La sinodalità ecclesiale: un’opportunità da attuare insieme

Registrazione audio della relazione di Don Matteo Visioli

 
“Sinodalità ecclesiale e processi partecipativi” è il titolo del secondo incontro della Scuola del lunedì che il 20 febbraio 2017 ha avuto come relatore don Matteo Visioli, vicario episcopale della diocesi di Parma, docente sia all’Università Pontificia Gregoriana sia alla Facoltà di diritto canonico di Venezia. L’attenzione di questo secondo ciclo di incontri della Scuola del lunedì è incentrata sulla corresponsabilità e la sinodalità nei processi partecipativi delle parrocchie, delle unità pastorali e delle diocesi. Una realtà che tocca da vicino anche la Chiesa vicentina. “In generale è sempre più evidente la crisi di partecipazione oggi” – ha esordito don Matteo Visioli – “Sembra un paradosso perché notiamo l’esistenza di troppi organismi di partecipazione, ma sono davvero tali o mettono un’etichetta alla Chiesa?”, ha proseguito il relatore. Il problema individuato sin dall’inizio non è stato tanto nella partecipazione intesa come frequentazione assidua a Consigli pastorali, presbiterali, diocesani… quanto piuttosto ad una reale sinodalità che non si esaurisce nel mero ascolto o nell’esatta esecuzione degli organismi partecipativi, ma chiede un impegno condiviso con tutto il popolo di Dio di confronto e di riflessione. “Tali strutture servono, sono importanti per la corresponsabilità ecclesiale, ma di fatto non la esauriscono proprio perché formata da rappresentanti, non dalla totalità del popolo di Dio”, ha precisato don Visioli. Sono tre le premesse offerte alla riflessione dei presenti: a) la sinodalità non è una cosa astratta, perché opera in un tempo ed in un luogo preciso. E’ un aiuto o una possibilità di aiuto ad una Chiesa concreta; b) stiamo vivendo un tempo di transizione anche nella Chiesa, dalla modernità alla post-modernità. “Questo implica almeno due conseguenze: serve accettare i tempi lunghi per la realizzazione dei processi in corso e occorre accettare di abitare la transizione”, ha spiegato don Matteo; c)la sinodalità è una dimensione costitutiva della Chiesa, infatti come ha scritto Papa Francesco nel discorso per la Commemorazione del 50° dell’istituzione del sinodo dei Vescovi lo scorso 17ottobre 2015, “essa ci offre la cornice interpretativa più adeguata per comprendere lo stesso ministero gerarchico. Se capiamo che, come dice san Giovanni Crisostomo, «Chiesa e Sinodo sono sinonimi» – perché la Chiesa non è altro che il “camminare insieme” del Gregge di Dio sui sentieri della storia incontro a Cristo Signore – capiamo pure che al suo interno nessuno può essere “elevato” al di sopra degli altri. Al contrario, nella Chiesa è necessario che qualcuno “si abbassi” per mettersi al servizio dei fratelli lungo il cammino”. Don Visioli ha esplicitato l’ecclesiologia di Papa Francesco che fa riferimento alla Chiesa particolare (cioè alla Chiesa diocesana), alla Chiesa intermedia (ossia la Chiesa regionale, come le conferenze episcopali locali) e la Chiesa universale.  “Ci si chiede allora quale reale sinodalità sia necessaria nei processi partecipativi” – ha continuato il relatore – “Per avere una risposta importante serve riferirsi al n. 12 di Lumen Gentium e ai nn. 119-120 di Evangelii Gaudium”. Nel primo documento citato si fa un significativo riferimento alla “totalità dei fedeli”, il che impone un ascolto profondo di tutto il popolo di Dio, non soltanto della rappresentanza o di chi è formato. Tutti i battezzati in virtù del dono dello Spirito vanno ascoltati in quanto hanno da suggerire, perché è la totalità che crea un popolo di Dio infallibile. Infatti “il Popolo di Dio è santo in ragione di questa unzione che lo rende infallibile “in credendo”. Questo significa che quando crede non si sbaglia, anche se non trova parole per esprimere la sua fede”, scrive Papa Francesco al n. 119 di Evangelii Gaudium. La sinodalità appare dunque come una grande opportunità di mostrare il vero volto della Chiesa, ma non si può considerarla solo sul piano operativo: se così fosse, infatti, si verrebbe liberati dalla fatica e dall’impegno della scelta e del discernimento. Serve invece condividere un percorso di discernimento, per questo motivo occorrono tempi lunghi, liberi dalle pressioni di immediatezza che la società odierna ci propone come unico modello. E’ importante ricordare che la natura della Chiesa non è la produzione e nemmeno l’efficienza: non sono questi i criteri per considerare il funzionamento di un organismo partecipativo ecclesiale. “La sfida è intuire cosa dice oggi lo Spirito Santo alla Chiesa attraverso tutto il popolo di Dio” – ha sottolineato don Matteo. I tre elementi che secondo don Visioli non devono mancare in un reale processo di corresponsabilità sono: l’ascolto reciproco tra laici, presbiteri, religiosi e religiose; il discernimento che è propria del Vescovo, ma insieme al suo presbiterio; la decisione che va assunta dal Vescovo in quanto referente della Chiesa locale e dal popolo di Dio come forma di partecipazione sinodale. Rimangono aperte alcune questioni importanti sulle quali continuare a riflettere: è possibile costituire un organismo di sinodalità a livello mondiale? La Chiesa è realmente sinodale? “La verifica passa dagli organismi partecipativi” – ha concluso il relatore – “e non bisogna mai dimenticare che i processi di sinodalità non s’interrompono mai”. L’orizzonte appare dunque ben più ampio dei problemi pastorali che si rilevano, ma diventa fondamentale riuscire a coinvolgere tutto il popolo di Dio in un processo formativo, di condivisione di criteri, scelte, decisioni… Naike Monique Borgo    Si può ascoltare la registrazione dell’incontro nel seguente video: