«Confidiamo in Dio liberatore dei poveri e degli oppressi»

Grande folla all'incontro di preghiera per i preti rapiti


Sono bastati pochi giorni di preavviso perché una grande folla di fedeli si riunisse la sera di domenica 4 maggio 2014 nel Santuario di Monte Berico a pregare per i sacerdoti vicentini e la suora canadese rapiti in Camerun. Segno che, se la cronaca si è oramai quasi dimenticata di quanto accaduto un mese fa nel nord del Camerun, presente e vivo è invece nel cuore della comunità diocesana il ricordo per don Gianantonio Allegri, don Giampaolo Marta e suor Gilberte Bussière. Del resto, in moltissime parrocchie della diocesi è diventato un appuntamento fisso, ogni settimana e ora, nel mese di maggio, mese del rosario, ogni sera, quello della preghiera per i religiosi rapiti.
 
“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio Santa Madre di Dio…”: sono state queste le parole – suggerite da don Maurizio Bolzon e don Leopoldo Rossi rimasti in Camerun nell’attesa della liberazione dei propri confratelli e amici – quelle maggiormente ripetute con fede e con speranza durante la veglia diocesana a Monte Berico. Preti, religiose, tanti fedeli laici, anche di origine africana, hanno innalzato la loro preghiera a Dio perché come liberò l’apostolo Pietro dal carcere, così mandi anche oggi il suo angelo santo a liberare i nostri amici che da un mese vivono in prigionia.
 
«Non preghiamo solo per loro – ha detto il Vescovo di Vicenza mons. Beniamino Pizziol nel suo intervento dopo la preghiera del Rosario –, ma anche per i loro familiari e perfino per i loro rapitori e per tutto il continente africano che continuiamo ad amare e per il quale ancora vogliamo spenderci. In questi giorni ho incontrato altri missionari vicentini in partenza per la terra d’Africa. Niente può arrestare l’annuncio del Vangelo che ha in sé stesso una forza intrinseca che il mondo non può fermare».

«Anche se umanamente può essere a volte difficile – ha continuato il Vescovo –, noi siamo qui questa sera per riaffermare la nostra fiducia che questi eventi dolorosi non fanno parte solo della cronaca, ma fanno parte anche di una storia di salvezza nella quale Dio continua ad agire».
 

Mons. Pizziol ha confermato di essere in contatto continuo con l’Unità di crisi della Farnesina, con l’ambasciatore italiano in Camerun dottor  Stefano Pontesilli, con il nunzio apostolico in Camerun S.E. mons. Pietro Pioppo e con la Segreteria di Stato vaticana. «Tutti ci invitano ad avere fiducia – ha aggiunto il Vescovo – anche se nulla ci è dato di sapere con precisione di quanto sta accadendo. La nostra fiducia nell’operato delle Istituzioni è totale, ma ancor più grande è la nostra fiducia in Dio, liberatore dei poveri e degli oppressi».
 
Alla fine, dopo la benedizione conclusiva, in un clima di grande fraternità e calore umano tanti sono stati gli abbracci e le strette di mano, a volte con le lacrime agli occhi, soprattutto per i familiari di don Giampaolo e don Gianantonio e per don Arrigo Grendele, responsabile dell’Ufficio missionario diocesano.

Alessio Graziani