Le meditazioni nelle mattine del Festival Biblico: impastare la vita per offrirla

Molto partecipati i tre momenti con fratel Michael Semeraro a Santo Stefano

 
Raccontare la vita quotidiana partendo dalla creazione di Adamo per narrare la scoperta di Eva, fino alla capacità di impastare la vita per offrirla come è stato per Sara, alla pace da prendere o offrire come per il re Melchisedek.

E’ stato questo il percorso delle preghiere che l’Associazione Presenza Donna ha curato e proposto con il monaco benedettino Michael Davide Semeraro nelle mattine di venerdì 29, sabato 30 e domenica 31 maggio all’interno del Festival Biblico.
 
Nella chiesa di Santo Stefano, l’ormai abituale appuntamento ha visto ritrovarsi insieme numerose persone per iniziare la giornata con un breve tempo di preghiera e meditazione intervallato da suggestioni musicali.

Fratel Michael Davide ha proposto letture nuove, certamente provocanti e che interrogano la fede dei partecipanti…
E’ stato interessante riflettere su Eva come creatura nata non dalla polvere del suolo, bensì dal cuore di un Dio che ha riconosciuto di non aver ancora offerto la pienezza di vita all’uomo. Fratel Michael Davide ha proposto di guardare ad Eva come ad una scoperta, non ad una creazione, perché rientra in un nuovo disegno di Dio che cambia anche modalità di dare la vita. “Nella vita – ha continuato il monaco – c’è sempre qualcosa e qualcuno da scoprire, qualche elemento di vita da riconoscere”. L’atteggiamento dello stupore di chi scopre è quello che ci suggerisce la vicenda di Eva.
La figura biblica di Sara, ormai avanti negli anni, incapace di generare, ma che ha imparato ad impastare la vita del possibile con l’impossibile, è stata la seconda meditazione, proposta sabato 31 maggio. Abramo, finalmente guarito dalla preoccupazione di dover fare qualcosa per avere una discendenza, riconosce la capacità di Sara e le chiede di fare qualcosa in modo unico e nuovo: impastare delle focacce che lui non è in grado di realizzare. Questo impastare focacce, che è metafora della capacità di affrontare con creatività la vita, è la condizione per la liberazione di Abramo, che sa solo gestire la vita, affinché riconosca a Sara il suo pieno ruolo nella famiglia e nella vita. “Impastare la vita per offrirla, non per tenerla è il fine della nostra esistenza” ha commentato ancora il monaco benedettino.

Domenica 31 maggio, proponendo la storia del re Melchisedek, fratel Michael Davide ha spiegato e motivato l’invito a pregare per la pace – rivolto più volte anche da Papa Francesco – e presente nella vita di questo re dell’antico testamento. E’ stata scelta questa figura perché è un re che benedice – che sa dire bene – che intercede, che si mette in mezzo, che è un sacerdote capace di andare incontro alla vita degli altri facendosi testimone e compagno delle battaglie altrui. “Siamo tutti re, profeti e sacerdoti dal giorno del battesimo – ha spiegato Semeraro – e dobbiamo imparare a vivere il nostro sacerdozio compromesso con le battaglie di tutti.”
“Saper traghettare la pace verso tutti, perché la vita deve avere profumo” è l’augurio con cui si è concluso il percorso di preghiera e meditazione.

A quanti hanno partecipato, la responsabilità di tradurre in comportamenti vissuti le parole ascoltate da Fratel Michael Davide.
Naike Borgo