Intervista a don Devis, Il parroco più giovane della Diocesi

A settembre farà il suo ingresso nell'unità pastorale di Bertesina, Bertesinella e Settecà

 
Per don Devis Agriman, sono gli ultimi “fuochi” con la parrocchia di Cornedo. Grest, campeggi e poi, da settembre, via con il nuovo incarico. Dopo dieci anni da vicario parrocchiale, prima a Malo e poi nella Valle dell’Agno, don Devis diventerà parroco dell’unità pastorale di Bertesina, Bertesinella e Settecà, a Vicenza. Con una particolarità: don Devis con i suoi 35 anni, sarà il più giovane parroco della Diocesi.
 
  «Non è la prima volta che mi capita un “record” del genere – commenta don Devis – anche quando sono stato ordinato ero il più giovane prete novello del Veneto».
 
Don Devis, conosci già l’unità pastorale?
«Come parrocchie no, però mi avvicinerò al mio paese di origine, Lerino. Nelle prossime settimane dovrò dedicarmi a conoscere un po’ la nuova realtà. In questo mi aiuteranno don Agostino Zenere, il vicario don Ferdinando Pistore e il parroco che sostituirò, don Sergio Fracasso. Sono tutte cose nuove per me, da cappellano non ci sono tutti questi passaggi!».
 
Nuova esperienza e nuove responsabilità…
«Certamente, sia a livello pastorale, sia economico-amministrativo».
 
Preoccupato?
«Certo! (ride). Però non sarò da solo, c’è una Chiesa che mi accompagna. Inoltre con me, in canonica, abiterà don Flavio Marchesini, direttore dell’Ufficio famiglia».
 
È stata una buona scuola quella del cappellano per prepararti all’incarico di parroco?
«Una grande scuola. Una volta ordinato cominci a camminare per diventare prete ogni giorno di più. L’ordinazione è un grande sacramento, però non è un punto di arrivo ma di partenza, ti mette in cammino. Fare il cappellano è stata una grande scuola, ti mette a contatto con la gente nei momenti di gioia e, soprattutto, in quelli del dolore: è in questi casi che scopri di avere un ruolo che ti chiede di annunciare il Vangelo. È una vita che ti aiuta ad esprimere quello che sei e la fede che porti».
 
Parroco a 35 anni dopo 10 anni di ordinazione. Te lo aspettavi?
«A dire la verità no. Al massimo mi sarei aspettato di diventare co parroco, ma venire nominato parroco “in prima linea” è stata una sorpresa. Anche se la situazione del clero la conosciamo bene».
 
Intendi dire che è un segno dei tempi?
«In un certo senso sì, questi sono tempi che ti chiedono di metterti in gioco. Lo vedo anche nelle famiglie: le responsabilità sono sempre più grandi e ti chiedono di assumerti le tue responsabilità. Mi viene in mente il profeta Geremia, quando obietta a Dio il fatto di essere giovane. Dio gli risponde: “Non dire ‘sono giovane’ ma va’ da coloro a cui ti manderò”».
 
Che parroco sarai?
«Non lo so! (ride) Mi auguro di vivere per testimoniare la fede. A me ha dato tantissimo, mi ha aperto la vita a cose che non pensavo e che conservo nel cuore. A orizzonti inimmaginabili».
 
Come quello di diventare il più giovane prete della Diocesi?
«Proprio! (ride)»

Andrea Frison
 
 
Articolo da La Voce dei Berici di questa settimana