Inizia il tempo di Avvento

La riflessione di don Gianluigi Pigato

 
“Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”. Al cuore della celebrazione eucaristica, queste parole ricordano al cristiano un elemento costitutivo della sua identità di fede: l’attesa della venuta del Signore. “Il cristiano – ha scritto il cardinale Newman – è colui che attende il Cristo”. Certo, nei tempi del “tutto e subito”, dell’efficacia e della produttività, in cui anche i cristiani appaiono spesso segnati da attivismo, parlare di “attesa” può rischiare l’impopolarità e l’incomprensione totale: a molti infatti “attesa” appare sinonimo di passività e inerzia, di evasione di de-responsabilizzazione. In realtà il cristiano, che non si lascia definire semplicemente da ciò che fa, ma dalla relazione con Cristo, sa che il Cristo che egli ama e in cui pone la fiducia è il Cristo venuto, che viene nell’oggi e che verrà nella gloria. Davanti a sé il cristiano non ha dunque il nulla o il vuoto, ma una speranza certa, un futuro orientato dalla promessa del Signore: “Sì, vengo presto!” (Ap 22,20). In realtà “attendere”, a partire dalla sua etimologia latina (ad-tendere), indica una “tensione verso”, “un’attenzione rivolta a”, un movimento centrifugo dello spirito in direzione di altro, di un futuro. Potremmo dire che l’attesa è un’azione, però un’azione non chiusa nell’oggi, ma che opera sul futuro. La Seconda Lettera di Pietro esprime questa dimensione affermando che i cristiani affrettano, con la loro attesa, la venuta del giorno del Signore. L’itinerario annuale liturgico, in una cultura in cui l’accelerazione impressa dalla tecnica moderna cancella il passato e il futuro, appiattendo il tempo e lo spazio  solamente sull’”attimo fuggente”, ci offre la possibilità di riappropriarci del tempo e dello spazio superando le tre tentazioni che accompagnano la preghiera: la paura del futuro di Dio, la tentazione dell’evasione con cui si nega il presente, e l’impazienza legata al passato. Proprio perché la vita dell’uomo è storia – è dunque un assumere pienamente, totalmente il cammino di vita e di speranza. Dio veglia sul tempo dell’uomo e se ne prende cura. Ogni frammento del tempo è custodito e vegliato dalla fedeltà del suo amore. Il tempo non è allora spazio vuoto, luogo neutro, bensì partecipazione alla vita divina, provenienza da Dio, venuta di Dio e avvenire aperto a Dio a ogni istante; esso riflette la provenienza, la venuta e l’avvenire dell’Amore eterno. “Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri, da ora e per sempre” (Sal 121,8). Don Gianluigi Pigato     Ogni martedì pubblicheremo una video-testimonianza di approfondimento a partire dal significato simbolico delle 4 candele di Avvento: i profeti, Betlemme, i pastori e gli Angeli