Chiamati a promuovere la pace contro le quattro drammatiche ferite della società contemporanea

L'appello del Vescovo Beniamino a Monte Berico ricordando i caduti della Grande Guerra

 
SANTA MESSA PER LA “LAMPADA DELLA PACE” (Basilica di Monte Berico, 27 ottobre 2018)    OMELIA DEL VESCOVO mons. BENIAMINO PIZZIOL         Desidero porgere un saluto cordiale a tutti coloro che partecipano a questa solenne celebrazione, al Signor Sindaco, al Signor Prefetto, al Signor Ministro e a tutte le autorità civili e militari, alle associazioni d’arma, e a tutte le associazioni qui rappresentate, ai sacerdoti, ai diaconi, alle consacrate e ai consacrati, in modo particolare ai Frati Servi di Maria. Con questa celebrazione portiamo a compimento i cinque anni dal passaggio della Lampada della Pace nei luoghi dove si conservano i resti mortali dei caduti della Prima Guerra Mondiale, nei Sacrari del Pasubio (2014), di Cima Grappa (2015), di Tonezza del Cimone (2016) e di Asiago (2017). Da oggi la ‘Lampada della Pace’ sarà collocata, in modo stabile, in questo Santuario della Madonna di Monte Berico, dopo essere stata benedetta alla fine della Messa, insieme a un bassorilievo che riproduce, al centro, la lampada contornata da cinque colombe, segno dei cinque continenti del nostro pianeta, mentre ai quattro angoli vi sono stilizzati i quattro sacrari. In questo evento così importante desidero offrire a tutti voi una riflessione sul valore della pace e sul significato simbolico della lampada a partire dalle Sante Scritture.  La Parola di Dio considera la pace, sotto un duplice aspetto, come dono e come responsabilità di ogni singola persona e di ogni comunità. Nel Vangelo di Giovanni abbiamo sentito le parole di Gesù: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27). La pace che il Signore offre al cuore dell’uomo in ricerca della vita piena è un dono che pervade tutta la sua persona, in tutti i suoi aspetti: intelligenza, volontà, affetti, decisioni. Il dono divino della pace trasforma radicalmente la persona e la rende capace di intessere nuovi rapporti con ogni fratello e sorella, a qualsiasi popolo e cultura appartenga, lo rende capace di costruire progetti di pace e di essere custode e difensore del mondo creato, per renderlo la casa comune per tutti. Oggi desideriamo umilmente alzare lo sguardo a Dio, a colui che regge la storia e le sorti dell’umanità, ed implorare, ancora una volta, per tutto il mondo il dono della pace. Lo facciamo facendo memoria in particolare dei milioni di uomini e di donne, civili e militari, morti nella Prima Guerra Mondiale, uno dei conflitti più drammatici della storia dell’umanità. Ma, nello stesso tempo, vogliamo assicurare il nostro impegno personale e comunitario per realizzare una nuova società umana, fondata sul rispetto, la tolleranza, il dialogo interculturale e intraculturale, sulla solidarietà e sulla ricerca del bene comune di ogni persona e di tutta la persona. La pagina del profeta Michea ci proietta alla fine dei giorni, alla fine della storia della famiglia umana, attraverso una visione profetica che troviamo anche in Isaia: «Alla fine dei giorni, i popoli, spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra» (Mi 4,3).        Questa visione profetica deve provocare l’oggi della nostra esistenza, il qui ed ora, perché noi tutti sappiamo che la pace si costruisce con le scelte di ogni giorno, con un impegno serio a servizio della giustizia e della solidarietà, con la promozione dei diritti e della dignità della persona umana, specialmente attraverso la cura dei più deboli. Le istituzioni pubbliche, a livello di singoli popoli e a livello mondiale, con i loro governanti e i loro responsabili, sono chiamati a promuovere la pace attraverso un impegno deciso, legale e condiviso contro le quattro drammatiche ferite della società contemporanea, inferte all’intero corpo sociale: il commercio degli esseri umani, il commercio delle armi, il commercio delle droghe, il commercio dei rifiuti tossici. Cari fratelli e sorelle, chiediamo al Signore di fare della pace un’autentica missione nel mondo di oggi, a partire da ciascuno di noi, dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità civili e religiose. E ora vogliamo riflettere sul significato simbolico della lampada nella tradizione biblica. Giustamente è stata ricordata la famosa espressione di Mahler: “La tradizione non è il culto delle ceneri ma la conservazione del fuoco”. Questa lampada vuole tenere vivo il fuoco, vuole essere luce permanente che risplende nel santuario della Madonna di Monte Berico, caro a tutte le popolazioni del Triveneto e non solo. In un tempo e in un contesto diverso si realizza, anche per noi oggi, quello che il Signore aveva chiesto a Mosé: «Tu ordinerai agli israeliti che ti procurino olio puro di olive schiacciate, per tenere sempre accesa una lampada, perché dalla sera alla mattina essa sia davanti al Signore: rito perenne di generazione in generazione» (cfr. Es 27,20-21). Nel Secondo Libro di Samuele, Dio stesso è rappresentato dal simbolo della lampada: «Signore, tu sei la mia lampada, che rischiara le mie tenebre» (2Sam 22,28), e il salmo 119, al v. 105, così si esprime: «Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino». Nel Vangelo di Matteo il simbolo della lampada viene a toccare la stessa persona, nel suo sguardo, nel suo corpo: «La lampada del corpo è l’occhio; perciò se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso» (Mt 6,22-23). Ora, se la lampada rappresenta il Signore e la sua Parola di vita, se la lampada è l’espressione dei sentimenti della persona umana, si comprende molto bene anche il monito dell’Evangelista Matteo: «Non si accende una lampada per metterla sotto un secchio, ma piuttosto per metterla in alto, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così deve risplendere la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano il bene che voi fate e ringrazino il Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,15-16).          Carissimi, teniamo sempre acceso il fuoco e la luce di questa ‘Lampada della Pace’ che oggi collochiamo in questo amato santuario, fino al giorno senza tramonto, in cui «non ci sarà più notte, e non avremo più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio ci illuminerà per sempre» (cfr. Ap 22,5).   Santa Madre di Gesù, Madonna di Monte Berico, Madre di Misericordia, patrona della nostra diocesi e del nostro popolo, Tu ci hai raccolti ancora una volta sotto la tua protezione materna, veglia sul nostro cammino, aiutaci a seguire Gesù, via, verità e vita.   Ti affidiamo le nostre comunità, le nostre famiglie e le nostre persone. Prenditi cura della nostra salute, del nostro lavoro, dell’armonia delle nostre famiglie.   Ti preghiamo per i popoli lacerati dalle guerre e dalle calamità naturali, per tutti coloro che stanno attraversando la prova della sofferenza e della malattia, per coloro che hanno smarrito il senso della vita, per i cristiani perseguitati a causa della Fede.   Ti preghiamo per gli uomini chiamati a governare i popoli, perché sappiano portare a compimento le attese di giustizia e di pace che sono nel cuore di tutti.   Accogli, Padre santo, la supplica che sale a Te da questo popolo e per l’intercessione di Maria, Regina della pace, benedici la nostra Chiesa e tutta la famiglia umana.   Amen.