“Il compito educativo è una missione chiave!”

NOTA DEI VESCOVI DEL TRIVENETO SU ALCUNE URGENTI QUESTIONI
DI CARATTERE ANTROPOLOGICO ED EDUCATIVO

Noi Vescovi del Triveneto siamo quotidianamente raggiunti – soprattutto nell’incontro con persone, famiglie, parrocchie e realtà associative – da notizie e questioni preoccupanti che riguardano la vita delle persone in tutti i suoi aspetti. Una vita che – ne siamo consapevoli – è dono di Dio ed è cosa preziosa, ma è minacciata e resa fragile da molte cause. In occasione della 36ª Giornata per la Vita desideriamo ribadire, in comunione con la Chiesa italiana, la nostra preoccupazione per tante situazioni che contrastano la vita in tutte le sue fasi, dal concepimento alla nascita, dalla crescita alla piena maturità, dal declino fino alla morte naturale. Tale preoccupazione diventa per la Chiesa impegno a continuare, insieme a tutte le persone di buona volontà, a sostenere la vita umana in ogni momento e in ogni circostanza, ribadendone l’inviolabile dignità ed offrendo concreti aiuti a chi vive fragilità e sofferenze. Il perdurare della crisi economica ci spinge ad essere vicini a chi ha perso il lavoro, alle famiglie che non arrivano a fine mese, ai giovani che non riescono a inserirsi nel mondo produttivo. Vogliamo continuare con le nostre Chiese – in particolare attraverso le Caritas -l’opera di ascolto, aiuto, sostegno alle situazioni di difficoltà e invitiamo tutti coloro che possono offrire occasioni concrete di lavoro a un di più di generosità e di inventiva. Consapevoli del venir meno di molte tutele sociali, incoraggiamo e ci impegniamo a sostenere chi opera a favore dei molteplici disagi delle persone e delle famiglie. E ribadiamo in questa giornata l’appello a “generare futuro”, sostenendo concretamente quel desiderio dei giovani sposi di generare figli che spesso “resta mortificato per la carenza di adeguate politiche familiari, per la pressione fiscale e una cultura diffidente verso la vita1.Esprimiamo vicinanza a chi soffre per le condizioni – spesso non rispettose della dignità umana – di carcerato, profugo o straniero e invitiamo chi ne ha la responsabilità ad assumere i necessari interventi legislativi e amministrativi, assicurando contemporaneamente  l’impegno della comunità cristiana verso queste sorelle e questi fratelli. Senza trascurare tali aspetti di difesa e promozione della vita, sentiamo oggi in particolare il dovere di soffermarci più diffusamente su alcune questioni educative che riguardano aspetti fondamentali e delicatissimi dell’essere umano, con numerose e preoccupanti ricadute in ambito culturale, formativo, educativo e, quindi, politico della nostra società (triveneta, italiana, europea) e che toccano e coinvolgono in modo diretto la vita delle persone, delle famiglie e della scuola.  Ci sentiamo così in sintonia con il decennio che la Chiesa italiana sta dedicando al tema dell’educazione e in piena consonanza con quanto papa Francesco ha di recente espresso con forza, mettendo in rilievo come la situazione attuale ponga dinanzi sfide sempre nuove e più difficili: “Il compito educativo è una missione chiave!”2A questo riguardo, ci riferiamo al dibattito sugli “stereotipi di genere” e sul possibile inserimento dell’ideologia del gender nei programmi educativi e formativi delle scuole e nella formazione degli insegnanti, ad alcuni aspetti problematici presenti nell’affrontare in chiave legislativa la lotta all’omofobia, a taluni non solo discutibili ma fuorvianti orientamenti sull’educazione sessuale ai bambini anche in tenera età, alle richieste di accantonare gli stessi termini “padre” e “madre” in luogo di altri considerati meno “discriminanti” e, infine, al grave stravolgimento – potenziale e talora, purtroppo, già in atto – del valore e del concetto stesso di famiglia naturale fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna.Questa inedita situazione richiede a noi Vescovi, prima di tutto, e alle comunità ecclesiali di non venir meno ad un compito e ad una testimonianza di carità e verità che rappresentano il primo e concreto modo per servire e promuovere l’uomo e la vita buona nella nostra società. Ci sentiamo, in tal senso, sollecitati da Papa Francesco, il quale ci ha appena ricordato che “i Pastori, accogliendo gli apporti delle diverse scienze, hanno il diritto di emettere opinioni su tutto ciò che riguarda la vita delle persone, dal momento che il compito dell’evangelizzazione implica ed esige una promozione integrale di ogni essere umano. Non si può più affermare che la religione deve limitarsi nell’ambito del privato…”3Di fronte a quella che si configura come una vera “emergenza educativa”, noi Vescovi avvertiamo la responsabilità e il dovere di richiamare tutti alla delicatezza e all’importanza di una corretta formazione delle nuove generazioni – a partire da una visione dell’uomo che sia integrale e solidale – affinché possano orientarsi nella vita, discernere il bene dal male, acquisire criteri di giudizio e obiettivi forti attorno ai quali giocare al meglio la propria esistenza e perseguire la gioia e la felicità del compimento.4Riaffermiamo, come prima cosa, la dignità e il valore della persona umana e poi la tutela e il rispetto che si devono ad ogni persona, soprattutto se in situazioni di fragilità, nonché la necessità di continuare a combattere strenuamente ogni forma di discriminazione (di carattere religioso, etnico, sessuale) o, addirittura, di violenza.Sottolineiamo, altresì, il grave pericolo che deriva, per la nostra civiltà, dal disattendere o stravolgere i fondamentali fatti e principi di natura che riguardano i beni della vita, della famiglia e dell’educazione, confondendo gli elementi obiettivi con quelli soggettivi e veicolati da discutibili concezioni ideologiche della persona che non conducono al vero bene né dei singoli né della società.Riconosciamo la “ricchezza insostituibile della differenza”5 – specialmente quella fondamentale, tra “maschile” e “femminile” – e la specificità assoluta della famiglia come “unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore (…), dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne e sono capaci di generare una nuova vita”6