Intervista a don Andrea Guglielmi, l’Abate ‘Social’ di S.Maria in Colle

Il bilancio dopo i primi mesi, tra entusiasmo e difficoltà

 

Sono passati ormai sette mesi dall’arrivo di don Andrea Guglielmi a Bassano del Grappa. Dallo scorso ottobre, infatti, il sacerdote 43enne originario di Cornedo Vicentino è l’arciprete Abate della parrocchia di Santa Maria in Colle. In precedenza assistente dell’Azione Cattolica Diocesana, don Andrea ha raccolto l’eredità lasciata da monsignor Renato Tomasi. Dopo 7 mesi, è tempo di un primo bilancio sull’esperienza bassanese.

Don Andrea, che città è Bassano?
«È una città particolarmente viva, una città che chiede di essere “abitata”. Al parroco di Santa Maria in Colle, la parrocchia più antica di tutto il Vicariato, sono richiesti un impegno e una partecipazione a tutto tondo. Non solo nei confronti della comunità parrocchiale, ma verso tutta la cittadinanza. Sono rimasto molto contento dell’accoglienza dei bassanesi e del rapporto che si è instaurato finora con le persone».
 
 
Data la sua esperienza, sorge spontanea una domanda sul mondo giovanile cittadino.
«Di giovani attivi a Bassano ce ne sono, su più fronti. Gli incontri che ho avuto fino a oggi con loro sono stati interessanti dal punto di vista qualitativo. Ho incontrato ragazzi in gamba, davvero motivati. Oltre agli scout, al gruppo dei giovanissimi o agli animatori dell’Acr che gravitano attorno alla parrocchia, ci sono ragazzi impegnati per il bene comune. Penso a coloro che con dedizione operano nel mondo della politica bassanese, alle numerose esperienze giovanili di associazionismo o a coloro che promuovono iniziative di cittadinanza attiva cercando di coinvolgere i coetanei. Non si può non riconoscere una qualità del mondo dei giovani a Bassano. Altrettanto importante, quando si parla di ragazzi, è il mondo della scuola, che dovrebbe interpellare la comunità cristiana. Mi ha fatto molto piacere ricevere da parte di un Istituto cittadino l’invito a partecipare all’assemblea studentesca. Invito che ho accolto come una grande opportunità».
 
 
Sul versante del dialogo interreligioso, invece, a che punto siamo?
«Ho trovato un bel clima e non mancano le occasioni di incontro, come ad esempio il “Cammino di Pace”. Non ci sono appuntamenti “abituali” di dialogo, ma siamo sulla strada giusta per potenziare un percorso di condivisione. I contatti sono soprattutto con i fedeli musulmani del centro culturale La Pace, con i metodisti presenti nella parrocchia della Santissima Trinità e con la comunità romeno – ortodossa “ospitata” nella chiesa di Ognissanti. Il giorno di Pasqua padre Cristian Manasturean, della comunità romena, ha partecipato alla Santa Messa a San Francesco, mentre il Sabato Santo io ho portato un saluto durante la loro celebrazione pasquale. Si erano dati appuntamento in migliaia al Centro Giovanile.
 
 
Anche il Bassanese ha risentito della crisi economica e i dati di Caritas e dei servizi sociali lo confermano. Sono in molti a bussare alle porte della parrocchia?
«Non mancano le situazioni di disagio, di chi ha bisogno di un sostegno. Devo dire, però, che c’è una povertà “sotto traccia”. È la povertà di chi non ha il coraggio di chiedere o di chi ha necessità di un sostegno diverso da quello materiale. Dall’inizio della Quaresima, su iniziativa del consiglio pastorale, è presente una “cassetta della prossimità” all’entrata della chiesa di San Francesco. Chiunque può lasciarvi un messaggio per segnalare quelle situazioni che hanno bisogno di essere seguite. È un modo per cercare di avvicinarsi concretamente a chi è in difficoltà».
 
 
Don Andrea, una domanda un po’ insidiosa. Com’è la partecipazione alla messa nella sua parrocchia?
«Per San Francesco non posso dare una risposta precisa. Le celebrazioni della domenica sono sempre molto frequentate, ma per la posizione centrale della chiesa è difficile dire se i fedeli siano parrocchiani, turisti di passaggio, persone che provengono da altre parrocchie della città o addirittura dai paesi limitrofi. Per San Leopoldo, di cui sono amministratore parrocchiale, è già diverso. Le dimensioni sono più piccole con una comunità più riconoscibile e devo dire che la partecipazione alla messa è ancora buona».
 
 
La Chiesa vicentina sta attraversando una fase di trasformazione. Quali sono le difficoltà che può incontrare un parroco di fronte a questi cambiamenti?
«Ogni realtà ha una sua storia, con tradizioni e abitudini proprie. Credo sia importante che l’ingresso di un parroco in una nuova comunità avvenga nel completo rispetto della comunità stessa. Ogni parrocchia ha le sue esigenze, a cui bisogna dare ascolto, senza paura di avviare delicatamente i cambiamenti necessari. Santa Maria in Colle e San Leopoldo, ad esempio, hanno caratteristiche diverse e perciò non si può pensare a una pastorale “omologata”. Tenendo conto delle varie necessità si riducono anche le difficoltà che i cambiamenti a volte comportano. A Bassano stiamo portando avanti un impegno che coinvolge 4 parrocchie, Santa Maria in Colle, San Leopoldo, San Vito e San Marco in previsione di una possibile Unità Pastorale della sinistra Brenta».
 
 
C’è anche un altro aspetto, però, di cui deve occuparsi: le numerose strutture della parrocchia considerate anche le critiche condizioni economiche di Santa Maria in Colle.
« I problemi ci sono e non si possono negare. Stiamo facendo il possibile per interpretare una situazione faticosa, cercando di capire cosa è sostenibile e dove vale la pena canalizzare risorse economiche e progettuali, con il sano realismo di chi sa che non è affatto semplice oggi trovare fondi e finanziamenti .Per quanto riguarda il tanto discusso capitolo “Centro Giovanile” è chiaro che gli spazi vanno ripensati, senza dimenticare quanto prezioso sia questo luogo per la comunità cristiana e per la città di Bassano».
 
 
Don Andrea, oggi qual è il suo principale impegno pastorale ?
«Ho intenzione di lavorare molto con le coppie e con le famiglie. È un impegno a cui tengo particolarmente perché possiamo considerare le famiglie una risorsa basilare per formare una comunità generativa e vitale, anche con uno sguardo verso il futuro e, quindi, ai giovani. Non è così scontato avere occasioni di incontro, creare legami significativi capaci di coinvolgere attivamente le persone. Perciò è necessario curare le relazioni con pazienza e dedizione. È necessario “esserci”».
Lorenza Zago