Il discernimento come stile pastorale della Chiesa del futuro

L'intervento di don Gronchi alla Scuola del Lunedì verrà trasmesso su Radio OREB venerdì 9 febbraio alle 11 e alle 22 e sabato alle 10

 
La registrazione dell’intervento di don Maurizio Gronchi  andrà in onda su Radio Oreb  (FM 90.2 e streaming web):

– venerdì 9 febbraio 2018 alle 11.00 e di nuovo alle ore 22.00 – sabato 10 febbraio 2018 alle ore 10. NEL DISCERNIMENTO IL FUTURO DELLA CHIESA: UNO STILE ECCLESIALE E PASTORALE   Don Maurizio Gronchi, docente di teologia alla Pontificia Università Urbaniana, consultore della Congregazione per la dottrina della fede   Vicenza, Centro “Mons. Arnoldo Onisto”, 05 febbraio 2018     Il relatore ha iniziato il suo intervento sottolineando l’importanza del discernimento nella Chiesa universale, evidenziando come esso sia urgente anche nella nostra realtà italiana. Tale tema trova nel magistero di papa Francesco un punto di riferimento ed uno stimolo forte e le due esortazioni apostoliche “Evangelii gaudium” e “Amoris laetitia” ne sono la conferma. Per comprendere il pensiero e l’azione del Pontefice è necessario riferirsi a S. Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, il quale rifletté molto sul discernimento, soffermandosi sulla distinzione tra consolazione e desolazione, dove la prima viene da Dio e la seconda non viene da Dio. Prima ancora del grande Santo spagnolo, questo argomento è stato sviluppato dal Signore Gesù, dai santi Paolo e Giovanni e da molti pensatori, teologi e padri della Chiesa. Si può così comprenderne il valore e la imprescindibilità per la vita cristiana. Cosa significa discernere? Riconoscere ciò che viene da Dio, in primis il Figlio Gesù, suo dono all’umanità, che il credente è chiamato a vedere presente nella storia. In questa fatica consiste la realizzazione della volontà di Dio, sulla quale spesso si rischia di equivocare. Il discernimento è necessario ai nostri giorni, secondo papa Francesco, anche per combattere un’antica eresia ritornata in auge: il pelagianesimo. Questa corrente di pensiero, nata con Pelagio, un monaco vissuto tra il 360 e il 420, sosteneva che la vita cristiana iniziava con l’impegno personale, mettendo così in ombra l’azione della grazia divina. Il Papa richiama alla vigilanza, in tal senso, ricordando che tutto parte da Dio, che la sua grazia ed azione vengono prima dell’agire umano. Il relatore ha, quindi, affermato che coloro che criticano il magistero del Pontefice non riescono a capire che, proprio per la fede in Dio che testimonia, Francesco ha grande fiducia nell’uomo. Cercando, poi, di meglio comprendere il significato del discernimento, don Maurizio lo ha descritto come la considerazione, nei casi concreti della vita, di tutte le possibilità esistenti, nell’ordine di una decisione da prendere, per giungere in serenità, con pazienza, calma e fede, alla scelta migliore. Ne consegue che, per crescere nel bene e in un’ottica evangelica, è necessario maturare nella vita cristiana. Ecco, allora, che il discernimento cristiano richiede l’accoglienza sincera dell’altro, la capacità di ascoltarlo, la presa in considerazione, insieme, di tutte le possibilità emerse circa una scelta e la decisione, che l’altro, e lui soltanto, è chiamato a prendere secondo il Vangelo e l’insegnamento della Chiesa. Il relatore si è, poi, soffermato ad analizzare alcuni passaggi dei due documenti pontifici citati, relativi al tema del discernimento. In “Evangelii gaudium” si trovano due criteri: la sinodalità e la centralità del Vangelo, presenti nei numeri   16, 30, 33, 38, 50, 51, 91, 119 e 189, dove il Papa invita a passare dalla teoria all’incontro con volti concreti di persone, a studiare i segni dei tempi per trovare soluzioni giuste ai problemi, ad avere più fiducia, nella Chiesa, nei laici. Don Maurizio ha anche messo in luce come, nelle due esortazioni apostoliche, emerga chiaramente come Francesco crede nel coinvolgimento di tutta la Chiesa nell’opera iniziata dal Signore Gesù. I due testi seguono un cammino che parte dalla sinodalità, passa per la collegialità, si completa nel primato petrino. Analizzando i numeri sopra citati, il relatore ha, quindi, distinto il cuore del Vangelo dalle periferie dottrinali, azione indispensabile per distinguere l’essenziale dal secondario. La distinzione è da intendere non come esclusione, bensì come ordine. A partire da questa logica, si possono comprendere, nel documento, i no e i sì evidenziati dal Papa, che aiutano ad elaborare un esame di coscienza non più fondato solo sul decalogo di Mosè, ma arricchito e completato dalle 14 opere di misericordia. Nella “Amoris laetitia” Francesco parla con rara chiarezza della famiglia, visti altri pronunciamenti magisteriali, sottolineando il valore della gioia nella concretezza dell’amore. Anche in questa esortazione troviamo due criteri importanti. Il primo è relativo ai semi del Verbo e la realtà imperfetta (nn. 77 – 78) e riguarda la pedagogia divina; il secondo interessa il discernimento personale e comunitario (nn. 299 – 300).   Massimo Pozzer Ascolta la relazione