“E’ necessario produrre nuove visioni del mondo e della storia”

Il Vescovo Beniamino a chiusura dell’Anno Santo della Misericordia

 
Ecco alcuni passaggi dell’omelia del vescovo Beniamino durante la Santa Messa di ringraziamento a compimento del Giubileo della Misercordia (Cattedrale 19 novembre 2016):
 
All’inizio della Santa Messa abbiamo voluto ricordare quel “fiume di carità” e di solidarietà generato in noi e nelle nostre comunità dalla Misericordia di Dio. Nel corso di quest’anno così ricco di grazia, intessuto da tanti avvenimenti di gioia e di dolore, di speranza e di sconforto, abbiamo fatto l’esperienza della Misericordia, abbiamo incontrato il volto misericordioso del Padre e, da questo incontro, è scaturito chiaro e deciso l’impegno di “essere misericordiosi come il Padre”; misericordes sicut Pater è stato il motto dell’Anno Giubilare. Abbiamo compreso così che la Misericordia è l’architrave che sorregge la vita della Chiesa, la dimensione costitutiva della sua missione nel mondo.

    Non sta a noi fare bilanci o dare valutazioni sui frutti o sui risultati di questo Giubileo: essi appartengono solo al Signore che conosce e che scruta i cuori di ciascuno. Noi, invece, siamo chiamati ad accogliere quest’anno come un momento favorevole per cambiare vita, per convertirci, per lasciarci toccare il cuore dalla grazia di Dio. Alla fine di tutto, dobbiamo cercare di passare da un anno straordinario della Misericordia a una testimonianza ordinaria, feriale, quotidiana di essa affinché diventi misericordia ricevuta e misericordia donata.
    La misericordia deve diventare esperienza costante di conversione personale e comunitaria perché — come ci ricorda Papa Francesco — alla radice dell’oblio della misericordia c’è sempre l’amor proprio, quello troppo centrato su se stessi, che prende la forma della ricerca esclusiva dei propri interessi, dei propri affari, nella limitata cerchia degli amici.

    Il primo passo di questa conversione consiste nel riconoscere i propri limiti, sia i nostri egoismi sia le nostre omissioni. Questo ci consente di vedere più chiaramente le disparità, le ingiustizie e tutte quelle condizioni negative che “rendono straniera la misericordia nel mondo”. Questo percorso di conversione ci porta — con l’aiuto della grazia di Dio — a essere “testimoni di misericordia” nelle relazioni interpersonali, all’interno delle comunità religiose e civili, nel nostro mondo, avendo come statuto le Beatitudini e come stile di vita l’attuazione delle Opere di Misericordia corporali e spirituali.

    A partire da questo Anno Santo siamo chiamati a ripensare con audacia nuove forme istituzionali, fuori e dentro la Chiesa, in grado di garantire le mediazioni indispensabili per produrre nuove visioni del mondo e della storia che siano capaci di infondere una nuova spinta alla giustizia e alla pace negli ambiti cruciali della vita degli uomini e delle donne del nostro tempo, sia a livello economico, sia a livello politico e sia culturale.


    Per segnare, allora, la continuità testimoniale dell’Anno Santo della Misericordia, desidero riproporre i medesimi impegni che ci siamo dati, come diocesi, all’inizio del Giubileo: i sostegni di vicinanza per persone o famiglie che stanno attraversando un periodo di difficoltà economiche, l’accoglienza di piccole comunità di richiedenti asilo, mediante la collaborazione di volontari adeguatamente preparati, in rapporto con la Caritas diocesana e, in fine, l’adesione alla campagna “i primi mille giornidi vita”, in favore di mamme e di bambini del Mozambico, dove stiamo per aprire una nuova missione come diocesi di Vicenza; una nuova missione che diventerà un segno permanente di questo Anno Santo.