La Luce di Damiamo continua a brillare. Una messa sabato alle 18.30 nella parrocchia di Santa Bertilla

 
 La luce di Damiano Iannascoli, il 18enne spirato improvvisamente la scorsa settimana, continua a brillare nel cuore dei suoi genitori e famigliari e dei tantissimi amici dell’Azione Cattolica e del Seminario Vescovile e dei compagni di scuola del Liceo Pigafetta che lunedì scorso si sono riuniti in preghiera nella cattedrale di Vicenza. Il cordoglio è stato unanime profondo e sincero, reso ancora più sentito dall’impegno di vita cristiana del ragazzo e della mamma Vincenza, presidente del Movimento per la Vita di Vicenza.
 
Una Santa Messa di settimo sarà celebrata sabato 7 febbraio alle 18.30 nella chiesa parrocchiale di Santa Bertilla.
 
Di seguito l’omelia di don Marco Sterchele ai funerali di Damiano
 
Ieri mattina dopo aver celebrato l’eucarestia in parrocchia sono tornato in seminario e sono salito nel mio studio. Ho acceso il computer e come faccio di solito al mattino, ho dato una letta ai principali quotidiani per capire come era avvenuta l’elezione del nuovo presidente della repubblica e dare ascolto ai vari commenti che questo evento ha suscitato.
Per caso sono andato a leggere il settimanale L’Espresso, che di solito nel fine settimana prendo perché apprezzo le notizie curiose che riporta, e le riflessioni che propone a riguardo delle varie tematiche o problematiche legate alla nostra società.

Mi ha incuriosito un articolo dal titolo “Quei ragazzi che accendono la luce”, apparso nell’editoriale. Ha attirato la mia attenzione perché è vero, ci sono dei ragazzi, dei giovani che, nel silenzio, attraverso la loro vita, le scelte e le novità a cui vanno incontro, sono delle piccole grandi luci con il loro esempio. All’istante ho pensato a quale luce il nostro caro Damiano è stato per noi attraverso la sua vita, fatta di scelte quotidiane, di studio, di amicizia, di sport. Non ha fatto nulla di straordinario, ha solo avuto il coraggio di accendere la sua vita ogni giorno mettendosi in gioco. Ma questa è probabilmente la cosa più straordinaria.

L’articolo inizia dicendo che chi accende l’Italia, la nostra quotidianità non è il pezzo grosso di turno, o il fortunato figlio di papà, ma chi lavora e scommette sulla propria idea innovativa, ascoltando la propria originalità, progettandola nel proprio laboratorio di sudore e fedeltà giornaliera, lontano dagli occhi della notorietà.
Non è certamente quest’ultima che ci fa diventare grandi o ci porta ad ottenere una vita riuscita, ma il coraggio di accendere se stessi, abitare la propria umanità ascoltando e assumendo la propria storia senza vergognarsi. Ecco la vera luce che cambia quanto ci sta attorno, che rinnova le cose e le persone che ci sono accanto.

Si legge in alcuni scritti del gruppo di Damiano: “Abitare la propria umanità significa accettare e al tempo stesso lavorare con intelligenza le proprie contraddizioni e polarità, luci e ombre, aperture e chiusure, sconfitte e vittorie. Soprattutto nulla inizia se non sei tu, giovane, in prima persona a volerlo. Vuoi stare bene? Guarda avanti. Vuoi nasconderti? Non puoi, alza la testa e affronta la realtà. Ognuno di noi è artefice del proprio destino e quindi è grazie a noi se la nostra vita va bene, come è colpa nostra se va male”.
Non a caso Gesù prima di compiere il miracolo, chiede al paralitico: “Ma tu lo vuoi?” (Gv 5,6); quasi a dire che anche i nostri sì detti nelle scelte sprigionano una luce che rompe le tenebre che ci paralizzano.

Ecco la luce che Damiano ci lascia oggi, e che ha consegnato ad ognuno di noi camminando insieme giorno dopo giorno. Non fermiamoci a guardare solo la bellezza esteriore, la moda e i soldi. Puntare solo su queste cose ci porta a dire che cosa c’è di sbagliato in noi, di diverso, che non ho, arrivando così a spegnere la bellezza di quella luce che ognuno porta con sé e chiede solo di essere sprigionata.

La vita di Damiano, come quella di tanti giovani, ci invita a non lasciarci spegnere dalla penombra della mediocrità, del conformismo, della superficialità, dell’immagine, ma di dare credito alla luce che ciascuno di noi custodisce dentro, vincendo il vuoto che a volte stringe le nostre vite.

Ognuno di noi può arrivare dove lui è arrivato, basta solo non smettere mai di mettersi in gioco, anche quando la sconfitta si fa presente nella nostra vita.
Damiano ha saputo, come dice l’articolo, sperimentare, cambiare, restando con i piedi saldamente immersi nella realtà. Ha saputo trafficare la sua luce vivendo appieno la sua adolescenza, periodo talvolta segnato da paure, indecisioni, scelte difficili, sconfitte, cambiamenti, cadute… La sua luce è segno della sua anima bella, cioè della sua semplicità di vita, pur nella complessità della crescita.
Damiano ha saputo scommettere, e non ha avuto paura di testimoniarlo, su una luce grande che è dono per tutti: quella di Gesù Cristo.
Lui luce incarnata che desidera farsi abbracciare dall’uomo, che si mescola con la nostra storia perché vuole esserci compagno di viaggio lungo tutta la vita, soprattutto nei momenti più bui.
Una luce che illumina tutti gli uomini di ogni tempo, etnia, cultura, lontani o vicini.

Sappiamo cheaccogliere questa luce non è facile, perché le scelte nella vita si rincorrono, si sovrappongono, si fanno progetti che poi si sfaldano e sembra non esserci senso né speranza. Simeone ci insegna a perseverare, ad affidarci, a capire che la vita vera va oltre, è diversa dai risultati che riusciamo a conseguire con le nostre sole forze, dai sogni che riusciamo a realizzare.
Simeone non riscatta una vita disillusa, obsoleta, ovvia e affaticata con un gesto finale che sa di grazia o di miracolo; Simeone porta a compimento una vita di giustizia e di pietà tenendo aperti gli occhi sulla grazia di Dio fino all’ultimo istante. Dio non fa miracoli di redenzione riscattando le persone all’ultimo istante con una conversione lampo; Dio mostra la sua salvezza a chi non smette mai, mai, di tenere aperti gli occhi sul mondo, sulla bellezza della vita, sullo stupore di un dono, sulla giustizia e sulla pietà, sulla Parola che salva.

A Maria Simeone profetizza sofferenza. Questa acerba adolescente che ha creduto nella follia di Dio si trova ora, per la prima volta, davanti alla misura della sua scelta: la misura dell’amore. Maria sa che accogliere Dio le costerà fatica, e tanta. Sa che ormai la sua vita è e resterà diversa. Eppure crede, vi aderisce, vi acconsente. Perché amare può voler dire, in certe occasioni, patire. L’amore ha un suo peso: sì, il peso dell’amore, come quello che tutti noi oggi portiamo ricordando Damiano. Sia lei, Maria, oggi, a insegnarci a vivere l’amore fino alla fine, a imparare a donare tutto di noi.
Cristo luce del mondo è il Dio entrato nella storia perché noi possiamo percorrerne fiduciosi e perseveranti tutte le tappe costruendo sempre noi stessi nel nostro percorso.
Caro Damiano, da Lui hai attinto la vera luce che portavi e comunicavi, piccolo segno che ogni giorno mostravi in tutto quello che facevi. Grazie per tutto quello che ci hai donato.