Formazione dei Gruppi ministeriali ed evangelizzazione

Sabato 14 ottobre a Villa San Carlo il primo dei tre incontri a cui sono invitati anche i parroci

 
 Una presenza attiva per aiutare la comunità a tenere viva la fede delle persone e stimolare la parrocchia ad essere soggetto di evangelizzazione nel territorio in cui abita. È questo il compito dei gruppi ministeriali. Per quelli già costituiti e attivi, chiamati a tenersi aggiornati, sono previste tre date di formazione permanente incentrate sulla missione di annunciare il Vangelo nel territorio di appartenenza, prendendo come riferimento “Evangelii Gaudium”.

Si inizia sabato 14 ottobre, a Villa S. Carlo a Costabissara, dalle 9 alle 12 e pranzo conclusivo. Si proseguirà poi nelle date di sabato 24 febbraio e sabato 21 aprile 2018. Assieme ai gruppi ministeriali sono invitati alla formazione anche i parroci, dal momento che la cura d’insieme della vita pastorale della parrocchia viene fatta in stretta e diretta collaborazione tra i due soggetti. «Gli anni scorsi, nella formazione, ci siamo concentrati sul rapporto del gruppo ministeriale con, rispettivamente, la comunità cristiana, gli organismi di partecipazione (consiglio pastorale e commissione affari economici), e con il parroco – spiega Sergio Grande dell’équipe -. Da qui è scaturita una riflessione sull’identità di un gruppo, quale è quello ministeriale, che svolge un servizio all’interno della comunità e che ha, quindi, necessità di essere punto di riferimento per essa, soprattutto per gli animatori dei gruppi e gli operatori pastorali e, nelle Unità pastorali, per quelle comunità cristiane dove non risiede il parroco». Sul rapporto tra gruppi ministeriali e organismi di partecipazione, c’è la consapevolezza che i primi non possono sostituirsi ai secondi, perché questi ultimi rappresentano gli organismi di orientamento e discernimento di una comunità, mentre il gruppo ministeriale si pone come elemento propositivo all’interno di un consiglio pastorale, ne assume gli orientamenti e fa sì che la comunità li concretizzi. Il terzo rapporto, quello con il parroco, ha senso perché il gruppo non può assumere funzioni autonome, ma rappresenta un’esperienza di partecipazione e condivisione alla responsabilità della vita pastorale della comunità. «Dopo questo cammino, lo scorso anno siamo passati alla metodologia, ossia all’esperienza di lavorare in gruppo, in un rapporto cordiale e intenso con la comunità – prosegue Sergio -, mentre quest’anno, fulcro della formazione permanente sarà l’annuncio del Vangelo come missione». Oggi i gruppi ministeriali della Diocesi di Vicenza sono 62, composti da 194 membri, dai 40 ai 70 anni, con una prevalenza di donne (121). Un quinto rispetto al numero delle parrocchie, che sono in totale 355. «Ma c’è un dato confortante – commenta Sergio -: quest’esperienza, nata nel 2001, ha avuto inizialmente un percorso lento, ma negli ultimi 3 anni sono entrate ben 92 persone, di cui 48 ufficializzate nell’ultima veglia di Pentecoste con mandato del Vescovo. Metà dei membri dei gruppi ministeriali attivi sono, quindi, di recente nomina. Questo sta a significare che c’è un interesse forte nelle nostre comunità che vedono in questo servizio una possibilità di sopravvivenza”. Ad avvicinarsi a questo ruolo sono quelle persone con un passato di servizio nella comunità di appartenenza, come è il caso di Emanuela Peretti, prima catechista e membro del consiglio pastorale e ora appartenente al gruppo ministeriale di Brendola. Accanto a lei, altre dieci persone provenienti dalle quattro parrocchie, età media 45/50 anni. «Siamo in un momento di ricambio: alcuni membri sono usciti, altre sette persone, che si formeranno nei corsi del prossimo anno, stanno per entrare – spiega Emanuela -. Siamo il gruppo che collabora in modo più stretto con i sacerdoti della zona. A volte con fatica, ma cerchiamo di mantenere l’idea di partenza della costituzione del nostro gruppo, ossia quella di non prendere iniziative, ma di individuare i bisogni e le difficoltà, riportarli nel consiglio pastorale, accogliere le iniziative proposte e cercare di attuarle, identificando quelle persone che possono concretizzarle».