«Finalmente a casa»

Per tutti è un momento di grande gioia, ma il pensiero va alle parrocchie del Camerun rimaste senza pastori


Ieri sera, martedì 3 giugno 20114, accogliendo don Giampaolo Marta e don Gianantonio Allegri al loro arrivo all’aeroporto di Ciampino, dove sono giunti poco dopo le 20.45, il Vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol ha detto loro: «Non vi abbiamo lasciati soli un minuto!». Infatti in questi giorni di angoscia non solo i cristiani della Chiesa di Vicenza, ma anche quelli delle comunità in cui essa è presente nel mondo, in particolare Camerun, Thailandia e Brasile, hanno levato al Signore, senza sosta, «un oceano di preghiere».

Così, dopo la drammatica esperienza del rapimento in Camerun durata quasi 2 mesi, i due preti “fidei donum” vicentini sono finalmente a casa. E sono a casa anche don Maurizio Bolzon e don Leopoldo Rossi, loro confratelli e compagni di missione che hanno voluto rimanere nel Paese africano fino alla loro liberazione, nonostante motivi di sicurezza ne consigliassero l’immediato rientro.


«E’ come un macigno che mi viene tolto dal cuore», confessa mons. Beniamino Pizziol, che non ha mai smesso di adoperarsi con le istituzioni preposte affinché la vicenda giungesse a esito positivo. Soprattutto non ha mai smesso di pregare e di sperare: «Ho sempre avuto speranza, perché la mia è la fede della speranza».

«Tra poco i riflettori su questa vicenda si spegneranno – spiega il Vescovo -, subito dopo aver soddisfatto la comprensibile curiosità sulle condizioni della prigionia e sulle modalità del rapimento e del rilascio. Ma per la nostra Chiesa di Vicenza si pongono alcuni interrogativi più profondi: quali conseguenza porta con sé questa vicenda così dolorosa e drammatica? Come ci porremo verso la nostra Chiesa sorella in Camerun?».

Domande che non possono essere disgiunte da un’altra: che cosa hanno ottenuto le persone che hanno posto in atto il rapimento? «Forse “un pugno di dollari” – risponde mons. Pizziol, perché, se c’è stato pagamento di riscatto, sarà stato esiguo; forse un riconoscimento della loro forza nei confronti del governo camerunese… Ma per gli africani veri, quelli che aspirano alla giustizia, alla pace e a un futuro dignitoso, che cosa hanno ottenuto? Solo un passo indietro, perché hanno provocato la fuoriuscita dal Paese di molti missionarie e missionari, religiosi e laici».

Proprio per questo, ora, il Vescovo di Vicenza manifesta «riconoscenza ai 4 preti fidei donum don Giampaolo, don Gianantonio, don Maurizio e don Leopoldo e alle suore, a cominciare da suor Gilberte», che è stata trattenuta in Camerun per accertamenti sul suo stato di salute. E poi esprime «vicinanza e solidarietà: alla diocesi di Maroua, che è la più colpita da questo avvenimento, e alle popolazioni del Camerun, in particolare quelle più povere».

Don Arrigo Grendele, direttore dell’Ufficio missionario di Vicenza, si fa portavoce di un profondo ringraziamento alle Suore della Divina Volontà presenti nel nord del Camerun: «In queste settimane di grande rischio per tutta la zona in cui erano i nostri preti “Fidei donum”, hanno offerto accoglienza e casa a don Maurizio e don Leopoldo». Per il momento, le religiose della congregazione che ha la Casa madre a Bassano del Grappa, rimangono nelle due missioni di Marouà, dove le suore venete sono 4, e di Yaoundé, dove ce n’è una.

Un’analisi su che cosa sta accadendo nella regione la offre don Lorenzo Zaupa, vicedirettore dell’Ufficio missionario, che ha trascorso 13 anni i Camerun dove, tra l’altro, ha avviato la presenza vicentina a Tchere, la parrocchia dei due preti rapiti: «E’ una zona stretta tra i confini con il Ciad e la Nigeria, perciò molto instabile. Qui ci sono gruppi di islamici che si oppongono al governo centrale e che in pochi anni sono passati dal banditismo a prove di forza più consistenti. Attraverso rapimenti come questo raggiungono due scopi: da un lato fanno “scappare” tutti gli occidentali, così da avere campo libero e dettare legge; dall’altro, attraverso il riscatto, ottengono i soldi necessari ad arruolare giovani e ragazzi per costituire un esercito di criminali».

Probabilmente don Giampaolo e don Gianantonio sono stati tenuti prigionieri in Nigeria, dove, in una foresta, era stato ricavato un ampio recinto. Non è stato fatto loro del male… I particolari sulla loro vicenda li conosceremo nei prossimi giorni. Per il momento, se pure è comprensibile il desiderio di molti di incontrarli e farsi raccontare l’accaduto, la discrezione e il rispetto verso di loro sono d’obbligo.

Intanto il Vescovo ha indetto una nuova veglia diocesana di preghiera, «dopo le due di supplica, ora è la volta di ringraziare insieme il Signore», che si terrà venerdì 6 giugno 2014, alle ore 20.45, nella Basilica di Monte Berico.
 

Luca de Marzi