Il cammino delle Unità pastorali: venerdì 20 ottobre le assemblee zonali

Un momento di sintesi e verifica verso l'Assemblea diocesana di gennaio 2018

 
 
 
All’inizio fu l’Unità pastorale delle Valli Beriche, comprendente oggi le parrocchie di Fimon, Arcugnano, Perarolo, Villabalzana, Pianezze, Lapio, Torri di Arcugnano. Si era all’inzio degli anni ‘90 e l’esperienza delle Unità pastorali muoveva i suoi primi passi. Oggi le Unità pastorali sono 97 per più di 300 parrocchie e altre cresceranno. Su questa realtà, che sta ridifinendo il volto della Chiesa vicentina, la Diocesi da alcuni mesi sta riflettendo con l’obiettivo di fare un passo in avanti. Ora questa riflessione sulle Unità pastorali e sui cambiamenti riguardanti l’essere comunità ecclesiale prosegue con una tappa particolarmente importante.

Il 20 ottobre prossimo in dieci incontri contemporanei saranno presentate quelle che sono state definite come le “proposizioni” sul cammino che la Chiesa di Vicenza sta facendo a partire dalle Unità pastorali. Queste “proposizioni” (in sostanza delle indicazioni pastorali) sono il frutto di un lavoro articolato a partire dalle riflessioni sviluppate nelle dieci zone (raggruppamenti di vicariati pensati per esigenze organizzative) interpellate in proposito con un questionario. Questi materiali, affinati e sintetizzati da un gruppo di lavoro formato da laici, preti, diaconi, religiosi e religiose sono stati recentemente presentati al Consiglio pastorale diocesano e al Consiglio presbiterale in una seduta congiunta. Ora siamo al penultimo passaggio, l’Assemblea diocesana articolata nelle dieci zone dove si raccoglieranno ulteriori contributi. Il testo quindi verrà consegnato al Vescovo per essere rielaborato e presentato, in veste ufficiale, il 14 gennaio 2018. Abbiamo parlato di questo appuntamento, delle sfide in atto e delle problematiche che si palesano di fronte a una Chiesa che sta cambiando fisionomia con don Flavio Marchesini, direttore dell’Ufficio per il coordinamento della pastorale. Don Flavio, partiamo da qualche nota tecnica. Chi è invitato a questa Assemblea diocesana per zone pastorali? «Tutti i membri dei consigli pastorali parrocchiali. Noi del gruppo di lavoro ci divideremo per essere presenti in tutte le zone e saremo gli “animatori” della serata. Ci occuperemo, in sostanza, di dirigere l’evento. Fino ad oggi, nelle dieci zone pastorali visitate, abbiamo avuto una media di 200 persone ad incontro, cosa che ci ha resi molto soddisfatti. Ci auguriamo di replicare, se non addirittura di aumentare, questi numeri il 20 ottobre, dal momento che anche i vicari sono stati sollecitati ad estendere inviti personalizzati». Qual è il senso di questo appuntamento? «Fare una sintesi delle esperienze delle Unità pastorali di questi 25 anni e offrire al Vescovo punti fermi, problemi e prospettive su cui egli stesso potrà lavorare per un suo discernimento e una sintesi finale. La cosa più importante di questo incontro è che le persone dicano che quello che noi abbiamo raccolto e sintetizzato (es. più dialogo preti/laici, più fraternità presbiterale, meno messe per mancanza di forze…) è ciò che loro hanno effettivamente detto negli incontri precedenti». Un ritorno, quindi, quello nelle zone pastorali, obbligato, per garantire una maggiore partecipazione possibile. «Sì, affinché il Vescovo possa avere in mano non quanto detto esclusivamente dal gruppo di lavoro, formato da 25 persone, ma  qualcosa frutto di un lavoro sinodale, collettivo». Cosa è già emerso? «Non vorrei essere drastico, ma possiamo dire che quello che è emerso è… che non abbiamo alternativa». Cosa vuol dire? «Il numero di preti sta diminuendo a vista d’occhio. Non possiamo fare a meno di crescere nella condivisione delle attività, non possiamo continuare a fare le stesse cose del passato, perché non abbiamo più le forze. Questo ci fa crescere in unità e ci obbliga a confrontarci per camminare insieme, dando maggiore spazio e responsabilità ai gruppi ministeriali, sperando che anche loro siano capaci di comunione». Un ruolo sempre più rilevante, all’interno di tutto questo, è quindi quello dei laici. «Sì, occorre davvero che i preti riescano a delegare, responsabilizzare e avere maggior fiducia nei laici, e non pretendere di far tutto da soli, perché non è possibile. Dall’altra parte, è importante che i laici mostrino competenza ma anche vera passione per la comunità e spirito di servizio». Ma come stanno andando, le Up? Com’è la situazione attuale? «Le Up hanno difficoltà, e non irrilevanti, dovute soprattutto al fatto che non siamo abituati a lavorare in modo comunitario. Ci sono difficoltà obiettive tra preti, tra preti e laici e tra gli stessi laici, perché – bene o male – questa nuova configurazione di Chiesa mette a nudo le nostre tentazioni di potere. Dobbiamo invece renderci consapevoli che oggi si deve lavorare, ancora più di ieri, in un senso di servizio». Quante sono le Up oggi? «Sono 97 e raccolgono 302 parrocchie. È già un ottimo risultato. Le parrocchie che rimangono sole, ad oggi, sono 53. Probabilmente una parte di queste, nel prossimo settembre, entrerà a far parte di una Unità pastorale».
 

Margherita Grotto
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