Il gruppo missionario di Dueville insegna a coltivare la terra in Papua Nuova Guinea

Sostegno ad un progetto contro la fame e la droga

 

Insegnare ai giovani come coltivare la terra per far fronte a fame e malnutrizione in Papua Nuova Guinea. È questa la missione di Suor Caterina Gasparotto, originaria di Marostica, ed è questa la destinazione del fondo di solidarietà raccolto dal gruppo missionario della parrocchia di Dueville. Una destinazione lontana che arriva, appunto, fino in Oceania in un paese frequentemente colpito da terremoti e tsunami.Otto milioni di abitanti, di cui la maggioranza vive in povertà con un tasso di mortalità infantile del 63%.  «Il vescovo dell’arcidiocesi della capitale Port Moresby – spiega Mariolina Tessari, responsabile del gruppo di Dueville – ha richiesto la presenza stabile di religiose nella diocesi di Bereina, nel centro-sud della Papua Nuova Guinea. Ha risposto all’appello l’ordine della Fraternità Cavanis Gesù Buon Pastore, da tre anni impegnata nella missione Outstation con otto suore, tra cui suor Caterina. È stata lei a contattarci per sostenere il progetto agrario». E il gruppo parrocchiale vicentino si è subito attivato raccogliendo circa duemila euro che serviranno per sostenere la costruzione di un’aula dove imparare a coltivare la terra, a sistemare un locale per conservare i prodotti agricoli e a realizzare una cucina per la preparazione e cottura di quanto coltivato.  Tutto ciò in una struttura adiacente alla scuola dove operano le sorelle della Fraternità. Questo “corso di agraria” è stato pensato per una ventina di giovani con l’intento di toglierli dalla strada e dar loro un lavoro che migliori le condizioni alimentari della popolazione. Oltre alla mancanza di un’occupazione, un’altra problematica è il consumo diffuso di Betelnut, droga ottenuta da una noce locale data anche ai bambini per attenuare la fame provocando tumori alla gola e gravi danni al cervello.  Tra le suore e questi ragazzi, quindi, c’è un reciproco scambio: da un lato vengono offerti cibo e istruzione e dall’altro i giovani si impegnano a garantire lavoro per il sostegno della missione e a non assumere sostanze stupefacenti.  «La nostra missione è in mezzo alla giungla a 170 km da Port Moresby; a febbraio è cominciato l’anno scolastico con 170 ragazzi dai 6 ai 9 anni – racconta Suor Caterina, che dopo una breve visita nel Vicentino per raccogliere fondi tornerà in Oceania l’8 dicembre -. In questi anni sono stati realizzati una scuola elementare, un pozzo per l’acqua e pannelli solari per l’elettricità. Con noi ci sono una trentina di giovani dai 17 ai 23 anni che stanno uscendo da una realtà di violenza, reati e tossicodipendenza. Sono loro che, con l’aiuto di tanti volontari venuti dall’Italia per brevi esperienze, hanno fatto ogni cosa e sono diventati parte di noi. Il prossimo passo è proprio il progetto agricolo. Non è un Paese facile, ma in tre anni abbiamo sperimentato i miracoli che il buon Dio compie, quando abbiamo fede e ci affidiamo. Abbiamo accolto con gioia la nomina a Cardinale di John Ribat, Arcivescovo di Port Moresby, e conosciuto il nuovo nunzio apostolico Arcivescovo Mathew Vayalunkal, che ci ha portato la benedizione di Papa Francesco e ravvivato in noi, pur cosi lontani, l’amore per la Chiesa». Alessandro Scandale