Oratori in festa per San Giovanni Bosco: la riflessione degli assistenti di NOI Associazione

 
Scrive Anselm Grün: “In ogni bambino Dio pronuncia una sua parola, espressa soltanto in quel determinato bambino. Ognuno è una parola di Dio incarnata. O, in altri termini, ogni bambino è un’immagine unica e irripetibile di Dio. Ogni bambino è un sogno di Dio sull’uomo”. Alla base della vita, di ogni vita, c’è dunque il sogno di Dio. Anche papa Francesco nell’esortazione apostolica sull’amore in famiglia Amoris Laetitia, scrive: “Ogni bambino sta da sempre nel cuore di Dio, e nel momento in cui viene concepito si compie il sogno eterno del creatore” (Amoris Laetitia 168). “La donna in gravidanza può partecipare a tale progetto di Dio sognando suo figlio” (AL 169). “Voler formare una famiglia è avere il coraggio di far parte del sogno di Dio, il coraggio di sognare con lui, il coraggio di costruire con lui, il coraggio di giocarci con lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo” (AL 321). Siamo fatti di sogni, siamo fatti per sognare… non per dormire, bensì per sognare! Il sogno di una nuova vita, il sogno di educare nuove generazioni ai grandi valori evangelici dell’amore, del perdono, dell’accoglienza, il sogno di realizzare progetti di pace, il sogno di una parrocchia e un Oratorio che sappiano parlare di Dio ai ragazzi, come agli uomini e donne di oggi. Abbiamo bisogno di sognare, abbiamo bisogno della forza del sogno per vincere la tentazione di smettere di sperare che un mondo nuovo, un modo nuovo di essere Chiesa è possibile. San Giovanni Bosco è stato il Santo dei sogni per eccellenza. Quante volte, attraverso il sogno, Giovanni Bosco ha compreso la sua missione, ha incontrato la volontà di Dio, si è posto gli interrogativi più importanti e ha ricevuto gli stimoli più preziosi per proseguire il proprio cammino. San Giovanni Paolo II scrive, circa il sogno decisivo che Giovanni Bosco fa a nove anni: “Fin da piccolo Giovanni Bosco ha fatto un sogno che, perfino durante il sonno gli sembrava “impossibile”: cambiare delle piccole “belve” in figli di Dio; e da allora un impulso interiore lo spinge a dedicarsi alla gioventù abbandonata. Per loro ha voluto ad ogni costo diventare prete, studiando fuori età, sorretto da una memoria prodigiosa, superando umiliazioni e fatiche di ogni genere”. Ecco allora il sogno che anticipa i progetti, che guida le idee e le realizzazioni, che permette di vedere un futuro non ancora realizzato ma possibile. Dove sono andati a finire i nostri sogni allora? Dov’è andata l’idealità che ci faceva cantare e sperare in un domani migliore? Oggi si respira spesso un pragmatismo razionale, una sfiducia nel futuro e nelle nuove generazioni, la paura del diverso che spinge a chiudersi dentro confini ritenuti rassicuranti e ci rende incapaci di guardare al futuro. Quante volte i nostri progetti pastorali respirano apertura e quanto, invece, tentativi di difesa e di chiusura di fronte a ciò che ci aspetta? Anche i nostri Oratori hanno prospettive di futuro se nascono da un sogno condiviso, se esprimono l’attenzione educativa di tutta la comunità parrocchiale. L’idea di una “Chiesa in uscita” che Papa Francesco ci chiede di avere, ci offre molti spunti per sognare un’identità di Oratorio sempre più significativa e rispondente ai nostri tempi. Perché, allora, non provare a pensare e realizzare “Oratori da sogno”, oggi?

don Matteo Zorzanello
suor Maria Coccia