LUTTO NEL CLERO DIOCESANO

Il Signore ha chiamato a Sé don Antonio Visonà

Nel suo testamento spirituale la raccomandazione di prendersi cura dei poveri

La mattina di martedì 4 febbraio 2014, nella chiesa arcipretale di Cornedo Vicentino,  il Vescovo Beniamino Pizziol ha presieduto la liturgia funebre per don Antonio Visonà, prete novantenne tornato alla Casa del Padre lo scorso venerdì 31 gennaio, verso sera.

Nato a Cornedo Vicentino l’11 aprile 1923, don Antonio Visonà fu ordinato presbitero il 29 giugno 1947, 67 anni fa, per l’imposizione delle mani del vescovo Carlo Zinato. Fu vicario cooperatore a Pozzoleone, dal 1947 al 1950, e successivamente a Santa Maria di Marostica.

Dopo un periodo trascorso fuori diocesi, svolse il servizio di cappellano alla casa di riposo di Cornedo Vicentino fino al 1971. 

Fu ospite della Casa del Clero di Rosà dal settembre del 1971 al settembre del 2007, quando si trasferì alla RSA Novello di Vicenza, dove trascorse gli ultimi anni di vita e dove è deceduto.
 

Commentando il brano evangelico del giudizio finale (Mt 25,31-40) scelto per la celebrazione delle esequie, mons. Beniamino Pizziol ha ricordato che esso «ci indica alcuni gesti costitutivi della nostra vita quotidiana: dare da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, accogliere gli stranieri, assistere gli ammalati».

E ha aggiunto: «Don Antonio aveva letto tante volte questa pagina evangelica e ha cercato, per quanto umanamente possibile, di attuarla in gesti concreti». Un esempio di questo suo impegno è stata la donazione di una sua proprietà a favore delle missioni del Sud del Mondo; una scelta che motivava così: “Ho preso questa decisione ascoltando la coscienza, che mi chiede di dare ai poveri la possibilità di una crescita redentrice, dignitosa e più giusta. Sono già troppi i bisognosi, nel terzo mondo, che soccombono alle ingiustizie e alle crudeltà”.
 

Don Antonio ha sempre cercato di essere attento a quanti sono nella  povertà – ha sottolineato il Vescovo -. Infatti «così conclude il suo testamento spirituale: “Non mi resta che fare un richiamo all’ultima verità della fede: ciò che si dona ai poveri è un prestito fatto a Dio, che ci sarà ampiamente restituito”».