E chi è il mio prossimo?

Una lettura dei bisogni relativi all'eslcusione sociale nel Triveneto: il report di Caritas

 

“Servire i poveri vuol dire servire Cristo, perché i poveri sono la carne di Cristo. E se serviamo i poveri insieme, vuol dire che noi cristiani ci ritroviamo uniti nel toccare le piaghe di Cristo”. Così Papa Francesco durante un’intervista di qualche giorno fa al quotidiano dei Vescovi, Avvenire, una frase che ben si adatta per spiegare il senso e l’importanza di lavorare in rete per le Caritas Diocesane nella regione conciliare del Nord-Est, con l’obiettivo di rispondere uniti alla sfida che la grave marginalità, vale a dire i fratelli più poveri, pone oggi alla Chiesa. Il  Rapporto “E chi è il mio prossimo?” che abbiamo presentato rappresenta uno degli scopi fondanti della Caritas: la lettura dei bisogni per risposte di senso. “Il Report è uno strumento che fornisce un quadro generale, senza la pretesa di essere esaustivo, relativamente al lavoro dei Centri di Ascolto delle Caritas del Nord-Est attraverso una griglia di lettura dei fenomeni che caratterizzano la grave marginalità – ha introdotto don Marino Callegari, Delegato delle Caritas Nord-Est – Si tratta di una prima riflessione sulle motivazioni che hanno spinto tali realtà a occuparsi di persone condizionate da processi di impoverimento tali da spingerli verso lo status di grave marginalità, che si caratterizza come un fenomeno multidimensionale”. La rete di accoglienza delle Caritas diocesane del Nord-Est (15 Caritas diocesane e 15 Diocesi) è un sistema cresciuto nel tempo all’interno dei singoli territori, in risposta a fenomeni che si sono differenziati da Diocesi a Diocesi.  È importante quindi cogliere il processo progressivo di costruzione degli interventi a favore delle persone povere e in condizioni di grave marginalità. È un sistema composito che riconosce un mandato condiviso: rispondere attraverso l’accoglienza ai problemi complessi delle persone che vivono in condizioni di povertà, di marginalità o di esclusione sociale. “Questo Report che nasce dalla volontà delle Caritas del Nord-Est di migliorare qualitativamente il proprio servizio anche attraverso l’Osservatorio Caritas (OS.Car) può avere come obiettivo quello di provare a dare un profilo preciso al “come” le nostre Caritas vivono e svolgono il servizio di accoglienza rispetto a persone in stato di povertà estrema – ha spiegato don Giovanni Sandonà, già Direttore Osservatorio Povertà –  Ne è venuto fuori un profilo bello del volontariato di relazione, ossia, di come la relazione di accoglienza e accompagnamento genera percorsi di inclusione sociale. Ciò si evince sia dal numero degli operatori e volontari dediti alla relazione di aiuto, sia dalle proposte che ne derivano, andando oltre l’accoglienza in strutture solamente emergenziali e verso altre modalità di accompagnamento, come gli appartamenti protetti o in semi autonomia o in autonomia completa. E altrettanto vale per l’impegno sempre maggiore di proposte di formazione al lavoro, sia pur con la modalità obbligata della situazione di persone emarginate.  Resta dolente – ha concluso don Sandonà – il problema della residenza, senza la quale molti dei senza dimora non possono accedere a nessuna forma di tutela socio-sanitaria e previdenziale. Così come, la presa in carico da parte della rete dei Servizi Sociali Territoriali: dato evidenziato dal 36% degli accolti in carico solo alle nostre Caritas”. Il Report, pertanto, può essere un utile strumento per un confronto in ambito pastorale con le Caritas parrocchiali e Zonali o Vicariali presenti nelle comunità cristiane, nonché motivo e strumento di confronto in ambito civile e con le amministrazioni locali.   Entriamo nel merito. Le diverse Diocesi del Nord Est contano 130 strutture censite dalla ricerca, mentre il numero complessivo delle strutture Caritas NE è di 206, dedicate all’accoglienza di persone in grave e gravissima marginalità sociale. I posti letto, al 1 giugno ‘15, sono 980 di cui: 346 dormitori/emergenza; 314 Case accoglienza utenza eterogenea; 13 Casa-famiglia (minori e madri) 139 Alloggi semi-protetti; 134 Alloggi in autonomia; 34 Housing First.   Chi sono le persone accolte? Quali le loro problematiche? Le persone accolte nelle 130 strutture prese in esame sono state 3.896 nel 2015, così come nel 2014 erano state 3.865. Per la maggioranza sono uomini di origine straniera, anche se considerando i dati di stock (vedi dati profilo al 01giugno 2015 e persone presenti il 31/12/2014) l’incidenza delle persone immigrate diminuisce dal 73% del totale al 50%, a significare che nella popolazione straniera il turnover è maggiore. I profili che il Rapporto traccia su un campione di 608 persone accolte al 1 giugno 2015 nelle diverse residenze, ci dicono che sono prevalentemente maschi (79%), celibi (52%) e si dividono in due gruppi quasi omogenei, con gli italiani che rappresentano il 50,3% del campione, gli stranieri comunitari con il 5,6% e gli stranieri extra UE con il 44,1%. L’età delle persone accolte si presenta con caratteristiche ed evidenze variegate: gli immigrati sono più giovani e si addensano prevalentemente nei primi tre gruppi d’età (fino a 39 anni) mentre gli italiani sono più anziani e in maggioranza negli ultimi tre gruppi con forte significatività oltre i 50 anni. La multi problematicità di tutte le persone accolte, ruota in modo rilevante sulle dimensioni legate alla casa, al reddito e al lavoro. A queste tre dimensioni per le persone italiane, concorrono al disagio in maniera rilevante anche la sfera della famiglia (assenza di relazione), della salute, della dipendenza, dell’autonomia psico-fisica, della devianza, dell’istruzione e della socialità. Per le persone straniere, da tempo presenti in Italia e con regolari permessi di soggiorno, l’indagine registra una minore multi problematicità rispetto agli italiani: si confermano le macro dimensioni legate al reddito, al lavoro e alla casa a cui e assume rilevanza la dimensione della scolarità (69,1%). Tutte la altre problematiche son a livelli inferiori, con percentuali tutte al disotto del 25% . “I dati – ha evidenziato Paolo Molinari ricercatore scientifico dell’IRES del Friuli Venezia Giulia – rilevano che gli italiani accolti nelle residenze della Caritas sono il gruppo più problematico”   Innovazione per i servizi e strutture per il futuro La Rete Caritas per la gravissima marginalità, da qualche anno, sta riflettendo su un cambio di rotta che porti fuori dai dormitori più persone possibile spostando l’accoglienza verso il modello degli alloggi in autonomia perché convinta che sia la strada giusta che permetta di potenziare l’autonomia dei senza dimora, o parte di essi, a iniziare dal vivere, dopo la strada, uno spazio abitativo destinato loro in modo esclusivo. All’alloggio viene associato un progetto individualizzato, realizzato attraverso una presenza educativa. I Volontari Caritas: una risorsa imprescindibile Intorno alle strutture di accoglienza prese in esame dal Rapporto, sono 196 gli operatori dipendenti. Accanto a loro 663 volontari. Naturalmente il dato riguardante i volontari è come per gli operatori, riferito alle strutture censite ma possiamo affermare che in ogni Caritas i volontari che ruotano intorno alle strutture di accoglienza sono migliaia, a sostenere quanto sia importante per le Caritas il ruolo del volontariato per i propri servizi: persone sensibili e impegnate in completa gratuità.

 
 
Scarica il report sulla grande marginalità per l’anno 2016