Ilvo Diamanti chiude il primo semestre della Scuola del Lunedì con un appello ai cattolici: «Assumetevi l’impegno di scrivere il futuro»

Uno sguardo all’Italia, ma soprattutto al Veneto, dal secondo dopoguerra a oggi attraverso il racconto di esperienze personali e professionali. E’ stato il taglio originale con cui il sociologo Ilvo Diamanti, professore ordinario di Scienza all’Università di Urbino, docente di Régimes politiques comparés all’Université Paris II, Pantheon-Assas ed editorialista de “Il Gazzettino” e “Repubblica”, ha affrontato il tema “Cattolici e politica nel solco della Gaudium et Spes” nell’ultimo appuntamento dell’anno 2013 della Scuola del Lunedì, il 2 dicembre 2013 (ascolta la relazione).Iniziare il suo intervento ricordando di essere nato a Cuneo, dove ha vissuto parte dell’infanzia, di essersi poi trasferito a Bra e, quindi, negli anni dell’adolescenza, a Savona, ha permesso al sociologo «che tutti definiscono “vicentino”» di entrare subito in confidenza con i presenti, tanto da non fare mistero del progetto, per il momento messo da parte, di pubblicare un libro proprio sul tema dell’incontro. «Sono già pronte 200 pagine. Manca solo l’ultimo capitolo… e capirete perché. C’è pure il titolo: “La parabola dei cattolici in politica. Dall’unità alla divisione”». «Vicenza – ha spiegato – è il caso esemplare di quella che viene chiamata “zona bianca”, cioè la parte d’Italia, come il Veneto, in cui si è sempre votato allo stesso modo:  Democrazia Cristiana! Ed è la città in cui il rapporto tra religione e politica è saldissimo».Per contro vi è anche una “zona rossa”, che si estende dall’Emilia Romagna alla Toscana e all’Umbria. «Nelle zone rosse – ha detto Diamanti – l’organizzazione dei servizi è dovuta al partito. In quelle bianche, invece, i principali servizi dal Dopoguerra in poi sono stati garantiti dalla Chiesa»; per esempio, le scuole materne parrocchiali per i bambini, i Patronati delle Acli, il sindacato della Cisl per i lavoratori, le associazioni cattoliche per i giovani e quelle per gli adulti…  Perciò, mentre nelle zone rosse a essere più forte era il partito, nelle zone bianche questo posto spettava alla Chiesa «e il voto alla D.C. era una conseguenza proprio dell’appartenenza alla Chiesa». Un indicatore interessante a questo proposito era (ed è) il legame direttamente proporzionale tra frequenza alla Messa e scelta elettorale.Ma quando siamo di fronte a «una società che è più forte della politica», se si rompe il legame con un partito (com’è accaduto con la D.C. alla fine della Prima Repubblica), i cattolici continuano a votare compatti. «Perciò si è passati dal voto alla Democrazia Cristiana al voto alla Lega».  Questo è avvenuto dal 1948 al 2008.Tuttavia – ha precisato Ilvo Diamanti – già a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta la Chiesa passa a una nuova fase e comincia ad agire come una lobby. E’ il tempo del Cardinale Ruini, in cui la Chiesa Italiana smette di affidarsi a un unico partito per «intermediarsi» e comincia a rappresentarsi «da sola».Negli anni Novanta, infatti, «i cattolici non votano più come unità, ma si distribuiscono in modo equo tra i partiti, con una leggera prevalenza nel Centrodestra». In questo momento la Chiesa diventa molto più forte perché ha propri rappresentanti in tutti gli schieramenti. «E non ha tanto interessi economici e materiali da difendere, ma soprattutto etici».E oggi? La situazione odierna è difficile da analizzare non tanto perché si è in un momento di passaggio, ma di «resettaggio».La Chiesa, dal canto suo, ha la grande capacità di saper essere discontinua, di modificarsi per essere più vicina agli uomini. E così, se la fiducia degli italiani nel Papa con Benedetto XVI era scesa al 50%, proprio la rinuncia di Ratzinger l’ha fatta risalire rapidamente  fino a toccare, con l’elezione di Papa Francesco, il 90%.Oggi i cattolici, da un lato aderiscono alle paure e alle tensioni presenti nell’intera società (per esempio, verso le altre culture), ma dall’altro si impegnano nell’associazionismo e nel volontariato e agiscono all’opposto. Sono sempre più spalmati nei vari schieramenti e non hanno più una presenza specifica in un partito in particolare. E come i cattolici non praticanti fino a qualche anno fa votavano Lega Nord, ora molti tra i praticanti votano per il Movimento 5 stelle.Che cosa succederà? «Non ho scritto l’ultimo capitolo, proprio perché non si può dirlo. Ma una cosa è certa – ha concluso Diamanti -: soprattutto in tempi come questo, in cui tutta la storia, la storia minore, è da riscrivere, il contributo maggiore può giungere proprio da chi, come i cattolici, ha il patrimonio di un lungo e intenso passato. E questo è un appello a scrivere il futuro: il futuro è nelle vostre mani».