ISTRUZIONE

La scuola riparte colma di speranze. Ma ai buoni propositi deve seguire un impegno concreto

 Da oggi si riparte. Suonerà la campanella a Vicenza, in Veneto e in altre regioni dello Stivale.
 
La scuola riparte colma di speranze, con tanti buoni propositi in un momento in cui sicuramente l’istruzione, ma quella buona e fatta a puntino, è e rimane un’ancora per i milioni di ragazzi che da oggi riprendono posto tra i banchi. Lo crede questo governo che tra mille colpi di scena cerca di risollevare le nostre sorti. Lo credono gli insegnanti di ruolo e precari che di anno in anno cambiano classi e scuola (è prevista secondo il Disegno di Legge l’immissione in ruolo di 69mila docenti e 26mila insegnanti di sostegno) di guadagnarsi un posto fisso nel mondo dell’istruzione.Si riparte con ottimismo, un elemento che forse si è dimenticato negli ultimi anni in una scuola italiana troppo stanca, e vittima e carnefice di se stessa. Ma si intravedono delle luci: il governo stanzia fondi per risollevare la scuola. Un totale di 400 milioni di euro che andranno a dare ossigeno non solo alle casse degli istituti, ma anche alle famiglie per l’acquisto di libri di testo. Sarà possibile per i docenti sostituire i testi con le fotocopie per venire incontro a chi ha problemi economici come anche fornire libri in prestito. Adesso manca solo l’approvazione del Parlamento, e si sta in attesa.Il problema soldi è forse quello più pressante nella scuola di oggi, dove le richieste sono tante ma i fondi sempre troppo pochi. Schiacciata dalla crisi economica, che ormai sembra occupare un posto fisso nelle teste di tutti.Nell’era della globalizzazione, del web, prosegue un percorso di svecchiamento lungo, che cerca di “leggere” i ragazzi che vivono la scuola e insieme in alcuni casi anche le miserie di questa nostra vita, e che velocemente cambiano. Dimenticando forse che prima di essere insegnanti si è persone che sentono e comunicano con occhi, cuore e cervello. Dimenticando che un paese senza basi culturali, senza una istruzione solida non riesce a rigenerarsi e fornire ai giovani, nostra forza, elementi validi per crescere.Non spingiamoli ad andare via, ma a restare. Restare per costruire, e che questa costruzione cominci dalla scuola stessa, fornendo loro più strumenti per crearsi una propria coscienza sociale, di capire che qualunque sia la strada scolastica che si è scelta non esistono “scuole di serie A e di serie Z”. Vale la pena scommettere su sé stessi, far maturare le proprie competenze farle sbocciare e rischiare utilizzando gli strumenti che alcune regioni, tra cui il Veneto, promuovono come quello del tirocinio post diploma o post qualifica per iniziare a prendere dimestichezza con il mondo e non solo quello del lavoro. Per passare dal sapere fare al saper essere, ognuno nella sua dimensione.Necessitiamo di ragazzi che pensino, che abbiano cuore e cervello e che capiscano che la vita non è solo quella che scorre sulle pagine di un computer, ma quella che si vive e che si respira tutti i giorni. Fatta anche di delusioni, di gioie e di dolori, ma che è vita vera.Leandra Pelle