Mons. Beniamino Pizziol ricorda con affetto il Predecessore

"Perdo un amico e un fratello, un punto di riferimento sicuro"

 
In una recente intervista rilasciata a Telechiara mons. Beniamino Pizziol ha ricordato con affetto alcuni tratti del predecessore mons. Pietro Giacomo Nonis.
 
«Il vescovo Pietro – ha dichiarato mons. Pizziol – mi ha sempre riservato una particolare benevolenza, incoraggiandomi e sostenendomi  fin dal primo giorno nel mio servizio alla diocesi berica. La sua presenza amica e discreta è stata per me motivo di fiducia e serenità.  Anche io – come molti che in questi giorni stanno manifestando alla diocesi il proprio cordoglio – perdo un amico e un fratello, un punto di riferimento sicuro». I rapporti di familiarità tra i due vescovi sono cresciuti in questi tre anni sia nelle visite private che mons. Pizziol era solito fare a mons. Nonis, sia nei momenti liturgici più importanti dell’anno (come la Messa crismale del Giovedì Santo) che vedevano la presenza di entrambi i presuli.

«Ho sempre ammirato – ha continuato mons. Pizziol – l’intelligenza acuta e la vastissima cultura del mio predecessore: qualità che gli permisero di entrare in dialogo in modo originalissimo non solo con il mondo accademico ad alti livelli, ma con tutta la cultura, la politica e la società civile. A fianco di tale impegno, credo si debba ricordare però anche la sua capacità di farsi vicino con atteggiamenti di carità, solidarietà e misericordia a tante situazioni di povertà materiale e difficoltà morali e spirituali».

Appena tornato dalla visita alle missioni in Thailandia, mons. Pizziol si è recato a fare visita all’ospedale a mons. Nonis. «Mi avevano detto che le sue condizioni di salute si erano improvvisamente aggravate. Quando sono arrivato l’ho trovato sofferente, ma lucido e consapevole di essere giunto al momento del passaggio. Tuttavia, si è informato del mio viaggio e ha ricordato la figura di don Piero Melotto, nostro missionario vicentino in Thailandia. Ne ha lodato la capacità di mettersi in dialogo autentico con quella cultura così diversa dalla nostra, la sua capacità di ascolto e la curiosità intellettuale. Doti che in fondo egli stesso ha sempre coltivato e per le quali ora vogliamo ringraziare il Signore».