In cammino con Nicodemo nella Giornata Mondiale per le Vocazioni. Sabato 6 maggio veglia con i giovani in Cattedrale

 

Nei giovani c’è sete di accompagnamento. Da una parte, anche se non sempre è fatto evidente, ci sono ragazzi che si interrogano sulla propria fede, sulla propria vocazione di vita e chiedono di essere accompagnati. Dall’altra parte occorre lavorare sulla capacità delle comunità di provocarli per scoprire la loro chiamata, di suscitare in essi la domanda “Cosa fare della mia vita?”. «Come Diocesi sempre più cerchiamo di lavorare su due aspetti: il lavoro in rete con vicariati, parrocchie e tutte quelle persone appassionate della vocazione per dare loro strumenti sull’accompagnamento spirituale. E un ulteriore lavoro in rete esiste tra pastorale vocazionale, giovanile e ufficio per l’evangelizzazione e la catechesi per proporre iniziative che vogliono arrivare a più giovani, dando possibilità di riflettere sulla propria fede, a partire dalla Parola di Dio», così don Gianni Magrin della pastorale vocazionale. Tra pastorale vocazionale e giovanile il lavoro è già ben avviato da tempo. Fiore all’occhiello di questa sinergia è proprio la veglia vocazionale annuale, che quest’anno si terrà il corrente sabato 6 maggio in Cattedrale a Vicenza, sarà presieduta dal Vescovo e avrà il titolo “Alzati, va’ e non temere”, nonché la collaborazione negli esercizi spirituali di Natale, Incroci, il Sichem. «Con l’Ufficio per l’evangelizzazione e la catechesi siamo in una comunione di intenti – continua don Gianni -. Il corso del primo aprile sull’accompagnamento spirituale “Ci vuole più… vivere dentro”, che pone le basi per un vero e proprio cammino di quattro incontri in programma per autunno. Lo abbiamo pensato assieme sia per coloro che già accompagnano altre persone in gruppi e in esperienze strutturate, sia per coloro che sono accompagnati nel cammino di fede e di vita”. I giovani hanno bisogno di essere ascoltati e accompagnati, perché nel momento in cui scavano la superficie e vanno in profondità imbattendosi con le domande del Vangelo, vanno in crisi. Ed è qui che entrano in gioco i soggetti pastorali, siano essi parrocchie, associazioni, catechisti, educatori. Sono loro che diventano sempre più uditori, prendono a cuore i giovani e donano tempo per ascoltare la loro storia, le loro ferite, i loro traguardi. Attraverso questo ascolto molti sono i giovani che individuano poi le strade da intraprendere. «I ragazzi che arrivano all’Ora Decima o che iniziano un cammino di discernimento, passano sicuramente attraverso proposte forti e significative diocesane, ma prima ancora attraverso sguardi di qualcuno che ha “perso tempo” per loro, come familiari, animatori, catechisti, parroci, un religioso, un laico inserito… Spesso la trasmissione della fede arriva dalla quotidianità, da uno sguardo attento, da esempi che poi il giovane rilegge alla luce della sua vita», così don Gianni.  Per questo sono in corso delle riflessioni che vogliono essere non solo per “addetti ai lavori”, ma di ampio respiro, con il coinvolgimento di più figure, anche del mondo del laicato, per avere una percezione di quello che è il sentire vocazionale nelle comunità cristiane. «Ci stiamo focalizzando sul valore dell’accompagnamento spirituale inteso come accompagnamento che non solo può essere fatto dal sacerdote, ma anche da altre figure, religiosi e laici, mature nella fede. C’è l’esigenza di formare delle persone che nelle comunità cristiane si facciano compagne di strada dei ragazzi con precisi strumenti e competenze – spiega suor Anna Visonà, vicedirettrice dell’Ufficio di pastorale vocazionale -. Vogliamo inoltre scardinare quell’idea di vocazione intesa come “vocazione uguale farsi prete, suore, o sposarsi”. È, in questo senso, un lavoro lento e capillare, ma l’obiettivo è di diffondere quella cultura per cui ciascun battezzato, proprio in virtù del battesimo, è chiamato a rispondere ad una vocazione, a capire come esprimere al meglio l’amore ricevuto da Dio. Quindi la domanda a cui vogliamo rispondere è “Come aiutare le comunità cristiane a rendersi consapevoli che sono grembi di vocazione?”». Lo stesso Sinodo dei vescovi in programma per il 2018 sul tema “giovani, fede e discernimento vocazionale” è qualcosa di inedito, perché richiama tutti a interrogarsi sui giovani. «È un’occasione da non perdere per mettere in moto dei processi di “protagonismo dei giovani” all’interno della Chiesa, chiedendo loro “Che volto di Chiesa cercate e volete costruire?”. Non è un affare solo dei vescovi, ma è un cammino di riflessione di tutta la Chiesa», conclude suor Anna.

Margherita Grotto