Nota pastorale del Vescovo

 
INTRODUZIONE ALLA NOTA PASTORALE
 
Sono trascorsi 15 anni da quando il mio predecessore, mons. Pietro Nonis, pubblicò una nota relativa ai centri pastorali per immigrati cattolici. Pur essendo passati solo tre lustri, erano, quelli, gli anni in cui il fenomeno migratorio verso l’Italia aveva assunto proporzioni impensabili per un paese come il nostro più abituato all’emigrazione che all’immigrazione.

Tale situazione pose interrogativi seri alla società civile, ma anche alla Chiesa, la quale si prodigò fin da subito per offrire aiuti immediati e per pensare alla gestione futura di una realtà nuova e carica di problemi.

Tra le proposte elaborate ci fu anche quella di costituire dei centri pastorali per immigrati cattolici coordinati da presbiteri italiani con conoscenza delle principali lingue internazionali e, successivamente, con preti provenienti dai Paesi dei gruppi migratori più consistenti.

Ad oggi sono ben 13 questi luoghi di incontro presenti in Diocesi.
 
A distanza di 15 anni, però, si ritiene opportuno rivedere quella nota pastorale per aggiornarla alla luce di elementi nuovi, via, via emersi nel tempo. Innanzitutto, rispetto al 1997, il tessuto della nostra società è passato da monoculturale e monoreligioso a multiculturale e multireligioso, con tutte le conseguenze immaginabili.
In secondo luogo, l’immigrazione in sé ha ormai assunto un carattere strutturale di sostanziale stabilità, salvo delle variazioni determinate dall’attuale contesto di generale crisi che ha colpito il mondo occidentale.

Un terzo elemento non trascurabile riguarda la sempre maggior presenza, nella scuola, di alunni e studenti, figli di migranti, nati in Italia e noti come “seconda generazione” (circa 25.000 minorenni).

“In quello stesso giorno, due di loro se ne andavano verso un villaggio, di nome Emmaus, distante sessanta miglia da Gerusalemme.
Ed essi ragionavan fra loro di tutte queste cose, ch’erano avvenute(Luca, 24:13-14)
 
Ancora, come cristiani, dobbiamo valutare seriamente l’opportunità, che ci è offerta dalla storia, di poter vivere, nella concretezza soprattutto delle nostre realtà parrocchiali, l’universalità dell’esperienza cattolica, come il termine stesso richiama.

Infine, a partire dal nuovo scenario bisogna prendere atto che i fedeli migranti non sono solo destinatari dell’azione pastorale della Chiesa,
ma anche protagonisti, chiamati a diventare testimoni di Cristo nei luoghi dove dimorano.

Ecco le ragioni che giustificano la pubblicazione di questa nuova nota pastorale, che mi auguro possa essere di aiuto a tutti coloro che si trovano a vivere situazioni nuove e stimolanti di convivenza con fratelli e sorelle arrivate da Paesi lontani dal nostro per storia, cultura, lingua, tradizioni, ma vicini nella condivisione della stessa fede nel Signore Gesù Cristo.
 
+ Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza
 
Vicenza, 6 dicembre 2012
 
Scarica la nota Pastorale in PDF