Convertitevi e credete all’Evangelo! La riflessione di don Gigi Pigato per la seconda domenica d’Avvento

 

La conversione evangelica ci rinvia alla nostra origine, alla parola di Dio, al Padre. Si tratta di un’esperienza che chiamo di inversione, e che è forse la soglia essenziale dell’esperienza di ascolto della Parola. Essa ha una struttura dossologica; non si guarda più verso Dio, ma ci si vede guardati da Dio (“Nella tua luce vediamo la luce”: Sal 36,10): proprio come Maria che esclama: “L’anima mia magnifica il Signore … e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,46-48). Guardare la realtà con i propri occhi, ma con lo sguardo di Dio, significa accostare in modo radicalmente nuovo i limiti delle cose – le sofferenze, le tragedie -, ma anche la bellezza degli esseri umani e della creazione. “Convertitevi e credete all’Evangelo!” (Mc 1,15); “Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicinissimo” (Mt 4,17). La richiesta di conversione è al cuore delle due differenti redazioni del grido con cui Gesù ha dato inizio al suo ministero di predicazione. Collocandosi in continuità con le richieste di ritorno al Signore di Osea, di Geremia e di tutti i profeti fino a Giovanni Battista (cf. Mt 3,2), anche Gesù chiede conversione, cioè ritorno (in ebraico teshuvah) al Dio unico e vero. Il verbo shuv, che appunto significa “ritornare” è connesso alla radice che significa anche “rispondere”. Ogni conversione è un fenomeno della Parola: entrando, con la propria storia, in uno degli episodi della Scrittura, e in definitiva nell’insieme dell’itinerario proposto dai Vangeli, si sperimenta la forza ispirante di quei testi, e si risale alla loro origine, il Padre. In ogni celebrazione della santa Cena, è Gesù Cristo che noi acclamiamo, e non il testo del vangelo: “Lode a te, o Cristo!”, lode a te che sei il Verbo di Dio. Sì, ma tu non sei Parola senza di me, senza di noi. E solo vivendo in prima persona la conversione, la Chiesa può anche porsi come testimone credibile dell’Evangelo nella storia, tra gli uomini e dunque evangelizzare. Solo concrete vite di uomini e donne cambiate dall’Evangelo, che mostrano la conversione agli uomini vivendola, potranno anche richiederla agli altri. Parlando poi di conversione come mutamento della mente (in greco metànoia = rinnovare il modo di pensare, cf. Rm 12,1-2), secondo il card. C.M. Martini il cambiamento comporta tre aspetti: Il primo, la conversione religiosa è la decisione di mettere Dio sopra tutto. Non significa diventare subito santi, ma indica la decisione radicale di mettere Dio sopra tutto: la mia vita fa i conti col primato di Dio e da lui dipendo nel bene e nel male. Il secondo, la conversione etica, cioè l’opzione di non servire agli idoli (il denaro, il successo …), in altre parole di subordinare l’interesse immediato alla giustizia. Il terzo, la conversione intellettuale: è la saggezza umana che giunge a comprendere come l’uomo non possa vivere di apparenze immediate ma debba avere la forza di ragionare secondo la ricerca dell’evidenza intrinseca e delle ragioni profonde del vero e del falso. La conversione attesta la perenne giovinezza del cristiano: il cristiano è colui che sempre dice: “Io oggi ricomincio”. Don Gianluigi Pigato