Il Mali a Malo: quando anche nell’emergenza le risorse in ogni persona realizzano grandi cose

Il racconto dell'esperienza di accoglienza di 30 volontari

 
Domenica 26 giugno 2016, pochi giorni dopo la Giornata Mondiale del Rifugiato, anche la parrocchia di Malo ha vissuto un momento importante dedicato ai rifugiati, in particolare ai 5 giovani che sono stati accolti.
Durante le Messe delle 10 e delle 19, i ragazzi hanno animato le celebrazioni portando le loro testimonianze e raccontando le loro esperienze di migranti rifugiati. Durante l’offertorio sono stati portati anche dei simboli del loro impegno durante i mesi di accoglienza: un cesto di ortaggi che loro stessi hanno piantato e coltivato nell’orto della parrocchia; un pallone per indicare l’amicizia nata anche sul campo di gioco; un prodotto di artigianato ligneo che loro stessi hanno creato e rappresenta un ponte fra l’Italia ed il Mali, con la scritta “costruiamo ponti, non muri”. La sera, al centro San Gaetano, un’ottantina di persone ha preso parte alla proiezione del film “Timbuktu”, che mostra l’arrivo degli estremisti islamici nel Mali, con tutte le conseguenze che anche i 5 giovani accolti hanno subito direttamente. La giornata di domenica è stata in un certo senso un punto di arrivo del percorso iniziato 9 mesi fa, quando un numeroso gruppo di volontari ha risposto positivamente all’invito del parroco, don Giuseppe Tassoni.  Francesca Zilio, una dei volontari, racconta che non si sono potuti preparare molto perché hanno risposto ad un’emergenza concreta che chiedeva una risposta immediata. “La questura di Vicenza ha chiesto la disponibilità ad accogliere i richiedenti asilo ed il nostro parroco ha chiesto aiuto ai parrocchiani. Abbiamo aderito spontaneamente, senza essere esperti ma cercando di unire la nostra sensibilità e buona volontà”. I punti di forza di questa trentina di volontari sono “l’affiatamento e le diverse competenze che abbiamo, essendo un gruppo molto vario per età e professioni”, dice Francesca. “Il riferimento per questo progetto rimane la Caritas Vicentina che – continua la volontaria – ci offre occasioni per incontrarci e confrontarci, anche con i volontari di altre parrocchie”. Tutti hanno saputo mettere a disposizione i doni, le competenze ed il tempo che hanno… e insieme stanno vedendo crescere i giovani accolti, che hanno tra i 20 ed i 25 anni e attendono ancora di concludere l’iter per lo status di rifugiato. “Dagli incontri con altri migranti accolti in diocesi – continua Francesca – ci siamo accorti del lavoro che i nostri avevano fatto in questi mesi di permanenza a Malo: il loro livello di italiano è più alto, grazie alle numerose insegnanti volontarie che li hanno seguiti tutti i giorni da quando sono arrivati. Varie persone si sono complimentate con loro dopo averli sentiti parlare a Messa, perché non si aspettavano che parlassero così bene. Speriamo che almeno alcuni di loro in autunno possano affrontare l’esame per essere ammessi alla terza media e possano ottenere un titolo di studio riconosciuto in Italia”. Durante i mesi di accoglienza, i giovani non hanno soltanto studiato, ma hanno seguito vari laboratori: l’orto, la cucina, il cucito, lavoro con il legno e con il metallo… In questo modo i volontari hanno cercato di comprendere le attitudini di ciascuno, così da poterli sostenere nell’apprendimento di un lavoro. Tutti questi migranti sperano infatti di poter essere inseriti nel mondo del lavoro, ma hanno anche compreso che l’apprendimento della lingua locale è il primo passo per l’integrazione, quindi anche per trovare un lavoro. Ora i giovani migranti di Malo sono più autonomi, conoscono molte persone, soprattutto della parrocchia, e riescono a tessere relazioni anche al di fuori del gruppo dei volontari, pur continuando ad avere loro come riferimenti. L’esperienza di Malo racconta soprattutto delle risorse nascoste in ogni persona che, se messe in circolazione con quelle di altri, permettono di realizzare grandi cose, come è l’accoglienza di questi 5 giovani. Auguriamo a questi ragazzi, ma anche a tutti i volontari di poter continuare a raccontare la ricchezza e la positività di questa esperienza perché altri si rendano disponibili.“Lo straniero è solo qualcuno che non si conosce” recita un proverbio irlandese e a Malo parrebbero esser stati fatti almeno i primi passi per una reale reciproca conoscenza.Buon cammino!   Naike Monique Borgo  Queste le testimonianze lette dai giovani accolti a Malo: “Un lungo viaggio dal villaggio Aghilò attraverso l’Algeria e la Libia, per sfuggire alle persecuzioni della guerra e per cercare un futuro migliore. Abbiamo visto tante cose brutte. Penso che lo sappiate già che molti esseri umani sono rimasti nel mare e nel deserto nei paesi del Maghreb. E’ molto difficile affrontare questa strada”.   “Con tutta la sofferenza che noi abbiamo vissuto, la fortuna ci ha regalato ora la sicurezza, ringraziamo gli italiani che ci aiutano e Malo, anche per la possibilità di avere imparato la lingua italiana, che ci permette di comunicare con le persone. Speriamo anche di poter lavorare. Dopo aver trascorso del tempo in altri paesi, abbiamo trovato qui una grande sensazione di libertà. Per noi la libertà prima di tutto è dignità, amore, saggezza. Chiediamo a Dio una lunga vita per poter ricambiare tutto ciò che abbiamo ricevuto”.   “Vi ringraziamo per la vostra ugualità e ospitalità: ci sentiamo tutti della stessa famiglia. Che la pace vinca tra di noi nel futuro! E’ difficile spiegare in due minuti com’è il Mali e come si vive là. Grazie per il vostro ascolto!”.