Il Vescovo incontra i politici e i sindaci per riflettere sul nostro territorio

Il Giubileo con gli amministratori sabato 16 al Centro Onisto

 
Sabato 16 aprile mons. Beniamino Pizziol incontrerà amministratori e politici del territorio per un momento di confronto e dialogo in occasione dell’Anno della Misericordia (inizio alle 15 al centro Onisto di Vicenza, in Borgo Santa Lucia 51). “Un momento per riflettere sulle necessità del nostro territorio e su come ciascuno di noi può fare la propria parte”, ha scritto lo stesso Vescovo nella lettera di invito spedita a sindaci vicentini.

L’iniziativa di Pizziol è una novità per la diocesi e la provincia berica ed è probabile che esprimerà il modo in cui il Vescovo di Vicenza interpreta il proprio ruolo di pastore rispetto al mondo di chi amministra la cosa pubblica.In questo, Pizziol, non è diverso dai suoi predecessori. Tutti i Vescovi che si sono succeduti alla guida della Chiesa vicentina hanno vissuto in maniera diversa il rapporto con la politica, vuoi per formazione, inclinazioni personali, sensibilità pastorali o per il semplice “spirito dei tempi”. A partire da Rodolfi, Vescovo dal 1911 al 1943. «Negli anni in cui Rodolfi si formava, la Chiesa decideva di volersi tornare ad occupare della società, ma una gran parte del clero riteneva giusto rimanere “chiusa” nelle sacrestie  – spiega la storica Alba Lazzaretto -. Rodolfi in questo senso era un progressista. Era convinto che le masse operaie dovessero essere coinvolte nella vita della Chiesa. A Vicenza trova una città rossa, socialista, ed è il suo contributo che la porterà a diventare “bianca”, sacrestia d’Italia». Rodolfi è pastore amato e integerrimo: dura è stata la sua condanna della violenza fascista e tiepida l’accoglienza dei Patti Lateranensi. «Ma era un pastore di grande carisma anche politico – aggiunge Alba Lazzaretto -. È merito suo se 90mila profughi degli Altipiani hanno potuto trovare accoglienza in pianura senza disperdersi».Filo rosso tra Rodolfi e il suo successore, Zinato, è la Seconda Guerra Mondiale. Zinato arriva a Vicenza l’8 settembre e difende i suoi preti impegnati a sostenere partigiani e giovani desiderosi di una formazione diversa da quella fascista. Da qui nascerà la classe politica del dopoguerra e la stagione del “collateralismo”, la saldatura forte tra Chiesa cattolica e politica, attraverso la Democrazia Cristiana. Su Zinato studi approfonditi ancora mancano. Ma è riduttivo immaginarlo come un Vescovo “invadente” nel campo della politica. «Posso dire con certezza che da parte mia e della mia amministrazione non c’è mai stata la volontà di coinvolgere Zinato e che lo stesso Vescovo non ha mai cercato di impormi niente», riferisce Giorgio Sala, sindaco di Vicenza dal ’62 al ’75. «Per esperienza personale mi sentirei di smentire certe voci e sospetti rispetto a Zinato e ai suoi rapporti politici».Con Onisto il contesto cambia di nuovo. «Onisto si è trovato a vivere la svolta decisiva sul tema dell’unità politica dei cattolici – ricorda don Renato Tommasi, oggi abate di Bassano e all’epoca collaboratore del Vescovo -. Nel 1987, al Sinodo diocesano, il Vescovo aveva espresso una forte posizione a favore dell’unità politica. La discussione sinodale però si è rivelata molto più complessa e articolata. Mons. Onisto ha fatto il suo discernimento e ha inviato una lettera alla diocesi, per confermare la riflessione sinodale affermando che l’unica fede può dare origine a scelte storiche e a progetti politici diversi, pur nella convinzione che non tutti i progetti politici sono coerenti con il Vangelo, e quindi che occorre un serio discernimento».Nonis, certamente vicino all’”establishment vicentino”, specialmente culturale, non ha mai avuto “velleità” politiche. Ha però fatto sua l’esperienza della scuola di formazione politica, rivolta agli amministratori locali. «Credo che il suo ruolo di pastore l’abbia sempre frenato da interventi decisi – riflette Giorgio Sala -. La sua sensibilità umana era però grande».Per finire, Nosiglia. L’attuale arcivescovo di Torino è attivissimo sul fronte della pastorale sociale. A Vicenza non è stato da meno. I suoi anni, però, sono anche stati quelli di forti stravolgimenti: il caso Dal Molin che ha lacerato Vicenza, nel quale il Vescovo ha voluto mantenere una equidistanza, e la grande crisi finanziaria del 2008, che lo ha visto impegnato sul fronte Caritas e la creazione del fondo per le famiglie in difficoltà. Eventi forse più grandi dei singoli, ma che hanno riportato nella coscienza di tutti la necessità che la politica riprenda le redini del destino del mondo.Andrea FrisonArticolo da La Voce dei Berici di questa settimana