“Coltivare il creato e custodire l’umano” si può e ne vale la pena

Anche quest'anno il Festival Biblico ha entusiasmato e arricchito la diocesi

 
Sabato 30 maggio mattina. Il Festival Biblico entra nel suo clou.
 
Camminando per il Centro storico di Vicenza puoi essere fermato dai Testimoni di Geova (con il loro immancabile borsello e i volantini che annunciano la fine oramai prossima), dai Mormoni (in camicia bianca e pantaloni neri, sempre eleganti), dagli attivisti del Verona Pride (un po’ più colorati). E poi ci sono loro: le magliette rosse dei volontari del Festival che non solo curano la logistica, ma anche accolgono, spiegano, indirizzano.
 
Il primo tratto che colpisce di questa edizione del Festival appena conclusa è proprio il clima generale di accoglienza e di simpatia reciproca, concreta esperienza di quei “coltivare” e “custodire” sapientemente collocati nel titolo della rassegna. Rassegna ogni anno più bella e ricca: 95 eventi in 5 giorni solo a Vicenza città. Qualcuno dice “troppi”, ma solo perché dispiaciuto di non poter partecipare a tutte le conferenze, i concerti, le mostre…di questo modo nuovo di conoscere e amare la Bibbia. Il libro dei libri, quello in cui tutti prima o poi ritroviamo almeno un pezzetto della nostra storia.
 
E allora ecco il popolo del Festival Biblico che anche quest’anno ha affollato i diversi eventi: ci sono gli entusiasti che, programma alla mano, si spostano in continuazione cercando di partecipare al maggior numero di incontri possibile; i consapevoli, che hanno scelto magari uno tra i cinque itinerari proposti, oppure hanno individuato tra gli ospiti e i relatori quei nomi che più li interessano; ci sono poi i biblisti per caso, quelli che – turisti o vicentini – capitano in centro senza sapere della kermesse in atto, ma incuriositi scelgono di fermarsi e di ascoltare un po’ e magari il prossimo anno apparterranno alle prime due categorie. Restano infine anche gli indifferenti, quelli che in Centro erano venuti solo per lo shopping o per lo spritz e forse ancora non sono pronti a cogliere che la Bibbia non è solo roba da preti.
 
D’altra parte il cuore del Festival batte lì in piazza Duomo, in una tenda aperta, che accoglie tutti, ma non obbliga nessuno. Nella tenda si trova riparo, dal sole come dal temporale, ci si può sedere per qualche minuto o fermarsi per lungo tempo. Simbolo potente non solo della Scrittura, ma di una presenza libera e liberante, quella stessa di Dio. Nella tenda del Festival abbiamo ascoltato le testimonianze belle e toccanti di don Ciotti; Enzo Bianchi e lo scoppiettante Carlo Petrini; Ilvo Diamanti, Lidia Maggi, il climatologo Luca Mercalli (che ha strappato due fragorosi applausi parlando dei SUV e della TAV), Vittorino Andreoli, Antonietta Potente e, per finire, le “Canzoni in cui credere”. 
 
Grazie al Festival Biblico ci siamo ridetti che custodire il creato e coltivare l’umano si può e ne vale la pena.
E allora grazie di cuore a tutti, a chi ha pazientemente organizzato, a chi ha fedelmente partecipato.

Don Alessio Graziani