Dall’ecumenismo delle coccole alla convivialità delle differenze. Salvarani ha illustrato le ragioni e le fasi del dialogo

Una lettura chiara e documentata del cammino ecumenico della Chiesa.
 
E’ ciò che il noto teologo e giornalista Brunetto Salvarani ha presentato martedì 20 gennaio alla chiesa metodista di Vicenza in una serata proposta tra le iniziative della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

Dopo aver parlato di quello che è a suo dire il “peccato originale” nella dimensione dialogica della Chiesa (ovvero la frattura con il popolo di Israele), Salvarani ha parlato dei diversi passaggi compiuti nel dialogo ecumenico degli ultimi 50 anni.

“Da una prima fase che potremmo definire di ecumenismo delle coccole in cui si tendeva a vedere solo i motivi di unità tra i cristiani delle diverse confessioni – ha detto l’autore – si è passati ad una seconda fase di rivendicazioni degli specifici identitari che ha creato anche una sorta di empasse nel dialogo tra le Chiese. Oggi le Chiese si trovano accomunate da un ecumenismo di sangue: il terrorismo non fa differenze e le colpisce tutte indistintamente. Ma l’esito di tale cammino non può che essere nel modello che papa Francesco definisce della diversità riconciliata e che Tonino Bello chiamava della convivialità delle differenze”.

Il pensiero di Brunetto Salvarani è contenuto nel saggio Non possiamo non dirci ecumenici edito da Gabrielli Editori con prefazione di Enzo Bianchi.

Alessio Graziani