La lingua come barriera per l’integrazione

Una pubblicazione sul valore della Lingua Madre e della conoscenza dell'italiano

  Dispersione scolastica e immigrazione:  La Lingua  come espressione di meccanismi sociali selettivi: Le Buone Pratiche per prevenirli    Una pubblicazione sul valore della Lingua Madre  per una famiglia immigrata, e sulla necessità di dominare la lingua italiana per lo studio    Il problema della scuola sono i ragazzi che perde, scrisse don Milani. Attualmente, in percentuale maggioritaria, la scuola perde i figli di lavoratori migranti, che corrono il rischio della dispersione scolastica, cioè di venire bocciati o di non concludere il ciclo obbligatorio di studi per una serie di motivi: difficoltà familiari, timidezza, disagio, mutismo, stereotipi culturali, prolungate assenze, abbandono volontario ( cfr. Quadro n. 1). Una delle cause di questa situazione è il fatto che molti figli di migranti hanno un uso elementare della lingua italiana per la comunicazione e per lo studio. Cosa succede in qualche scuola? Semplicemente si boccia.  Fu proprio don Milani, già nel 1967 con Lettera ad una professoressa, riproporre con lucidità il problema della Lingua cogliendone tutte le sfumature di ordine politico ed economico-sociale. Con lui la “questione della Lingua” acquistò una nuova centralità perché risultò essere l’espressione più diretta  dei meccanismi selettivi insiti nella società. La massima di don Milani – “è la Lingua che fa uguali” – rimandava nuovamente all’esigenza di un’educazione linguistica realmente democratica, che riuscisse ad eliminare – in linea con i principi enunciati dalla Costituzione – tutti “gli ostacoli di ordine economico e sociale” che impediscono un’effettiva parità tra le persone. Don Milani lottava contro quanti cacciavano dalla scuola “Gianni”, figlio di “poveri” per il solo fatto che non parlava correttamente la lingua italiana come il “Pierino del dottore”. (Cfr. Quadro n.2)  Scuole nella provincia di Vicenza. Buone Pratiche contro la dispersione.Il Gianni dei nostri giorni è, in percentuale maggioritaria, il figlio di lavoratori immigrati. In tempi di globalizzazione e di flussi migratori, chi – talora- non parla correttamente l’italiano o è “sintatticamente più debole ” non si chiama solo Gianni, ma soprattutto… Omar, Fatima, Vasyl, Cyrus, Fidel, Eghosa, Irina,…, cioè quei figli di immigrati che ogni anno sono bocciati per questo motivo. I fattori che determinano questa drastica selezione sono molteplici, come molteplici sono le Buone Pratiche in corso  miranti a prevenirne  e a ridurne l’impatto.  Le presenta il libro della Migrantes Vicenza e del Centro Scalabrini di Bassano del Grappa: “ Cittadini di un luogo, Cittadini del mondo, Benvenuti! Di che Lingua Madre sei? Quante lingue del mondo parli” (2016), una raccolta di materiali informativi e  formativi per mamme migranti, e per mamme e docenti italiane.Si parte dal timore delle mamme migranti che la propria Lingua Madre sia assimilata, fagocitata, dalla lingua italiana insegnata a scuola.  Anche per questo ( oltre che per una serie di altri motivi di ordine economico e culturale) non mandano i propri figli alla scuola materna con la conseguenza che arriveranno alla scuola elementare meno preparati, cioè con un uso dell’Italiano per la comunicazione meno fluido rispetto ai coetanei.  I problemi più seri, li possono avere nelle e dopo le medie, dall’adolescenza in poi, se non possiedono una adeguata conoscenza dell’Italiano per lo studio, cioè di quello che serve per i corsi secondari di studio (superiori, università, specializzazioni), dove ci sono materie di insegnamento sempre più complesse, ognuna con un proprio linguaggio, ma anche con una maggiore gamma di sbocchi lavorativi qualificati.  