La Diocesi non è un’azienda

La riflessione del Consiglio Presbiterale su missioni e trasferimenti dei preti

 
“Manteniamoci aperti alla missione!”, potrebbero essere riassunte con questo slogan le conclusioni a cui si è giunti come presbiterio dopo un’attenta riflessione svoltasi negli ultimi mesi.
Per la Chiesa vicentina, l’apertura alla missione è una dimensione essenziale che si attua nell’impegno di garantire la disponibilità di alcuni nostri preti per il servizio presso alcune Chiese sorelle in terra di missione. Di questo si deve tener conto nel momento in cui si programma la distribuzione del clero qui da noi.
Nell’ultimo incontro del Consiglio Presbiterale, svoltosi a Villa san Carlo il 22 gennaio, si è in certo qual senso “ratificata” tale decisione, che costituirà un punto fermo per il futuro della nostra Diocesi.
 
Oltre a questo, la riflessione ha messo in luce dei criteri pastorali e delle indicazioni operative, inerenti alla dimensione missionaria. Tradotti in proposizioni, sono stati sottoposti al Consiglio Presbiterale che, con i dovuti aggiustamenti e integrazioni, li ha alla fine approvati.
 
Si è, quindi, presa in esame la prassi seguita in Diocesi di Vicenza per il trasferimento dei presbiteri. Tale confronto costituisce il punto di partenza per una riflessione più ampia su temi quali la distribuzione del clero, la presenza della Chiesa sul territorio e la fraternità presbiterale. L’argomento è stato introdotto da una relazione di don Lodovico Furian, Vicario Generale. Don Lodovico ha sottolineato come la gestione dei trasferimenti non possa essere condotta come una questione meramente tecnica, aziendale.
Da un lato, infatti, vi sono le esigenze concrete della Diocesi e del presbiterio, ma dall’altro il singolo sacerdote, con la sua vicenda personale e la sua dedizione al servizio della Chiesa diocesana, aspetti questi che emergono nel rapporto personale tra il Vescovo e il presbitero. In questo orizzonte, l’avvicendamento del clero comporta un lavoro di monitoraggio e raccolta delle informazioni concernenti le esigenze delle varie comunità e dei preti interessati. Non manca la pianificazione, in particolare in vista della creazione di nuove unità pastorali.
Lo sforzo è quello di evitare impostazioni calate dall’alto, ma di privilegiare una programmazione graduale che cerchi di far maturare le necessarie condizioni per l’avvio. Non è sempre possibile gestire in maniera ottimale i cambi a causa di criticità che si infrappongono. Per molti preti non è né facile né scontato lavorare in una unità pastorale assieme ad altri confratelli. Da qui nasce l’esigenza di conservare parrocchie di piccola o media dimensione, andando, però, controcorrente rispetto alle necessità presenti e future della Diocesi.
La riflessione sull’argomento non può certo dirsi conclusa. Si avverte la complessità delle dinamiche soggiacenti. Il Consiglio Presbiterale sarà chiamato ad affrontarle, consapevole che si sta mettendo mano ad un futuro che altri abiteranno (i preti giovani di oggi!).
 
Don Enrico Massignani
segretario del Consiglio Presbiterale