Johnny Dotti al Festival: “Inventatevi qualcosa, anzi no, inventiamoci qualcosa!”

Dialoghi sul lavoro tra il pedagogista e il sociologo Mauro Magatti

 

Un dialogo tra amici che propone al pubblico presente una vivace e non scontata riflessione sul lavoro in Italia da tempo in corso tra i due relatori. Si tratta di un tema rilevante per il nostro Paese, basti pensare che il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’11% nella popolazione italiana, ma tra i giovani si arriva al 38%. Un dato preoccupante, segno di una crisi finanziaria ed economica iniziata ben prima del 2008, come ufficialmente viene spesso detto. Con calore Johnny Dotti è arrivato subito al cuore del problema: “il lavoro è antropologicamente correlato all’uomo, tanto che dovremmo farne esperienza sin dagli anni dello sviluppo sessuale”, ha detto il pedagogista. “Il punto è che bisogna parlare di posti di lavoro legati alla dimensione dell’uomo” – ha continuato – “dobbiamo chiederci: che tipo di relazioni ho? Come me ne prendo cura? Cosa ci incuriosisce?”. Troppo spesso si è dato peso al curriculum, secondo lo studioso, ma senza tener presente che scuola e lavoro in Italia sono stati divisi e i giovani più benestanti iniziano a cercare lavoro solo verso i 25 anni. Questo accade dall’ultimo quarto di secolo. Invece “bisogna recuperare la propria unicità attraverso l’identità antropologica e quindi la dimensione lavorativa” ha ribadito Dotti. Intervenendo, Mauro Magatti ha spiegato che l’unicità dell’Italia consiste nella creatività artigiana degli italiani stessi. In questo momento, “dopo aver consumato troppe risorse, ci rendiamo conto che il mondo è multipolare e non si può più continuare così”, ha detto il Docente della Cattolica di Milano. “Siamo dentro una lunga transizione – ha proseguito – nella quale nessuno sa l’esito. Sappiamo che la finanza non può più sostenere questo sistema e la via possibile passa da una rinegoziazione tra economia e società. Da qui nasceranno nuovi posti di lavoro”. Entrambi i relatori hanno sottolineato più volte che occorre riumanizzare le relazioni, creare valori condivisi e tessere nuove forme di comunità…magari andando soltanto a rivedere forme già esistenti, perché l’innovazione si fonda sulla nostra tradizione, sui valori e non sulle modalità! Magatti ha ricordato ancora che l’Europa a differenza di altri continenti ha una possibilità in più, perché condivide il mito della dignità della persona che ha portato nei secoli alla creazione di fondi pensione, welfare… Dotti ha concluso che “dobbiamo trovare il modo di abitare per rigenerare le relazioni e la comunità”.

Per questo occorre inventare qualcosa di nuovo, anzi no, “inventiamoci qualcosa di nuovo, insieme”! 
 
Naike Borgo
 
 
 
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