Prima di entrare nello specifico, il direttore dell’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro ha voluto offrire ai presenti un articolato e interessante excursus sul senso stesso di una cultura dialogica, confermando quella profondità di pensiero per cui i suoi interventi sono sempre più ricercati e apprezzati in diocesi.
“Il dialogo con il mondo tante volte invocato da papa Francesco – ha esordito don Pasinato – non è una strategia per imporre al mondo la nostra visione delle cose, ma è la strada da percorrere per chi desidera trovare davvero il Regno di Dio, di cui anche la Chiesa è mezzo, strumento. Chi dialoga, se è onesto e sincero, non sa già quale sarà l’esito del dialogo, ma è disponibile a veder anche mutate le proprie tesi di partenza dall’incontro e dal confronto con l’altro”.
Nella Evangelii Gaudium (al numero 239) il Papa dice che oggi viviamo in una cultura che vede nel dialogo un valore e che anche la Chiesa deve inserirsi in tale percezione. Da dove si origina questa cultura del dialogo? “L’idea che il dialogo sia un valore e che solo attraverso il dialogo autentico si possa costruire la pace diventa molto forte dopo l’esperienza delle due guerre mondiali che hanno segnato il secolo scorso – ha spiegato don Matteo. E’ stata una reazione al conflitto esasperato, maturata sincronicamente in Paesi e ambienti culturali diversi, che vede il contributo di grandi filosofi e teologi”.
La teologia, tuttavia, soprattutto in ambito cattolico, non ha saputo accogliere sempre a braccia aperte il valore del dialogo, vedendo in esso il rischio di rinunciare alla propria identità e di cadere nel relativismo. “Il dialogo in realtà – ha spiegato don Pasinato – è l’unico modo per conservare ciò che abbiamo ereditato dal passato rendendolo significativo anche per il futuro, per chi verrà dopo di noi”. E il dialogo, autentico e sincero, è la condizione indispensabile per una cultura della pace.