseguirli: chiedo agli educatori di insegnarmi a scegliere qualcosa che riempia di senso e di felicità, soffro se i miei sogni sono considerati troppo “rivoluzionari” e poco seri. Credo in una chiesa che dia fiducia, che non mi schiacci con il peso della diffidenza ma che mi offra una dimensione umana e spirituale dove capirmi, da solo e magari con Dio, in libertà: aiutato e non giudicato. Mi rivolgo a te perché mi sento straniero, sei portavoce poco credibile e concreta di un messaggio importante. Cara parrocchia sei ferma! Hai perso la capacità di osare e di mettere in discussione le tue scelte e chiudi gli occhi di fronte al tuo declino che alimenta la tua paura e diffidenza nei giovani. Sei chiusa nelle tue sicurezze, ti fai forte del rito che ti costituisce: non ti accorgi che ti stai allontanando da me? Se parli una lingua difficile, tipo durante la messa, come posso comprendere? Forse, se avessi più fiducia nella mia creatività, nel mio slancio, avresti meno paura del futuro che ti sta davanti e il tuo sguardo diffidente, si aprirebbe con speranza al cambiamento che adesso è urgente! Faccio parte di te, ma non mi sento sempre parte di te. Io ci sto provando a metterci del mio, ma ho bisogno anche di avere vicino adulti credibili, che siano di esempio. Oggi, con difficoltà vedo adulti significativi. Mi mancano azioni concrete. Ho bisogno di qualcuno che mi mostri, con costanza, come si fa senza il bisogno di tante parole. E anche voi preti, dove siete? Siete sempre di corsa, impegnati a svolgere mansioni burocratiche, ma tutta questa fretta dove vi sta portando? Credete in ciò che fate? A volte ho l’impressione di essere considerato un cieco che chiede di essere guidato passo passo. Ma io non ho bisogno che mi si dica per filo e per segno dove poggiare il piede! Ho bisogno che voi vi fidiate dei passi che sto facendo. Non ho bisogno dei vostri giudizi, né che mi riportiate a memoria quello che si può o non si può fare, quando magari nemmeno voi ci credete più di tanto. Si vede quando non pensate con la vostra testa, quando le vostre parole aleggiano anni luce distanti dalla vostra vita. Ma a me non interessa la vostra presunta perfezione. A me interessa che voi ci siate! Che mi facciate le domande giuste, quelle che smuovono dentro un qualcosa di profondo, che le risposte cui vi aggrappate non riescono neanche a scalfire. Ascoltatemi, accompagnatemi, per favore vogliatemi bene! Non banalizzate le mie ricerche e le mie fatiche, non spegnete i miei slanci. Fatevi mettere in discussione dalle mie crisi, allora crederò anche alle vostre parole. Cara parrocchia, mi sento dire: “Non credere che il tuo gruppo scout, il tuo gruppo di Azione cattolica sia tutto: la chiesa è molto più della tua ristretta cerchia di amici!”. Ma in questa comunità cristiana di adulti, c’è spazio per una mia autentica ricerca di fede? O forse il fare e l’organizzare sono più importanti? Qui non mi sento a casa. Per casa intendo il posto dove sono libero di sognare. La parrocchia è invece il luogo delle attività che restano in piedi per convenzione, dove anche i sacramenti sono solo una cosa che si deve fare. Un fare che è inarrestabile e sembra essere il solo pilastro di senso che tiene in piedi la comunità. Vorrei essere valorizzato e conosciuto non per quello che faccio, ma per quello che sono: perché sono io. Io che cerco, che cerco con voi. Allora, invece di rincorrerci, perché non ci ospitiamo a vicenda? Vorrei che ci incontrassimo, vorrei che non avessimo paura a camminare alla ricerca di un ritmo comune. Solo così potremmo aver cura dei luoghi che insieme abitiamo. Ti scrivo perché, con te, qualcosa di bello l’ho vissuto e vorrei che potesse continuare, non solo per me. Nelle amicizie dentro i gruppi parrocchiali, nelle esperienze forti in estate (campi, pellegrinaggi…) e nelle preghiere più coinvolgenti (quelle nei campi, messa sinodale…) ho intuito che c’è qualcosa di vero. Ho bisogno di te per crescere, per scegliere e per capire come Dio c’entra nella mia vita! Ci stai? Vicenza, 5 ottobre 2019