Giornata di memoria dei Missionari martiri per ricordare chi ha creduto nell’amore fino a dare la propria vita

Veglia diocesana a Monte Berico la sera di sabato 22 marzo 2014

 
Il 24 marzo ricorre la Giornata di memoria dei missionari martiri, occasione di preghiera e di digiuno sia nel ricordo di quanti, attraverso i secoli, hanno immolato la propria vita proclamando il primato di Cristo e annunciando il Vangelo fino alle estreme conseguenze, sia per ribadire il valore supremo della vita che è dono per tutti. Inoltre, fare memoria dei martiri è acquisire una capacità interiore di interpretare la storia oltre la semplice conoscenza.

La scelta della data è ispirata al martirio del Vescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero, ucciso il 24 marzo 1980 mentre stava celebrando l’Eucaristia.

Lo slogan della Giornata 2014 è “Martyria: abbiamo creduto nellì’amore”. La Diocesi di Vicenza la celebra attraverso una Veglia, che si terrà nella Basilica di Monte Berico alle ore 20.30 di sabato 22 marzo 2014, nella quale saranno offerte testimonianze sulle persecuzioni subite dai cristiani, a motivo della fede, in tante parti del mondo, anche in Paesi a noi geograficamente vicini. Sarà pure motivo per ricordare i 22 operatori pastorali uccisi nel 2013 e per fare memoria dei 12 martiri della Chiesa vicentina.

Ogni parrocchia e ogni comunità, inoltre, sono invitate a dare spazio alla memoria dei missionari martiri nella giornata di lunedì 24 marzo o in un venerdì di Quaresima. Materiale e informazioni a riguardo possono essere reperiti nel sito internet dell’Ufficio Missionario (www.missioni.vicenza.chiesacattolica.it).  

Chi sono i missionari martiri?

«Sono i testimoni di una fede e di una Chiesa presente nella quotidianità – spiega don Arrigo Grendele, direttore dell’Ufficio per la pastorale missionaria di Vicenza -. Scorrendo le poche notizie che si riescono a raccogliere sui 19 sacerdoti, la religiosa e i due laici a cui è stata tolta la vita nel 2013, ancora una volta si osserva che la maggior parte di loro è stata uccisa in seguito a tentativi di rapina o di furto, aggrediti in qualche caso con efferatezza e ferocia, segno del clima di degrado morale, di povertà economica e culturale dei contesti umani e sociali in mezzo ai quali vivevano, portando avanti la missione di annuncio del messaggio evangelico senza compiere gesti eclatanti, ma testimoniando la loro fede nell’umiltà della vita quotidiana».
 

Aggiunge don Arrigo Grendele: «La Chiesa ci ricorda che da queste morti violente può nascere anche una luce di speranza. A questo proposito desidero evidenziare due segni: l’apertura, nel 2013, del processo di beatificazione delle sei missionarie italiane delle Suore delle Poverelle di Bergamo, morte in Congo nel 1995 per aver contratto il virus ebola pur di non lasciare la popolazione priva di assistenza sanitaria. Sono state definite “martiri della carità”. Poi la beatificazione di don Pino Puglisi».

La Giornata dei missionari martiri è infine l’occasione per pregare per gli operatori pastorali della cui sorte probabilmente non si avrà mai notizia, e poi per quelli sequestrati o scomparsi, come il gesuita italiano padre Paolo Dall’Oglio rapito in Siria.