GMG: la gioia della prima mattinata insieme e la visita ai campi di concentramento

Il silenzio commosso dei giovani vicentini a Birkenau

 
 I giovani vicentini che stanno partecipando alla XXXI Giornata Mondiale della Gioventù (e sono più di 800) si sono finalmente riuniti tutti insieme: quelli partiti una settimana fa per la proposta più lunga con quelli arrivati a Cracovia soltanto lunedì sera, per la proposta corta.

La mattina di martedì è stata un grande e gioioso abbraccio. Ad accogliere i giovani vicentini nella chiesa dell’Esaltazione della Croce c’era già il vescovo Beniamino che li ha esortati a vivere con intensità la settimana che hanno davanti. E se la mattinata è continuata nell’allegria dei giochi, dei canti e delle foto condivise, il pomeriggio ha assunto un tono ben diverso con la visita, un vero pellegrinaggio, al campo di concentramento di Auschwitz e a quello di sterminio di Birchenau. Qui la domanda seria, inesauribile sul male si è fatta silenzio e preghiera. E’ davvero bello stare tra tanti giovani allegri, pieni di gioia e di vita, pronti a cantare a squarcia gola e a farsi selfie continuamente, ma capaci poi anche di fermarsi in silenzio, presi da profonde riflessioni e interrogativi. Le coloratissime mantelle per la pioggia stridevano tra le vie dei campi di concentramento, segni di  un male recente che non deve ripetersi. La presenza di questi giovani è stata, tuttavia, anche  il segno del desiderio di una vita diversa, pur iniziando da questa ferita aperta nel cuore d’Europa. Molti di questi ragazzi hanno condiviso l’importanza della visita di oggi per poter far memoria della storia che è di ciascuno, nonostante sia lontano dalla vita quotidiana di ognuno. Ecco già si è rivelato il popolo della GMG. Un popolo che indossa le magliette del Sermig e di Assisi; della Papa Giovanni e di tanti, tantissimi campi e grest parrocchiali. Un popolo allegro e variopinto, capace di far festa (anche con poco), ma anche di pensare, pregare, stare assorto in meditazione. E soprattutto di agire, pronto al servizio e alla condivisione. Di questo popolo ha bisogno, ora più che mai, l’Europa. Magari partendo da Cracovia, periferia di un continente che davvero ha bisogno di ritrovare la speranza in quella radici che non pensava forse neppure più di avere. Don Alessio e Suor Naike

 
 
 
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