Con il Risorto acceleriamo il ritmo del nostro cammino. L’Omelia del Vescovo per la notte di Pasqua

Per vincere le tante paure che ci bloccano abbiamo bisogno di incontrare Gesù

 
 Carissimi, con grande gioia celebriamo la solenne Veglia Pasquale nella notte santa della Risurrezione del Signore Gesù.
 
In questo momento vogliamo pensare alle 354 parrocchie della nostra Diocesi, nelle quali i cristiani sono riuniti attorno ai segni che manifestano la potenza della Pasqua: la luce, la Parola di Dio, i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana: il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia. Vogliamo pensare anche alle persone che si trovano negli ospedali, nelle case di cura, nelle carceri; come pure ai tanti malati o anziani che, pur volendolo, non possono partecipare alla Veglia Pasquale nelle loro comunità parrocchiali: anche per loro risuoni l’annuncio della Risurrezione di Gesù Cristo, fonte vera di speranza per tutti.
 
 Stasera è risuonato più volte – e in modo solenne – l’annuncio gioioso: “Cristo Signore è risorto”. Con questo annuncio noi compiamo una vera professione di fede: affermiamo – con grande convinzione – che l’ultima parola nella storia del mondo e nella nostra storia personale non è quella del male, del peccato e della morte, ma quella della grazia e della vita.

 Se Cristo è veramente risorto da morte, se il suo Spirito d’amore aleggia e soffia continuamente sulla creazione, le vicende dell’umanità – anche le più dolorose e drammatiche, come quella vissuta esattamente un anno fa con il rapimento dei tre missionari in Camerun, don Gianantonio, don Giampaolo, suor Gilberte, proprio in questa notte – non sono senza senso, non sfociano nel vuoto e nel nulla, ma possono aprirsi e riaprirsi al futuro, sotto il segno di una speranza che non verrà mai meno. È, questa, la speranza “affidabile”, portata dal Crocifisso Risorto. Questo noi ricordiamo nella Veglia Pasquale.
 
 Ma il nostro non è soltanto un ricordo, perché la Chiesa – nella sua liturgia – ci fa realmente rivivere l’avventura stupenda di Dio che incontra l’uomo e nella sua misericordia lo rinnova e gli dona una nuova vita. Gesù Risorto e Vivo è sempre presente e operante in mezzo a noi. Lo è in modo particolare attraverso i Sacramenti della sua Chiesa, a cominciare dal Battesimo, che ci purifica dalle colpe e ci rende figli di Dio, poi dalla Cresima, che ci dà la forza di professare la nostra fede, di annunciare con coraggio il Vangelo, di essere testimoni di Cristo Risorto in ogni momento della nostra vita. Ma è soprattutto dall’Eucaristia che ci giunge la salvezza, perché l’Eucaristia ci offre il pane e il vino della vita che sono il Corpo e il Sangue stessi del Signore Gesù.
 
 Carissimi catecumeni, tra poco voi riceverete questi straordinari doni di grazia. Mentre saluto voi, desidero salutare anche tutti gli altri catecumeni che riceveranno i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana durante la Veglia Pasquale celebrata nelle parrocchie della nostra Diocesi.
 
 Lasciamoci ora illuminare e accompagnare – quasi per mano – dalla pagina dell’Evangelista Marco che è stata appena proclamata.
 Dopo due giorni drammatici segnati dal buio: da quando Gesù si reca al Getzemani e poi quando muore in Croce, “si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio” (Mc 15,33), e nell’ora della deposizione dalla Croce e della sepoltura, “Venuta la sera” (Mc 15,42) e così nell’oscurità del sepolcro, “Fece rotolare la pietra all’entrata del sepolcro” (Mc 15,47). Da questo buio di angoscia e di sconforto sorge la luce del primo giorno della settimana, quando tre donne, di buon mattino, al levar del sole, si recano alla tomba per ungere il corpo morto di Gesù, con olii aromatici.

 Arrivate al sepolcro, alzando lo sguardo, si accorgono che la grande pietra era stata rotolata via ed entrate, vedono un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca e provano paura. Ma ecco l’annuncio sconvolgente: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il Crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: «Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto” (Mc 16,6-7).

 Le donne – in un primo momento – andavano verso il sepolcro per onorare Gesù morto, ma ora fuggono da quel sepolcro per incontrare Gesù vivo. “Non abbiate paura”, dice il giovane alle donne spaventate. Queste parole sono ora rivolte a tutti noi che portiamo nel nostro cuore le tante paure dell’uomo contemporaneo: la paura per la propria salute, la paura di non riuscire a mantenere la fedeltà dei nostri affetti, delle nostre relazioni, la paura per il futuro delle nuove generazioni, la paura delle guerre, presenti in tante parti del nostro pianeta, la paura degli atti di terrorismo e di strage, soprattutto verso i nostri fratelli cristiani, ma non solo cristiani.Oggi, noi abbiamo bisogno, per vincere tutte queste  paure, di tornare ad incontrare di nuovo Gesù, il Crocifisso Risorto. Dobbiamo anche noi metterci di nuovo in marcia, tornare nella Galilea del primo amore, come hanno fatto i discepoli e le donne. 

 Affermava il cardinal Bergoglio nell’omelia della notte di Pasqua del 2008: “Ci restano due strade: o crediamo nella pietra che chiude il sepolcro domandandoci chi ce la sposterà, o crediamo che Egli è già uscito dal sepolcro e ci sta accompagnando sulle nostre strade. Quello che stiamo celebrando oggi è questa seconda via: Egli è risorto, è vivo”.
 
Invece di andare al sepolcro, le donne, gli apostoli e i discepoli devono tornare in Galilea, al primo incontro con Gesu, la Galilea della prima meraviglia, dello stupore che li fece esclamare: “Abbiamo trovato il Messia”. L’evento della Risurrezione di Gesù Cristo invita tutti noi a tornare sui nostri passi, alla prima chiamata, al primo incontro.
 Nel sentirci preceduti e attesi, acceleriamo il ritmo del nostro cammino per essere pronti a incontrare Gesù Risorto e per ripartire, portando fino agli e-stremi confini del mondo parole e gesti di pace, di fraternità, di accoglienza e di solidarietà.Nella gioia di sentirsi amati e attesi da Gesù Crocifisso e Risorto, rivolgo a tutti voi l’augurio più cordiale di una buona e santa Pasqua, in modo particolare a chi sta vivendo l’ora della prova, della sofferenza e dell’abbandono.
 
 Porgo l’augurio pasquale alle nostre autorità, civili e militari, che hanno il gravoso compito di sostenere, difendere, di promuovere il bene comune.
 
Un augurio cordiale e affettuoso a tutti i fedeli delle nostre comunità cristiane e a tutti gli abitanti del territorio della Diocesi.
 
 Il Risorto ci precede e ci accompagna sulle nostre strade. Sia Cristo la nostra speranza e la nostra vera pace. Amen!
 
Beniamino, vescovo