Laiche consacrate portando il Vangelo nel mondo

I cento anni dell'Istituto San Raffaele

 
La congregazione è nata nel 1919 su iniziativa di padre Gioacchino Rossetto.
Siamo infermiere, operaie, sarte e insegnanti. Viviamo la spiritualità del  Vangelo rimanendo, però, nel nostro ambiente di vita e ritrovandoci periodicamente. 

Donne, laiche, consacrate che vivono la loro fedeltà al Vangelo nella professione e nei momenti di vita comunitaria. È questo, in estrema sintesi, il carisma dell’istituto secolare di San Raffele Arcangelo – Famiglia delle Figlie di Dio Adoratrici Missionarie, nato a Vicenza quasi un secolo fa, il giorno di Natale del 1919, su iniziativa del Servo di Dio padre Gioacchino Rossetto dei Servi di Maria di Monte Berico. «L’intuizione di padre Rossetto – spiega Maria Luisa Guarato, responsabile della comunità -, era quella di formare un gruppo di donne che vivessero la spiritualità del Vangelo e la consacrazione, restando però nel loro ambiente di vita». Un’intuizione per niente scontata in quegli anni, infatti «padre Gioacchino venne duramente osteggiato, ma andò avanti nel suo proposito, sostenuto dalla prima responsabile della nuova famiglia religiosa, Emanuela Zampieri, scomparsa nel 1968 – racconta Guarato -. All’epoca, infatti, la consacrazione era concepita solo nei monasteri e nei conventi, ma padre Gioacchino insisteva perché queste donne fossero “una cosa nuova”, perché con maggiore libertà vivessero la vita di tutti». Di fatto, quello nato a Vicenza fu uno dei primi istituti secolari sorti in Italia. «Le prime a farne parte si ritrovarono a Natale a Monte Berico, senza mai essersi viste prime – racconta la religiosa -. Tra di loro c’era anche Maria Fogazzaro, figlia dello scrittore. Il gruppo si dava appuntamento periodicamente nell’abitazione di Emanuela Zampieri, ai Proti». Nel 1929 a Vittorio Veneto, sostenuto dal vescovo Eugenio Beccegato, Rossetto fondò un seminario, «con l’intento di formare una Unione sacerdotale che ne raccogliesse le intuizioni – racconta Maria Luisa Guarato -. Così una nuova comunità di Adoratrici Missionarie si costituì a Vittorio Veneto». Nel 1947 e nel 1948 vennero promulgati due documenti che riconobbero gli istituti secolari, un “traguardo” che padre Rossetto non poté vedere, essendo morto nel 1935 a 55 anni. «Nel frattempo l’istituto si è diffuso, prima ad Aprilia e a Varese, poi, dal metà degli anni ’60, in Nigeria e in Brasile».Oggi a Vittorio Veneto si trova una casa per le sorelle anziane, mentre a Vicenza l’istituto gestisce Casa San Bastiano (a fianco nella foto) e l’albergo San Raffaele. In tutto, a Vicenza, sono una decina le consorelle dell’istituto, donne che hanno pronunciato il voto di povertà, castità e obbedienza ma che hanno continuato ad essere infermiere, insegnanti, operaie o sarte, ritrovandosi periodicamente per pregare insieme e leggere il Vangelo. «Anche noi oggi siamo in difficoltà, come tutti gli ordini religiosi – afferma Maria Luisa Guarato -. Eppure questa forma di vita potrebbe essere molto adatta ai tempi che stiamo vivendo. Certo, è una vita esigente, che richiede molto impegno anche in ambito professionale. Forse il calo delle vocazioni dipende da noi, che non siamo capaci di testimoniare adeguatamente il Vangelo e come lo viviamo, ma di certo dipende anche dalle trasformazioni in corso nella nostra società. Andrea Frison su La Voce dei Berici del 3 febbraio 2019