Cristiani perseguitati e cristiani da pasticceria

Fatti che interpellano la nostra coscienza


Sicuramente ricorderemo l’estate appena passata per il maltempo che non ha dato tregua e che, tra le altre cose, ha reso a volte difficili anche i nostri campi estivi e le feste di paese. La turbolenza atmosferica è, però, stata purtroppo segno di ben altre turbolenze che ancora non accennano a placarsi: venti di guerra, di violenza e di terrorismo spirano in tante parti del mondo. Dall’Ucraina alla Palestina, dall’Africa all’Iraq il nostro povero pianeta appare segnato da tanti, troppi focolai di odio, di incomprensione e di prepotenza che oppongono popoli, etnie, religioni. Per non parlare della miseria e delle malattie che spingono tanti esseri umani a tentare il tutto per tutto, imbarcandosi in sgangherate carrette del mare per sfuggire a una morte che comunque sarebbe già decretata.

Nel cuore dell’estate, preparandoci alla solennità dell’Assunta, il Vescovo Beniamino Pizziol ci ha chiesto di vivere una settimana di preghiera per la pace nel mondo. Evidentemente il nostro impegno in questo senso deve ancora continuare e intensificarsi, perché l’unico che può davvero cambiare il cuore degli uomini e dei potenti che reggono le sorti del mondo è Gesù, il Re della Pace.

In tutta questa violenza ci colpisce, inoltre, come a soffrire di più siano molte volte i nostri fratelli e sorelle cristiani. La recente uccisione di suor Olga Raschietti (originaria di Montecchio Maggiore) in Burundi, dopo una vita spesa per i piccoli e i poveri della terra africana, è solo uno degli ultimi episodi che ci addolorano e ci interrogano.

Davanti a chi è disposto a rischiare e a pagare con la vita il proprio amore per il Vangelo, noi non possiamo non sentirci almeno un pochino “cristiani da pasticceria”, come ha detto con il suo eccezionale e sapiente umorismo papa Francesco.

La testimonianza di tanti fratelli e sorelle nella fede perseguitati nel mondo a causa del nome di “cristiano”, ci spinge a scelte di vita più coerenti e radicali.

«Essere cristiani oggi – ha detto il cardinale Pietro Parolin a Monte Berico lo scorso 8 settembre – è pericoloso». Ma in fondo essere cristiani dovrebbe essere sempre pericoloso, o almeno nella misura in cui si prende sul serio l’insegnamento di Gesù, senza addomesticarlo troppo, e si cerca di viverlo seriamente nel proprio rapporto con gli altri, con le cose, con il denaro, con il creato.

Possa questo nuovo anno pastorale che iniziamo, vederci crescere come singoli e come comunità cristiana, in scelte di vita sempre più evangeliche, per un mondo più giusto, fraterno, pacificato.

Don Alessio Graziani