Soprattutto nel primo anno d’ingresso alle superiori sopravvengono il disagio, l’insuccesso, la grande selezione, la bocciatura, a causa di un dominio lacunoso della lingua pertinente al nuovo grado di studi. Ma l’origine risale alla scuola d’infanzia.  Di qui, la presentazione di una serie di Buone Pratiche in atto nelle distinte scuole della provincia di Vicenza, che partono dalla coscienza che i migranti vivono una delicata relazione tra identità e Lingua Madre. In questa prospettiva vengono riportate varie iniziative di valorizzazione delle 106 Lingue Madri presenti nel territorio in modo che le stesse mamme migranti si avvicino alla scuola materna ed elementare, si sentano coinvolte come “insegnanti”, ambasciatrici orgogliose della propria cultura. Altri suggerimenti vengono dall’esperienza di Graziella Favaro e dall’associazione trentina Bilinguismo Conta su cosa fare a livello di aula, di scuola e di quartiere perché si sviluppi maggiormente l’attenzione all’italiano per lo studio, ai vantaggi del bilinguismo e del multinguismo in questo mondo globalizzato. Famiglie e scuole, devono insieme contribuire, “ a rimuovere tutti gli ostacoli” (fin dalla scuola d’infanzia e in seguito) perché i Gianni/Omar, Fatima, Vasyl, Cyrus, Fidel, Eghosa, Irina dei nostri giorni, abbiano in futuro – come dice la Costituzione- la stessa parità di opzioni, in quanto Cittadini italiani, del “Pierino del dottore” citato da don Milani.   Quadro n. 1Se diamo uno sguardo alle statistiche fornite del Ministero, vediamo che:-  Attualmente, sono pochissimi i figli di migranti che, pur avendone le doti e il desiderio ( a causa dei limiti dell’economia familiare), possono frequentare l’università e concluderla con una laurea;-  La maggioranza segue istituti professionali che hanno una più ridotta gamma di sbocchi a studi specialistici e a lavori ben retribuiti.-  Ma non è tutto:  il 27% di questi studenti di istituti professionali non conclude o registra almeno un insuccesso scolastico, cioè non viene ammesso alla classe successiva. Bocciato. Il “rischio” di dispersione ( vale a dire, il “rischio di non continuare gli studi per una serie di cause) è elevatissimo e sfiora il 90% in particolare per chi è nato fuori dall’Italia e ha cominciato -da adolescente – ad apprendere l’italiano della comunicazione e l’italiano per lo studio. Notasi che la percentuale di insuccesso scolastico per gli studenti di Madre Lingua Italiana è meno della metà: il 12,7% –  La bocciatura colpisce il 9,1% dei figli di migranti frequentanti la scuola media, contro il 3% di studenti di Madre Lingua Italiana.Addirittura il 2,1% dei bambini figli di migranti frequentanti le elementari viene bocciato, contro lo 0,3% dei bambini di Madre Lingua Italiana. Quadro n.2.Da: Don Milani,  Lettera ad una professoressa (1967)“Ma agli esami una professoressa gli disse:- Lo vedi che non ti sai esprimere? Lo so anch’io che il Gianni non si sa esprimere. Battiamoci il petto tutti quanti. Ma prima voi che l’avete buttato fuori di scuola l’anno prima. Bella cura la vostra. Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle  all’infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo. Voi dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi. Appartiene alla ditta. Invece la lingua che parla e scrive Gianni è quella del suo babbo. Quando Gianni era piccino chiamava la radio lalla.  E il babbo serio: – Non si dice lalla, si dice aradio. Ora, se è possibile, è bene che Gianni impari a dire anche radio. La vostra lingua potrebbe fargli comodo. Ma intanto non potete cacciarlo dalla scuola.  Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua”. L’ha detto la Costituzione pensando a lui. Ma voi avete più in onore la grammatica che la Costituzione”.  Scarica la copertina della pubblicazioneScarica il testo della pubblicazione