Celebrazione diocesana per la chiusura del Giubileo della Misericordia sabato 19 novembre in Cattedrale con il Vescovo

 
  Domenica 20 novembre, Solennità di nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, ultima Domenica dell’Anno liturgico, con la celebrazione presieduta a Roma da papa Francesco e la chiusura della Porta Santa della Basilica di S. Pietro, l’Anno Santo straordinario della Misericordia giungerà al suo compimento. In tutte le Diocesi del mondo nei luoghi giubilari le “porte della misericordia” sono state chiuse domenica scorsa 13 novembre.  Sabato 19 novembre alle 18.30 il Vescovo Beniamino presiederà la liturgia diocesana di ringraziamento per l’Anno giubilare nella Cattedrale di Vicenza. Parteciperanno a questa celebrazione in particolare le Comunità cristiane del Centro cittadino e per questo motivo saranno sospese tutte le altre celebrazioni del Centro Storico. Sono invitati a concelebrare tutti i Presbiteri, in particolare i Vicari foranei, i Rettori delle Chiese giubilari e i Parroci della città.  “Chiudere l’Anno Santo non significa chiudere i nostri cuori alla misericordia – ha detto mons. Pizziol -, al contrario ora, fortificati da questa intensa esperienza spirituale, rinnoviamo il nostro impegno soprattutto attraverso l’accoglienza, l’ospitalità e la disponibilità concreta all’ascolto e all’aiuto di tutte le persone bisognose, di qualunque nazionalità e provenienza, vicini e lontani che siano. Gesù nel Vangelo non ci invita semplicemente ad aiutare il prossimo, ma ad essere prossimi di coloro che incontriamo, con le loro storie e le loro fatiche”. I temi dell’accoglienza e della prossimità saranno rilanciati dal vescovo Pizziol nel messaggio alla diocesi per il prossimo Natale. 
Di seguito riportiamo l’intervista de La Voce dei Berici al Vescovo in occasione del compimento del Giubileo:  Sabato 19 novembre il vescovo Beniamino presiederà la liturgia di ringraziamento per questo Anno giubilare che è stato, anche nella Diocesi berica, intenso e vissuto, con scelte quanto mai significative che rappresentano veri segni giubilari, ultimo dei quali in ordine di tempo, la messa a disposizione di un’ala del seminario vescovile per l’accoglienza di una trentina di profughi. Alla vigilia dell’ultima celebrazione giubilare abbiamo incontrato mons. Pizziol per sentire da lui cosa lascia alla Chiesa diocesana questo Anno Santo.«La misericordia è la sostanza stessa del Vangelo, la dimensione costitutiva della vita e della testimonianza della Chiesa e di ogni singolo battezzato. Allora restano e diventano attrattivi ed esemplari  per tutte le comunità cristiane i gesti compiuti dal Papa, accompagnati da poche ed essenziali parole. Il Papa non ha parlato molto dei principi della Misericordia, ma ha compiuto opere di misericordia, quelle che dovrebbero costituire il codice di comportamento dei cristiani. Sono convinto che questi gesti continueranno nel ministero del Papa e saranno in grado di sorprenderci e di provocarci a tradurli nelle nostre chiese locali». Quali sono stati i momenti più significativi a livello diocesano di questo Giubileo?«Prima di tutto il gesto della inaugurazione diocesana che ha visto  un grande concorso di fedeli, consacrati, diaconi e presbiteri. In quella celebrazione ho dato tre impegni concreti: i sostegni di vicinanza, l’accoglienza di una piccola comunità di migranti, la realizzazione di micro-progetti nei luoghi di provenienza dei migranti.Tra i molti gesti giubilari vissuti nel corso dell’anno ricordo inoltre la marcia contro la tratta delle donne (a Verona a febbraio), il giubileo con le persone disabili insieme alle loro famiglie e alle comunità parrocchiali, il Giubileo con le persone anziane in diverse case di riposo, la visita a numerose cooperative sociali, l’incontro con i malati negli ospedali della provincia, il giubileo con gli amministratori locali, il giubileo condiviso con molte associazioni, movimenti e aggregazioni laicali, il giubileo dei giovani in preparazione della Giornata mondiale a Cracovia».Il Giubileo ha segnato la vita delle persone? «Difficile dirlo, questo riguarda la coscienza di ogni singolo cristiano, ma sono convinto che il Giubileo della misericordia è riuscito ad avviare in tante persone, in tante comunità ecclesiali, ma anche civili, un processo virtuoso che si manifesta in un atteggiamento e in una forma di relazioni più solidali, più fraterne, più capaci di commuoversi di fronte alle persone “scartate ed escluse” dalla nostra società sempre più individualista. Secondo me è anche aumentata la disponibilità al perdono, a partire dalla consapevolezza di essere uomini e donne “graziati-perdonati” da Dio».A lei cosa affida questo Anno Santo?«Ho cercato di vivere in profondità e in pienezza la provocazione evangelica che scaturisce da questo Anno Santo, che ha avuto il pregio di far emergere una nota costitutiva della nostra fede in un Dio che si manifesta e si qualifica come un “Dio ricco di misericordia”. Ho cercato prima di tutto di rendere lode a Dio per tutti i gesti e le parole di misericordia che ha avuto verso di me, verso i miei confratelli e verso la nostra Chiesa. A me affida il compito di essere il segno forte, efficace (sacramentale) del suo perdono,  un ministro, un testimone della misericordia di Dio». Come fare in modo che ora tutto non venga archiviato e consegnato alla storia?«È necessario passare dall’Anno straordinario della Misericordia a una testimonianza ordinaria, quotidiana, permanente della misericordia di Dio. Questa deve diventare un percorso di conversione personale e comunitaria, perché – come ci ricorda papa Francesco – alla radice dell’oblio della misericordia, c’è sempre l’amor proprio (l’amore troppo centrato su se stessi) che prende la forma della ricerca esclusiva dei propri interessi, di piaceri e onori, uniti al voler accumulare ricchezze. Il primo passo della conversione consiste nel riconoscere i nostri limiti, i nostri egoismi, le nostre omissioni. Questo ci consente di vedere più chiaramente le disparità, le ingiustizie e tutte quelle condizioni che “rendono straniera la misericordia nel mondo”. Questo percorso di conversione ci porta, con l’aiuto della grazia di Dio, a essere “testimoni di misericordia” nelle relazioni interpersonali, nelle comunità religiose e civili, nel nostro mondo, avendo come statuto le Beatitudini proclamate da Gesù e come stile di vita l’attuazione delle opere di misericordia corporale e spirituale. E concludo con il salmo 135: “Lodiamo il Signore nostro Dio, eterna è la sua misericordia». Ecco la video intervista a Padre Zaupa, rettore del Santuario di Monte Berico che avevamo pubblicato qualche giorno fa all’interno della rubrica “Tracce di Vangelo”