News dal Consiglio Presbiterale

Immaginare una nuova presenza di Chiesa

 
Il Consiglio Presbiterale è impegnato a riflettere – a partire dalle complesse situazioni che progressivamente si vengono a creare – su una nuova presenza di Chiesa e un nuovo stile di presbiterio.

Abbiamo sentito il bisogno – nell’ultimo incontro del 30 aprile – di metterci all’ascolto dei preti giovani, non solo perché saranno loro ad “abitare il futuro che si sta ripensando”, ma anche perché il dialogo e lo scambio che si è creato mettono in luce alcune questioni pastorali che hanno bisogno di essere approfondite e sono significative per la vita di tutto il presbiterio e per l’intera comunità ecclesiale diocesana.

Se in pastorale giovanile si dice che “il problema dei giovani è l’altra faccia del problema degli adulti”, nel nostro contesto presbiterale possiamo notare che le istanze manifestate da alcuni rappresentanti del sessennio (preti ordinati negli ultimi sei anni) rivelano chiaramente tutte le potenzialità e le fragilità, le dinamiche e le resistenze dell’intero presbiterio diocesano.
 
La premessa che “non esiste un pensiero unico dei preti giovani” ci ha subito ricordato l’eterogeneità della nostra comunità presbiterale: quante volte è emerso negli anni il desiderio di una riflessione “sinodale” e di una posizione comune a partire dai richiami della vita della gente e dai “segni dei tempi” che venivano dal nostro territorio e dai fatti della storia?
 
I giovani presbiteri ci hanno ricordato la fatica di progettare: detto in termini calcistici, a volte ci troviamo più a “rincorrere” che a “correre”. Particolare attenzione va data al sovraccarico di impegni e alla frammentazione del lavoro pastorale che rischia di disorientare e di creare stanchezza.
Si desidera da una parte ricevere indicazioni sulle scelte da fare, dall’altra si precisa che i punti di riferimento non diventino delle gabbie troppo pesanti e costringenti.
Il desiderio di lavorare in rete e collaborare sul territorio si scontra con una mentalità percepita generalmente come “individualistica” e spesso “clericocentrica”: i più giovani si chiedono quanto si potrà ancora andare avanti di questo passo, e prospettano, nel contesto di “mobilità” e “pluriappartenenza” delle nostre attuali parrocchie, la ricerca di strutture pastorali meno pesanti, più leggere e sciolte.
 
L’immagine “leggera” della nuova identità del presbitero diocesano attinge dal mondo informatico (un “server” che mette insieme e collega vari percorsi) o naturale (un ragno tessitore). La ragnatela collega con fili lievi una realtà all’altra ed ha un centro attorno al quale tutto viene tessuto: la vita spirituale e comunitaria.
Gli interventi hanno manifestato un grande desiderio di vivere il ministero con passione, come portatori di speranza, in fraternità con gli altri preti e in comunione con i laici.
 
I meno giovani hanno sentito risuonare l’esigenza di superare lo scollamento tra “centro diocesano” e “periferia”, tra formazione seminaristica e vita pastorale reale… e, nonostante l’apparente “scarto” di sensibilità tra le varie generazioni, più di qualcuno ha avuto la sensazione di una sostanziale continuità nelle questioni pastorali emerse, pur in contesti notevolmente cambiati. In positivo la figura di papa Francesco è vista come un faro di luce che dà speranza e rimotiva nel ministero: anche questa lettura è intergenerazionale!
 
Il pomeriggio ci ha visti occupati in gruppi per arrivare ad un “instrumentum laboris” che sia di riferimento nell’avvicendamento dei parroci. Per questo è stata creata appositamente una commissione specifica. Infine l’economo diocesano ha reso partecipe il consiglio della situazione economica della diocesi e ha manifestato l’intenzione di procedere in trasparenza e condivisione. Anche questi sono passi di comunione che speriamo ci aiutino a sentirci sempre più parte viva del nostro presbiterio diocesano.
 
don Ferdinando Pistore
 
Articolo da La Voce dei Berici di questa settimana