La festa di San Giuseppe sposo di Maria e patrono della Chiesa Universale

L'augurio a tutti i papà e il significato spirituale della ricorrenza

 

Tutto è iniziato da un sogno. L’angelo del Signore disse a Giuseppe: “Giuseppe, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù” (Mt 1,20). Giuseppe obbedì. Divenne così sposo di Maria e “padre” di Gesù, l’Unigenito Figlio del Padre, fatto carne nel grembo di Maria, per opera dello Spirito Santo. Il matrimonio con Maria è il fondamento giuridico della paternità di Giuseppe.Fu per assicurare la protezione paterna a Gesù, che Dio scelse Giuseppe come sposo di Maria. A lui, uomo giusto, fu chiesto il servizio della paternità. Padre non è primariamente colui che dona fisicamente la vita, ma colui che si prende cura della vita di un bimbo. «Il figlio di Maria è anche figlio di Giuseppe, in forza del vincolo matrimoniale che li unisce: a motivo di quel matrimonio fedele, meritarono entrambi di essere chiamati i genitori di Cristo» (Sant’Agostino). San Giuseppe ha fatto della sua vita un’offerta, “un servizio al mistero dell’Incarnazione; ed ha convertito la sua umana vocazione all’amore domestico nella sovrumana oblazione di sé, del suo cuore e di ogni capacità, nell’amore posto a servizio del Messia, germinato nella sua casa” (Paolo VI). Bisogna riconoscere che Giuseppe ebbe verso Gesù “per speciale dono del cielo, tutto quell’amore naturale e tutta quella affettuosa sollecitudine che il cuore di un padre possa conoscere” (Pio X II). “Come ha esercitato Giuseppe questa custodia?” – si è chiesto papa Francesco il 19 marzo del 2013, festa di san Giuseppe, il primo giorno del suo ministero petrino. La risposta: “Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. Dal matrimonio con Maria fino all’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di Gerusalemme, accompagna con premura e tutto l’amore ogni momento. È accanto a Maria, sua sposa, nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore trepidanti e gioiose del parto; nel momento drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità della casa di Nazaret, nel laboratorio dove ha insegnato il mestiere a Gesù”. Nella famiglia di Nazaret, modello di tutte le famiglie, Giuseppe è dunque il padre. Non è, la sua, una paternità derivante dalla generazione; eppure, essa non è “apparente”, o soltanto “sostitutiva”, ma possiede in pieno l’autenticità della paternità umana, della missione paterna nella famiglia. Alla luce di questa considerazione acquistano il loro giusto significato le parole rivolte da Maria a Gesù dodicenne nel tempio: “Tuo padre e io, angosciati, Ti cercavamo”. Non è questa una frase convenzionale: le parole della madre di Gesù indicano tutta la realtà dell’Incarnazione, che appartiene al mistero della famiglia di Nazaret. Giuseppe, il quale fin dall’inizio accettò con fede la sua paternità umana nei riguardi di Gesù, seguendo la luce dello Spirito Santo, certamente scopriva sempre più ampiamente il dono ineffabile di questa sua paternità (Giovanni Paolo II). In forza della paternità di Giuseppe nei riguardi di Gesù, la Chiesa colloca nella ricorrenza di San Giuseppe, la festa dei papà, per onorare coloro che esercitano tale servizio verso le generazioni più giovani, sia quelle generate fisicamente, sia quelle accolte con gratuità, per un autentico e generoso servizio di paternità. Non dimentichiamo infine che San Giuseppe, uomo giusto, è il patrono della provvidenza, il patrono della Chiesa universale, il patrono della buona morte. Ma il titolo più alto che possiamo riconoscere a Giuseppe è proprio quello di Custode del Redentore, a servizio della paternità divina.

Mons. Giandomenico Tamiozzo 
Direttore di Villa San Carlo