“La gente di Tchéré prega, soffre e piange con noi”

Don Arrigo Grendele e don Lorenzo Zaupa dell'Ufficio Missionario fanno il punto sulla situazione in Camerun

 
«Per il Vescovo Beniamino Pizziol e per tutta la comunità diocesana questa è una settimana segnata da grandissima preoccupazione, potremmo dire da angoscia, se non fosse per la forza e la speranza che si continuano a coltivare grazie alla preghiera e ai tanti segni di vicinanza e affetto che stiamo ricevendo».Così don Alessio Graziani, direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali, il pomeriggio dell’11 aprile 2014, nel corso di una conferenza stampa, ha descritto lo stato d’animo della Chiesa di Vicenza a sette giorni dal rapimento dei due preti fidei donum don Giampaolo Marta e don Gianantonio Allegri e di suor Gilberte Bussier avvenuto nella notte tra venerdì 4 e sabato 5 aprile 2014 nella missione di Tchéré, nella diocesi di Maroua-Mokolo in Camerun.«La preoccupazione continua – ha aggiunto – perché, a quanto ci risulta al momento, non si è avuta ancora alcuna rivendicazione né richiesta di riscatto da parte dei rapitori, la cui identità resta ignota».Per questo nulla può essere detto rispetto allo stato di salute dei due sacerdoti, il cui rapimento è avvenuto tuttavia senza gesti di violenza fisica.Rimane poi l’invito alla massima prudenza da parte dei media «nel formulare ipotesi e congetture attorno ai fatti avvenuti», per non pregiudicare le indagini, per non compromette l’incolumità dei rapiti e la situazione degli altri due sacerdoti vicentini operanti nella vicina parrocchia di Loulou e anche nel rispetto dei familiari, il cui livello di apprensione è altissimo. Peraltro, si tratta di un invito «rivolto dalla Farnesina e ripetuto spesso da monsignor Pizziol».LA MISSIONE VICENTINA IN CAMERUN Don Lorenzo Zaupa, vicedirettore dell’Ufficio missionario diocesano di Vicenza, è stato il primo prete vicentino fidei donum in Camerun. La sua prima destinazione, nel 1987, è stata la diocesi di Sangmélima, nel sud del Paese. «Poi nel 1994 – racconta don Zaupa – sono stato inviato a iniziare una missione a nord, nella diocesi di Maroua, dove le conversioni alla fede cattolica da parte delle popolazioni animiste erano in forte crescita». Questa è una zona cerniera, posta tra la Nigeria e il Ciad.«Ci è capitato di essere assaliti – ricorda –, ma sempre da banditi e per motivi di rapina… Tuttavia, fino al novembre scorso, quando è toccato al padre francese Georges Vandenbeusch, non c’erano mai stati rapimenti».

Il vicedirettore dell’Ufficio missionario precisa: «Le popolazioni locali guardano a noi con molta simpatia, rispetto e accoglienza. Ci stimano e apprezzano il nostro servizio, che è sì vòlto innanzitutto all’annuncio del Vangelo, ma che ha pure una forte connotazione di promozione umana. In quelle zone, infatti, si vive al limite della sopravvivenza: è una fascia predesertica, c’è scarsità d’acqua e le carestie sono frequenti… Perciò in questo momento la gente di Tchéré prega, soffre e piange con noi».UN PENSIERO A SUOR GILBERTE BUSSIERRacconta don Lorenzo Zaupa: «Nel territorio della diocesi di Maroua la scolarizzazione è bassissima. Suor Gilberte Bussier ha lavorato tantissimo per superare questa situazione. Ha dato l’istruzione a migliaia di bambini e ragazzi. Ha formato pure gli insegnanti».GLI ULTIMI CONTATTI CON DON GIAMPAOLO MARTA E DON GIANANTONIO ALLEGRIDon Arrigo Gendele ricopre l’incarico di direttore dell’Ufficio missionario della Diocesi di Vicenza da oltre dieci anni. Con tutti i “suoi” preti fidei donum, siano essi in Africa, in Asia o in America Latina, è continuamente in contatto. In particolare, ai quattro in missione in Camerun (don Giampaolo Marta, don Gianantonio Allegri, don Maurizio Bolzon e don Leopoldo Rossi) non ha mai lesinato le telefonate: quotidiane, o al massimo ogni due giorni.«Premesso che nei Pesi africani è sempre necessario prendere tutte le precauzioni – spiega don Grendele -, nell’area di Tchéré e di Loulou non ci sono mai stati motivi reali di timore. Lo conferma il fatto che dal 1994 a oggi, moltissime persone hanno fatto visita ai preti in missione e tanti volontari hanno lavorato per dotare le due parrocchie di costruzioni e di servizi. Questo fino al novembre scorso, quando in seguito al rapimento del padre francese Georges Vandenbeusch, abbiamo impedito a una squadra di muratori vicentini di tornare a Loulou per completare la chiesa».E poi, nel gennaio 2014, lo stesso don Arrigo Grendele ha accompagnato il Vescovo Beniamino Pizziol in una speciale visita pastorale proprio in Camerun. «Se fosse stato pericoloso, non ci saremmo andati».La situazione è cambiata e il rischio di sequestri era diventato possibile dopo che nei giorni scorsi le forze dell’ordine camerunesi avevano intercettato un carico di armi in transito dal Ciad alla Nigeria. Forse in seguito a questo fatto, il 1° aprile l’ambasciatore italiano Stefano Pontesilli aveva inviato una lettera a tutti i connazionali in Camerun, soprattutto missionari e missionarie, in cui esponeva la difficoltà a mantenere la sicurezza nelle zone di confine e chiedeva loro di “abbandonare quelle aree fino al rientro della situazione”.
E aggiungeva: “I rischi non vengono dalle popolazioni locali – che sono amiche – ma da elementi che si infiltrano in tali aree”.Spiega don Arrigo Grendele: «Si chiedeva l’evacuazione dalla fascia frontaliera, che dal confine si estende per circa 40 chilometri. Ma la città di Maroua, da cui il luogo del rapimento dista appena 20 km, è 150 chilometri più all’interno».Il messaggio dell’ambasciatore dev’essere giunto a don Giampaolo Marta e don Gianantonio Allegri la mattina di venerdì 4 aprile. «Nel pomeriggio – prosegue don Arrigo – don Gianantonio mi ha scritto una e-mail: “Noi quattro (preti fidei donum vicentini, ndr) ci troveremo domani (5 aprile) a pranzo a Tchéré per valutare la lettera e vedere il da farsi”. Ma non hanno avuto il tempo».Questi sono giorni di grande angoscia anche per don Maurizio Bolzon e don Leopoldo Rossi, a cui è affidata la parrocchia di Loulou. Obbligati a lasciarla, ora sono nella città di Maroua, ospiti delle Suore della Divina Volontà. «Non vogliono lasciare il Camerun: rimangono per i loro confratelli rapiti e per le loro comunità. Si avvicina la Pasqua e decine e decine di catecumeni si sono preparati per ricevere il Battesimo: non li possono abbandonare adesso».a cura di Luca de Marzi