In partenza il 54° pellegrinaggio a Lourdes della sezione vicentina dell’UNITALSI

Un video racconta l'emozionante servizio dei volontari. Anche il Vescovo pellegrino dal 25 al 28 maggio

 
Il treno speciale per Lourdes guidato quest’anno in via eccezionale dal vescovo Beniamino, è in partenza mercoledì 25 maggio. Dodici carrozze lasceranno la stazione di Vicenza con 630 persone a bordo, tra volontari, malati e pellegrini, alle 9.59 per il 54°  pellegrinaggio dell’Unitalsi di Vicenza. Altre 89 persone saliranno in pulman e 205 persone partiranno il giorno seguente, giovedì 26, con due aerei, da Verona e Milano Malpensa. Destinazione la cittadina di Bernadette Soubirous che nel 1858, undicenne, vide la Madonna per diciotto volte. La permanenza in Francia sarà di cinque giorni.
 
 
Guarda il video preparato da alcune sezioni U.N.I.T.A.L.S.I. che parla della loro missione e del loro carisma.  Il nostro Vescovo ha scelto il viaggio più lungo e meno confortevole per stare gomito a gomito con malati e volontari. «Il pellegrinaggio è la Chiesa in cammino, la Chiesa che si muove – dice Walter Trotto, vicepresidente dell’Unitalsi locale, volontario da 16 anni -. Sapere che il rappresentante della nostra Diocesi si fa pellegrino con i pellegrini, è una gioia. Il contatto con il malato lo spoglierà della veste “ufficiale” e, per i malati, la sua figura diventerà più “umana”. Un grande regalo.  Accompagnerò personalmente Pizziol, voglio portarlo a cenare con i malati, a visitare le loro stanze per scambiare due parole in intimità. Sono ricordi che si porteranno avanti per tutta la vita. Il pellegrinaggio è fatto per il malato e sono loro i protagonisti. Pensiamo al Giubileo della Misericordia voluto da papa Francesco» Una delle carrozze, chiamata la barellata, ospita solo i non deambulanti, seguiti da medici ed infermieri. Sono 179 le persone con varie patologie, da problemi agli arti (la maggior parte sono in carrozzina), psichici, fino ai malati terminali, circa  la metà alla prima esperienza; 371 i pellegrini. Per i 373 volontari tra sorelle, preti, barellieri, medici ed infermieri il servizio comincia alle 5 e termina alle 23, cinque giornate intense. «Andare a Lourdes come volontario è un dono, non tutti possono avere l’illuminazione di dedicarsi agli altri – racconta Trotto -.  Quando vedi uno malato o ti giri dall’altra parte o decidi di fartene carico. Chi partecipa pensa e spera nel miracolo, certo, ma si sa che sono pochissimi, e lo fa soprattutto per accettare il proprio stato di sofferenza, è una specie di chiamata». Lo spiega bene in un’intervista Danila Castelli, signora di Pavia, sposa di un medico e madre, l’ultima – la 69a – persona guarita miracolosamente da una serie di patologie gravissime alla zona pelvica del corpo, dopo essersi immersa nelle acque gelide del Gave, scese dai Pirenei, della Grotta: «Da malati si ha sempre un filo di speranza. Quando i medici all’ennesima crisi, dopo numerose operazioni, mi hanno detto “non possiamo fare più nulla”, è stato terribile. Quando ti chiudono le porte è atroce. A Lourdes si va perché chiamati. È il posto dove si incontra meglio Gesù, è una casa dove ci si aiuta a vicenda ad avvicinarsi meglio al Signore». La gioia di essere lì vicino alla Madonna e di portare la propria fragilità riempie il cuore e fa dimenticare le fatiche del viaggio. «La prima volta mi sono recato a Lourdes per curiosità – conclude Trotto -. Poi ci sono tornato 15 volte per le persone che si incontrano e le esperienze incredibili di condivisione che si vivono». Marta Randon
Articolo da La Voce dei Berici di questa settimana