“Divorzio breve”: ma è davvero una conquista?

Le perplessità del mondo cattolico

Da Zenit del 23 aprile 2015
 
Con 398 voti favorevoli e soltanto 28 contrari, la Camera dei Deputati ha approvato il cosiddetto “divorzio breve”. Se c’è il consenso di entrambi i coniugi, in sei mesi il vincolo matrimoniale – e con esso l’eventuale comunione dei beni – potrà considerarsi dissolto, anche in presenza di figli minorenni.
In caso di contenzioso giudiziale, i tempi di separazione necessari ai fini del divorzio saranno di un anno e non più tre come in precedenza.
 
Numerosi i commenti contrari nel mondo associativo e giuridico alla nuova normativa.
Secondo il costituzionalista Carlo Cardia, interpellato dalla Radio Vaticana, con il voto di ieri, il matrimonio viene “declassato ad un evento episodico nella vita di una persona che non ha più quel valore fondante la famiglia”. Il divorzio breve rappresenta anche un “vulnus” alla Costituzione, nella misura in cui toglie significato al matrimonio quale “fondamento della società”, aggiunge Cardia. Si pone poi, secondo il costituzionalista, il problema della tutela “in una famiglia stabile” che rischia di venir meno per le “nuove generazioni”.
 
Bocciatura senza appello anche da parte dell’avvocato matrimonialista Anna Maria Bernardini De Pace, che all’Ansa ha parlato di legge “senza senso” che porta soltanto una “inutile duplicazione delle parcelle degli avvocati”.
Secondo Roberto Dante Cogliandro, presidente dei Notai Cattolici, si tratta di “una scelta che rischia di semplificare in maniera eccessiva uno scioglimento che sottende molte problematiche. A partire dai rischi per la tutela dei figli alla riduzione del matrimonio a mero contratto”.
“Una maggiore riflessione sarebbe stata indubbiamente necessaria per uno dei cardini fondanti della nostra società”, conclude Cogliandro intervistato dal SIR.
 
La stessa sollecitudine verso il divorzio breve non è stata dimostrata dalle istituzioni verso “chi vuole fare famiglia”: è l’opinione di don Paolo Gentili, direttore dell’ufficio nazionale per la pastorale per la Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana, anch’egli intervistato dal SIR.
L’Italia è un paese profondamente segnato dalla “solitudine dei legami” e dalla “difficoltà a tenere unita la famiglia”, mentre resta inascoltato “il grido dei bambini che vivono sulla propria pelle le divisioni familiari”. Don Gentili sottolinea poi come, per “acquietare i rancori” e permettere le riconciliazioni tra le coppie divise, spesso sei mesi non sono sufficienti: per contro se, con il “divorzio breve”, sarà possibile nello stesso anno “essere sposati a due persone differenti paradossalmente quello sposarsi viene privato di significato”.
 
Secondo il presidente del Forum delle Associazioni Familiari, Francesco Belletti, intervistato dal SIR, l’approvazione del ‘divorzio breve’ è la “conferma” di “un clima culturale individualistico sempre più forte e diffuso, che investe le relazioni familiari per renderle sempre meno rilevanti”.La famiglia è “un valore che genera ‘bene comune’, soprattutto per i figli e per i progetti di vita delle persone”, tuttavia, quando una coppia va in crisi, “viene abbandonata a se stessa”, pertanto “c’è di che essere preoccupati per gli esiti che si possono immaginare sul lungo termine”, ha quindi concluso Belletti.
 
Sull’“interesse dei minori” si sofferma anche Marco Griffini, presidente dell’Associazione Amici dei bambini (Aibi). “I danni del divorzio sui minori abbandonati a se stessi – dichiara Griffini al SIR – sono sotto gli occhi di tutti. Ancora una volta si tiene conto degli adulti e non dei minori. Siamo in una cultura adultocentrica, in base alla quale i diritti dei minori spariscono di fronte agli interessi degli adulti”.
 
“Se in sei mesi si può divorziare che senso hanno questi matrimoni?”, si domanda il presidente di Aibi, concludendo: “Se è così facile fare e disfare una famiglia, crolla tutto”.
 
 
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